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Motu Proprio, chi sbuffa e chi plaude dopo la rivoluzione matrimoniale di Papa Francesco

“E’ una riforma importante e rispondente alle necessità del nostro tempo, da guardare come una prima risposta del Papa alle sollecitazioni venute dal Sinodo dei vescovi dell’anno scorso”, spiega al Corriere della Sera il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi. Una riforma che il giornalista Luigi Accattoli riassume in poche parole: rapidità, gratuità, ruolo centrale del vescovo. Sono queste, scrive sul quotidiano diretto da Luciano Fontana, “le tre chiavi della riforma del processo matrimoniale promulgata ieri da Papa Francesco”. Una riforma “forte, quasi una rivoluzione, consegnata a un documento intitolato ‘Mitis Iudex Dominus Iesus’”.

IL SINODO SULLO SFONDO

Una riforma su cui, osserva l’editorialista Massimo Franco, ha sullo sfondo “il Sinodo sulla famiglia, un appuntamento che preoccupa profondamente il Papa per la spaccatura potenziale tra i sostenitori della comunione ai divorziati risposati e una larga maggioranza fermamente contraria a qualunque revisione della dottrina. Andrea Tornielli, responsabile del portale Vatican Insider, scrive sulla Stampa che i provvedimenti adottati ex motu proprio da Francesco sono “una bomba d’acqua destinata a spegnere molte micce già accese in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia”. Nota Tornielli che “la mossa di Francesco viene incontro alle attese di tanti fedeli” e “disinnesca almeno in parte le polemiche e potrebbe sgonfiare almeno in parte la fronda interna. Una semplificazione e uno snellimento delle procedure di nullità matrimoniale era infatti attesa da tempo”.

RISCHIO SCISMA E RELATIVIZZAZIONE DEL SACRAMENTO

Ettore Gotti Tedeschi, economista cattolico e già presidente dello Ior, vede nella riforma “un’operazione a fin di bene, magari opportuna ma pericolosa. Si rischia di relativizzare il sacramento del matrimonio. Se il Papa dice che per ragioni di immaturità un sacramento è nullo, si mette in discussione lo stesso sacramento. E’ un’ammissione di impotenza della Chiesa, che non ha saputo valutare il senso di responsabilità di chi si è sposato”, spiega al Corriere della Sera. Il rischio, ha aggiunto, “è che continuando così si finisca per alimentare uno scisma di fatto”.

“LA DEMOCRATIZZAZIONE DELLA CHIESA”

Non la pensa così Chiara Sareceno, che su Repubblica parla addirittura di “democratizzazione” della Chiesa. Scrive la sociologa che “si tratta di un allargamento democratico, dell’instaurazione di una giustizia di prossimità, analoga a quella introdotta, per ora solo eccezionalmente in occasione del Giubileo della misericordia, per l’assoluzione del peccato (per la Chiesa) di aborto, con l’estensione di questa facoltà a tutti i sacerdoti, e non solo ad ecclesiastici specializzati. Se poi il processo diverrà gratuito per tutti, come chiede il Papa, il processo di democratizzazione sarà più completo”.

GIULIANO FERRARA CONTRO LA “PASTORALE LOW COST” DI FRANCESCO

Giuliano Ferrara, in un commento sulla prima pagina del Foglio, esprime tutti i suoi dubbi sulla “pastorale low cost”. “Ieri l’aborto, adesso il divorzio breve. La Chiesa della misericordia si è messa a correre. Accoglie, accoglie, accoglie. E’ Chiesa orante, non giudicante. E’ Chiesa della gratuità, perfino low cost. Il vescovo può sciogliere in un anno, anche meno, un matrimonio rivelatosi spiritualmente nullo. Se ne può contrarre un altro, magari più di uno, e restare in comunione senza problemi e senza complessi”, scrive il fondatore del Foglio, aggiungendo che “la rovina di una cultura della contraddizione etica e del cristianesimo come ossatura della civiltà occidentale, con una chiesa capace di disciplinarsi e disciplinare, proteggendo laici e cattolici dai lupi del postmodernismo, questo mi sembra sempre più probabile, buone intenzioni e fini santi a parte”.

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