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Giubileo, la Lettera di Papa Francesco non apre all’aborto

La Lettera sull’indulgenza inviata da Papa Francesco a monsignor Rino Fisichella, in occasione dell’anno giubilare, è sicuramente un documento di grande importanza per comprendere il significato che ai suoi occhi deve assumere il prossimo Anno Santo della Misericordia.
Francesco ha voluto spiegare, con il suo stile pastorale estremamente chiaro e pratico, quali saranno gli atteggiamenti concreti che la Chiesa intenderà  assumere in questa tempo forte che ha davanti.

Le sfide sul tappeto sono tantissime, e tantissime saranno certamente le occasioni con cui Bergoglio intenderà materializzare l’espressione massima dell’amore di Dio che si esprime attraverso la comprensione, il perdono e la riconciliazione del genere umano.

Nell’epistola sono stati messi in luce in particolare due contenuti che riguardano campi importantissimi: il primo è la vita, il secondo l’incontro interreligioso e la riconciliazione tra i cristiani.

Per quanto riguarda la vita, Francesco ha osservato quanto sia drammatica la perdita di sensibilità verso il valore supremo rappresentato dall’esistenza umana. Non solo la violenza in generale ma la pratica omicida dell’aborto segnano il campo. La Chiesa darà la possibilità a tutti i sacerdoti di rimettere nella confessione peccati che ordinariamente richiedono la presenza del vescovo a causa dell’estrema gravità dell’atto compiuto.

Molti commentatori vi hanno visto un cedimento e un’apertura verso l’aborto. In realtà, si tratta di interpretazioni totalmente fuori luogo. La contrarietà al bene della sopressione di una vita umana è sancita dalla legge naturale e dal comandamento ‘non uccidere’. Nessun Papa e nessun magistero può attenuarne la colpa o derubricarne il significato negativo assoluto.

Francesco esprime piuttosto la misericordia eccezionale dell’anno giubilare concedendo il perdono con maggiore disponibilità da parte dei ministri ordinati, non diminuendo tuttavia per nulla la colpa per il peccato commesso.

La stessa considerazione vale per il secondo tema, quello dei rapporto con la Fraternità di San Pio X. Dare la possibilità ai fedeli di poter ricevere l’assoluzione da parte di sacerdoti che appartengono a un rito diverso, ma sempre in seno alla fede cristiana cattolica è un atto di generosa bontà che non attenua ma facilità il superamento degli steccati e la possibilità di superare il rimorso e il dolore personale anche per chi non è in piena unità con Roma.

La cosa importante è che si cerchi di comprendere quello che il Papa fa, smettendo di strumentalizzare e di fare falsa comunicazione.  Niente e nessuno può cambiare i principi immutabili del cristianesimo, issati su fede e ragione. Molto invece va fatto e Francesco sta facendo per rendere più aperta e disponibile la Chiesa verso il nostro tempo, bisognoso più che mai di misericordia e comprensione reciproca.

Speriamo che questo Giubileo non venga ricordato, in definitiva, solo per gli equivoci che più o meno volontariamente saranno gettati sui messaggi del Papa, ma per i benefici che potranno essere ricevuti da tutti, attraverso la testimonianza dei valori cristiani, costitutivi e permanenti pilastri del genere umano.


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