La Cina di Xi Jinping prosegue nella sua mastodontica operazione per rinnovare un esercito vetusto, troppo incentrato sul versante umano e ancora troppo poco su quello tecnologico. Una scelta che va di pari passo con un crescente numero di esercitazioni militari in territori sempre nuovi e cruciali per la sicurezza occidentale.
I TAGLI ANNUNCIATI
L’attivismo di Pechino non conosce soste. Dalla parata per le celebrazioni dei 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il presidente della Repubblica Popolare ha annunciato oggi un taglio di circa 300mila unità dell’esercito, simile a quello operato dal suo predecessore Jiang Zemin. Un progetto che segue le linee identificate nel recente Libro Bianco della Difesa di Pechino, reso noto a maggio.
LA STRATEGIA DI XI
L’esercito cinese, spiega il New York Times, conta oggi più di due milioni di elementi, Xi ha intrapreso una modernizzazione per spostare le voci di spesa dalle tradizionali forze di terra a quelle navali e aeronautiche più avanzate, che richiedono meno personale ma meglio addestrato. Un gesto descritto nel suo discorso come un “gesto di pace”, nel momento in cui i vicini di Pechino sono sempre più preoccupati per le crescenti tensioni territoriali nel Mar Cinese Meridionale e gli Usa meditano sanzioni per ridimensionare l’aggressività del cyber esercito della Repubblica Popolare.
LE ULTIME ESERCITAZIONI
Meno pacifiche, invece, vengono senza dubbio considerate dagli osservatori le tante iniziative che l’esercito del gigante asiatico ha intrapreso in questi mesi. A maggio scorso, Cina e Russia hanno svolto per la prima volta delle esercitazioni navali congiunte nelle acque del mar Mediterraneo, a poche miglia da Paesi Nato. Mentre proprio in questo momento – racconta Reuters – cinque navi della marina cinese navigano in acque internazionali nel Mare di Bering al largo dell’Alaska, nei giorni in cui il presidente Barack Obama ha visitato lo Stato e alla vigilia della visita di Xi Jinping negli Usa. È la prima volta che l’esercito americano osserva un’attività di questo tipo in quelle zone da parte di Pechino. Ma molti esperti militari sono pronti a giurare che non sarà l’ultima.