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Il mistero buffo del nuovo sindaco Ignazio Gabrielli

Tutti contenti, dunque, per la coabitazione in Campidoglio.

Tutti contenti, pure il sindaco Ignazio Marino: non sono stato commissariato e il Comune di Roma non è stato sciolto per mafia grazie alla mia bonifica politica e amministrativa, dice il sindaco.

Pure le opposizioni sono contente: la grana Giubileo la gestirà l’amministrazione Marino, Renzi comunque con Franco Gabrielli ci ha messo la faccia, e visto che la nuova giunta è stata concordata con Renzi e Matteo Orfini il premier e segretario del Pd ora ha un piede anche nelle faccende romane da cui finora si era tenuto alla larga.

Eppure forse il più contento è proprio Matteo Renzi: con l’affiancamento del prefetto di Roma, Franco Gabrielli, il sindaco Marino è stato plasticamente azzoppato. Per quasi l’80 per cento delle attività del Comune dovrà concordare le decisioni con Gabrielli, ovvero – temono ambienti vicini a Marino – con Renzi.

Per questo l’editorialista Francesco Damato ha scritto: caro ministro Alfano, non si può definire questo un intervento tecnico perché l’operazione è nettamente politica. Eh sì, perché – anche leggendo il comunicato stampa della presidenza del Consiglio – non c’è traccia di uno straccio di norma che formalizzi la decisione del governo. Incredibile ma vero. Si legge solo che Gabrielli deve “assicurare proposte e indicazioni, al fine di pianificare con il sindaco di Roma gli interventi di risanamento dei settori risultati più compromessi dagli accertamenti ispettivi”.

“Formalmente – ha spiegato il Corriere della Sera – Gabrielli avrà i poteri previsti dalla legge sui prefetti e si muoverà nell’ambito normativo stabilito dal Dpr 180 del 2006. Il ruolo che gli ha affidato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, di affiancamento al Comune di Roma dovrebbe essere contenuto in una lettera di indirizzo”.

Così facendo, ossia con una semplice letterina, i finanziamenti decisi dal governo per Roma utili alle opere in vista del Giubileo saranno gestiti non solo da Marino ma anche e soprattutto da Gabrielli, che così deciderà anche quali opere preferire rispetto all’elenco di 131 interventi che il Campidoglio aveva inviato a Palazzo Chigi.

E a suffragare l’alta dose di politicità della presunta decisione tecnica ci pensa anche il Sole 24 Ore: “Se non si fosse trattato della capitale non ci sarebbe stato alcun dubbio sullo scioglimento degli organi consiliari di Roma”, si legge in un articolo di Marco Ludovico che ha studiato le carte e i dossier dell’indagine sul Mondo di Mezzo.

Il mosaico delle mosse di Palazzo Chigi appare chiaro: iniziare a trasformare il tecnico Gabrielli in politico, dunque buono anche come candidato Pd alle prossime comunali, con tanti saluti alle (smodate) ambizioni di Marino che punterebbe a ricandidarsi. L’operazione renziana, però, suscita qualche perplessità, come ha scritto Giancarlo Loquenzi: “Si tratta di una procedura senza precedenti per la vastità di settori devoluti dalla giunta comunale alla potestà governativa, con l’aggravante che la legge elettorale per i comuni individua nel sindaco eletto direttamente la chiave di volta del sistema amministrativo: una sorta di presidenzialismo comunale che rende questa scelta se volete ancora più scabrosa dei famigerati governi tecnici, i quali almeno avevano la fiducia del Parlamento”.

Il bello, anzi il brutto, è che mentre in vista del Giubileo nelle istituzioni ci si continua ad arrovellarsi sulle carrozze ai funerali di Vittorio Casamonica, non si pensa più a quell’elicottero che ha lanciato petali senza che nessuno se ne accorgesse. Domanda da inesperto ignorante della materia: dunque un elicottero può benissimo sganciare qualche bombetta su Roma?

I vertici dell’Enac, l’ente che vigila sull’aviazione civile, hanno chiesto di inserire fra le opere da realizzare in vista del Giubileo anche il potenziamento dei radar in chiave anti terrorismo. Ma pare che i soldi non sia sufficienti, come ha ricostruito il collega Michele Pierri. Serve una colletta? Il Vaticano può dare una mano?



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