Quanto è controllato e quanto è frutto del caso l’afflusso di migranti che sempre più copiosi arrivano in queste ore nel Vecchio Continente? La domanda si fa spazio in un dibattito dove ha prevalso sinora l’analisi umana, un po’ meno quella politica.
LE AMBIGUITÀ DI ANKARA
Alcuni analisti rilevano che, facendo salva l’oggettiva necessità di fuggire dai conflitti e dalla povertà, molti immigrati – siano essi politici, di guerra ed economici – troverebbero spesso sulla loro strada sostegno compiacente di governi intenzionati ad usare la leva migratoria come una clava o di sollevarsi da un peso. Le critiche sono diverse. Un esempio, spiega Media-Press Info, sarebbe quello della Turchia, che “distribuirebbe passaporti falsi sui quali le capitanerie chiuderebbero un occhio”. Mentre Eugenia Ferragina, ricercatrice dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del Cnr, e curatrice del “Rapporto sulle economie del Mediterraneo” uscito il 10 settembre per Il Mulino, ha evidenziato a Formiche.net come Ankara favorisca l’afflusso di profughi siriani in Europa. “La Turchia non è un paese povero, ma ha semplicemente predisposto campi polverosi, senza servizi, senza assistenza di nessun genere”, anche per questo i profughi si dirigono verso il ricco continente europeo, ha detto.
IL RUOLO DELLA FRANCIA
L’articolo di Media-Press ricorda anche la vicenda di Françoise Olcay, l’ormai ex console onorario della Francia a Bodrum, sulla costa sud-occidentale della Turchia, pizzicata a vendere gommoni ai clandestini attraverso un suo negozio di materiale nautico. Mentre in un editoriale su Le Point, Jean Guisnel si sofferma sul lavoro dell’intelligence transalpina, ben a conoscenza dei numeri di questo esodo, dei punti di smistamento dei migranti, persino delle organizzazioni che nell’ombra controllano questo traffico.
LE RILEVAZIONI DI PARIGI
Che Parigi abbia a disposizione un quadro completo della situazione lo dimostrano le parole pronunciate l’11 settembre scorso in una conferenza presso la Società di Geografia da Christophe Gomart, generale di corpo d’armata a capo della DRM, la Direction du renseignement militaire incaricata della raccolta tutte le possibili informazioni che possono aiutare la Francia a prendere le sue decisioni militari. Secondo l’alto ufficiale, “da 800 mila a un milione di migranti si apprestano a partire dall’altra sponda del Mediterraneo per approdare in Europa”. Secondo il generale, non previsioni basate su intuizioni, ma su sofisticate apparecchiature che hanno consentito di mappare e scoprire nel dettaglio ogni movimento che va dall’Africa subsahariana al nord del continente. Informazioni che, secondo il militare, sarebbero anche state inviate dalla Francia al personale della missione europea nel Mediterraneo EUNAVFOR Med, lanciato lo scorso maggio. Eppure poco o nulla viene fatto. La domanda sottintesa è: perché?
LE IPOTESI
“Io – ha scritto l’analista Germano Dottori – sono sempre più convinto che sia in corso una vera e propria aggressione all’Europa, condotta tramite una tenaglia che ha i suoi estremi nell’Egeo e nel Canale di Sicilia”.
Una tenaglia che secondo l’editorialista Guido Salerno Aletta, che sul tema ha scritto un articolo per Teleborsa, sarebbe stata innescata principalmente da Berlino. “L’annuncio improvviso della Cancelliera Angela Merkel, secondo cui la Germania avrebbe accolto senza limiti tutti i profughi siriani, è stato accompagnato da fotografie che ritraevano poveri bimbi con in testa i berretti dei poliziotti tedeschi mentre i loro padri ostentavano le foto della Cancelliera. E’ stata una bomba mediatica, che ha messo in moto verso l’Europa balcanica milioni di persone… Ancora una volta – come nella crisi greca – occorre creare una situazione di crisi endemica, contagiare tutti i Paesi europei con il flusso di profughi, per rendere immediatamente evidente la gravità della situazione e la necessità di intervenire. Svuotata dai profughi, la Siria sarà solo un campo di battaglia, un poligono di tiro”, facendo gli interessi della Turchia. Un copione già noto che in questo caso coinvolgerebbe, appunto, anche la Turchia. “Ancora una volta… è la Germania a scuotere l’albero della guerra, combattuta da altri, ma a suo beneficio economico e strategico. Le sue relazioni con la Turchia sono secolari; l’ambizione di Ankara ad espandersi verso sud è ancora più antica, perché riconquisterebbe territori che furono dell’Impero Ottomano. Dopo aver piegato la Grecia, la Germania farebbe da sponda alle ambizioni della Turchia, che è a sua volta parte della Nato”.