Uomo solo al comando? No, ma quasi. Nella lunga estate del credito cooperativo, alle prese con i mal di pancia interni sull’autoriforma chiesta dal governo sei mesi fa, il volto della sfida del Nord Est a Federcasse è quello di Giorgio Fracalossi (nella foto), dal 12 giugno 2015 a capo della Federazione delle banche cooperative trentine, presidente della Cassa centrale trentina dal 2010 e ora potenziale rottamatore del sistema promosso dalla Federcasse che prevede la creazione di un’unica capogruppo nazionale.
Si perché la banca presieduta da Fracalossi, commercialista, classe 1955 e con la passione per la maratona, ha infatti ufficializzato a metà luglio il suo ruolo di capogruppo locale per quasi 100 istituti sparsi tra Friuli, Veneto e Trentino. Mossa, che ha messo in subbuglio la Federcasse, da sempre avversa alla frammentazione del credito cooperativo.
La sfida di Fracalossi, che nella corsa alla federazione trentina l’ha spuntata sullo sfidante Geremia Gios, era partita per la verità prima del suo insediamento quando, in occasione dell’assemblea dei soci a fine maggio, aveva annunciato che “entro l’anno il gruppo Nord Est Holding sarà operativo”. Parole profetiche visto che di lì a meno di due mesi Cassa centrale avrebbe assunto il ruolo di capogruppo.
Una sfida che aveva provocato l’irritazione di Federcasse che, senza fare nomi, aveva messo in guardia dai rischi di una “balcanizzazione” del credito cooperativo. Di qui la risposta, più morbida della Cassa, che il 29 luglio faceva sapere di non considerarsi “fuori da Federcasse” ribadendo tuttavia, l’esigenza “di una svolta”. Poi, il giorno seguente, un nuovo affondo, per poi finire col giocare ancora di rimessa. “Puntiamo a 150 istituti, il nostro progetto era stato presentato a Federcasse lo scorso 17 aprile, ma da quel momento non ne abbiamo saputo più nulla”, aveva detto un po’ piccato Fracalossi, dal 2006 anche a capo della Cassa rurale di Trento.
Sarà, ma ora la questione si è fatta complicata, con l’uomo del Trentino deciso a ridiscutere gli equilibri della riforma che verrà. Si spera, almeno, perchè la spaccatura ufficiale del credito cooperativo, è dietro l’angolo.