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Vi spiego la strategia di Merkel sull’immigrazione. Parla il germanista Bolaffi

Le mosse della Germania, le chiusure di Inghilterra e Ungheria, il ruolo potenziale di Francia e Spagna nella definizione di nuove politiche d’immigrazione. Su questi e ad altri aspetti si concentra in una conversazione con Formiche.net Angelo Bolaffi, filosofo della politica e germanista, dal 2007 al 2011 direttore dell’Istituto di cultura italiana di Berlino, saggista esperto di questioni migratorie.

CHE COSA SUCCEDE IN GERMANIA

La Germania distingue tra le politiche di immigrazione e quelle di asilo, per questa ragione ha deciso di accogliere i rifugiati siriani. Le prime riguardano chiunque si sposti dal paese di origine per ragioni economiche o per migliorare la propria condizione di vita; le seconde, invece, presuppongono l’abbandono di paesi in cui guerre, persecuzioni politiche, razziali e religiose mettono in pericolo la vita stessa dei cittadini i quali decidono di andare via.

L’ANALISI DEL GERMANISTA

Il paese di Angela Merkel “ospita il 40% degli immigranti dell’area Ue, ed è per questo che la Cancelliera spinge per un accordo sulla ridistribuzione, pur scegliendo di accogliere tutti i siriani che lo richiedono”, spiega Bolaffi.

LE MOSSE DI BERLINO

Bolaffi sostiene che la spinta della Germania sia stata fondamentale per far prendere coscienza agli Stati europei che il problema dell’accoglienza ai migranti deve essere affrontato in maniera complessiva, ma non nasconde un certo scetticismo sulla possibilità che tale accordo comune possa essere raggiunto in tempi brevi. “Tutti i paesi europei devono farsi carico dell’emergenza, senza dare spazio ai populismi che Stati come Gran Bretagna e Ungheria stanno mettendo in campo con le loro proposte di chiusura dei confini”.

IL COMPITO DI SPAGNA, FRANCIA E POLONIA

Al momento i Paesi colpiti maggiormente dall’esodo dei migranti sono quelli di frontiera – Italia e Grecia – e quelli di destinazione finale, soprattutto Germania e Svezia. Secondo Bolaffi, è giunto il momento che altri Paesi europei, come Spagna, Francia e Polonia, facciano la propria parte per accogliere una parte di profughi e non far collassare i Paesi che già li ospitano. “A breve termine – spiega il saggista – una politica di ridistribuzione dei migranti è l’unico modo per affrontare il problema. Ma a lungo termine è necessaria una conferenza sull’Africa che cerchi di porre fine alle ragioni che spingono i migranti a spostarsi dai loro paesi di provenienza”. Si devono programmare corridoi umanitari che risolvano il problema all’origine, perché “non è possibile accogliere tutti”.

LE CHIUSURE INGLESI

A preoccupare Bolaffi sono i populismi alimentati da politiche anti europee come quelle proposte dalla Gran Bretagna. La sospensione di Schengen proposta dal governo Cameron per arginare (anche) le migrazioni interne all’Ue verso il Regno Unito si baserebbe sulla ricerca di un consenso immediato che non porterebbe ad altro se non ulteriori problemi. “Schengen – sottolinea Bolaffi – è tra gli accordi fondativi su cui si basa l’Unione Europea. Metterlo in discussione significherebbe compromettere l’essenza stessa dell’Ue”.

I TRAVAGLI DELLA GERMANIA

La Germania, comunque, deve affrontare anche un problema interno di intolleranza e razzismo. Alcuni gruppi neonazisti, presenti soprattutto nelle regioni tedesche dell’Est “che durante il controllo comunista restarono completamente chiuse e non svilupparono una cultura di accoglienza”, hanno attaccato residenze e centri di accoglienza. A tali attacchi la Cancelliera ha risposto con “tolleranza zero”, e anche per questo la ridistribuzione dei migranti diventa non solo opportuna, per la Germania, ma necessaria. “Sarà difficile e costoso – conclude Bolaffi – ma le cose complicate costano”.

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