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Immigrazione, muri e titoli di coda

I muri che speravamo fossero crollati sul finire del secolo scorso, tra l’entusiasmo di una nuova europa unificata e l’inizio della globalizzazione, si stanno ricostruendo ovunque e senza freni. Bulgaria, Grecia, Ungheria, Uk, Francia, Usa, Turchia, Thailandia, Malasya e potremmo continuare di seguito.

Ci viene suggerito dalla lettura di preoccupati articoli scritti dagli economisti e analisti di mercato anglo americani che siamo non solo alla fine della globalizzazione dei mercati, ma ci avviciniamo pericolosamente alla nuova esplosione di bolle finanziarie che potrebbero far impallidire la crisi del 2008. Non solo ‘colpa’ della Cina, ma anche dei dati sul debito e minor crescita degli Usa, riduzione dei prezzo del petrolio, prezzi delle materie prime in calo. Insomma, tutto nel mondo sembra prossimo all’esplosione. Non avrà ragione Papa Francesco nella sua Enciclica nel invitarci tutti a ‘frenare’ il consumismo  e riprendere la via della ‘ecologia integrale’?

Muri si costruiscono e fili spinati riemergono dalla memoria della Guerra Grande combattuta cento anni orsono in Europa, oggi si dividono i territori con nuove trincee per impedire al ‘nemico’, allo straniero che fugge dalla disperazione, di trovare una terra di speranza e dove costruirsi un futuro. Non solo in Europa, ormai le barriere dividono ovunque, in Asia, in Africa…

La diversità spaventa, allarma, provoca repulsione e riscoperta di antichi moti violenti. Accade perchè per troppo tempo la dimenticanza delle radici e della memoria apparivano l’unica caratteristica necessaria e sufficiente per entrare con dignità nel nuovo secolo. Ora scopriamo che tutto era fondato sulla semplice illusione, abbiamo vissuto nel delirio di onnipotenza e onnivoracità che ci appariva possibile e legittimo.

L’immigrazione ci interpella, diceva Papa Francesco la scorsa settimana, l’economia ha bisogno di responsabilità, affermava Papa Benedetto al G20 dell’Aquila. Oggi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, c’è un passato da emendare e un futuro da costruire. Non saranno i muri, ne’ la prossima crisi economica che risolveranno d’incanto le ingiustizie del mondo, nulla di meccanicistico lo renderà possibile, solo con la fatica della responsabilità personale potremo costruire il XXI secolo per i nostri figli e nipoti.

Siamo forse e ancora ai titoli di coda del ‘900, facciamo un passo avanti nel nuovo secolo.


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