Una coalizione internazionale contro il terrorismo, che potrebbe vedere anche un intervento diretto della Russia nei territori occupati dallo Stato islamico.
È l’ultima sortita del presidente russo Vladimir Putin, a colloquio con la stampa a Vladivostok, di ritorno dalla visita in Cina. Un momento durante il quale non ha lesinato critiche a Usa e Ue rispettivamente per le loro azioni in Medio Oriente e nella gestione dei flussi migratori.
LE PAROLE DI PUTIN
“Stiamo compiendo precisi passi in tal senso, e lo facciamo pubblicamente”, ha detto il capo del Cremlino. “Con questo obiettivo – ha proseguito – abbiamo lanciato consultazioni con gli Usa, con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con la leadership saudita, della Giordania, con il presidente dell’Egitto e altri nostri partner”.
LE INDISCREZIONI
L’annuncio di Putin, che segnala non solo il desiderio di sostenere Assad in Siria, ma anche la paura per il sempre maggiore numero di foreign fighter tra i drappi neri provenienti dal Caucaso russo, arriva sulla scia delle indiscrezioni – supportate da un video mandato in onda dalla tv siriana – sulla presenza di truppe e mezzi militari russi in Siria, per combattere a fianco delle forze governative in difficoltà nei confronti dell’avanzata dei jihadisti. Una notizia smentita dal Cremlino, ma senza senza troppo convinzione, sottolineano alcuni analisti.
IL FUTURO DELLA SIRIA
Per ciò che riguarda il futuro della Siria, Vladimir Putin ha assicurato che il presidente siriano Bashar al-Assad è pronto ad approvare la convocazione di elezioni parlamentari e di condividere il potere con “la parte sana” dell’opposizione, ovvero i non jihadisti. Il numero uno del Cremlino ha poi detto che il dittatore concorda sul fatto che “sono necessari dei cambiamenti politici”. D’altronde, rilevano gli osservatori, le elezioni anticipate sono un punto centrale del piano Onu che sarebbe già stato presentato ad Assad dall’inviato speciale Staffan De Mistura e del quale sono circolate bozze in questi giorni.
LE CRITICHE A USA E UE
Putin non ha perso poi l’occasione per criticare Washington, rea di condurre “raid mirati”, ma “dall’efficacia non è altissima”. Per il presidente russo la crisi migratoria in Europa era invece “prevedbile” e, soprattutto, frutto degli errori in politica estera dell’Unione europea (in Medio Oriente e Africa settentrionale, un riferimento alle primavere arabe sostenute dall’Occidente, all’intervento in Libia e al conflitto in Siria), “che segue ciecamente la politica dei nostri partner americani, in base ai cosiddetti obblighi di alleanza, poi da sola si ritrova a portare il carico del flusso di migranti”.