Non era neppure prevista, nella prima bozza del viaggio papale oltreoceano, la tappa cubana. Poi, complice il disgelo diplomatico tra L’Avana e Washington e la conseguente richiesta da parte delle autorità del governo caraibico, Francesco ha deciso di recarsi anche lì prima di mettere piede per la prima volta nella sua vita sul suolo statunitense. L’arrivo all’aeroporto José Martì della capitale è in programma alle 16 di sabato ora locale (le 22 italiane). Subito ci saranno i discorsi ufficiali del Pontefice e del presidente Raul Castro. I due avranno modo di rivedersi il giorno successivo, quando il Papa si recherà in visita di cortesia al Palazzo della Rivoluzione.
MESSE, BENEDIZIONI E INCONTRI CON GIOVANI E FAMIGLIE
Il programma del 20 settembre è assai fitto: di prima mattina la messa nella Plaza de la Revolucion, la stessa dove celebrarono anche Giovanni Paolo II nel 1998 e Benedetto XVI nel 2012 (anche se l’altare, è stato detto da padre Federico Lombardi nel briefing di martedì scorso, avrà una collocazione diversa). Nel pomeriggio, dopo i colloqui con Castro, saranno celebrati i Vespri nella cattedrale cittadina e successivamente al Centro Cultural Padre Félix Varela il Papa saluterà i giovani. Saranno due i discorsi che Francesco terrà domenica, in aggiunta all’omelia e all’Angelus. Lunedì 21, il Papa sarà a Holguín. Messa alle 10.30, benedizione della città dalla Loma de la Cruz alle 15.45 e partenza per Santiago un’ora più tardi. Qui, il Papa incontrerà i vescovi e presiederà la Preghiera alla Virgen de la Caridad nella Basilica minore del Santuario a lei dedicato. Martedì, infine, Messa nello stesso Santuario e, alle 11, incontro con le famiglie nella Cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione a Santiago. Terminata la celebrazione, il Papa benedirà la città. Alle 12.30, partenza per Washington D.C., dove atterrerà circa quattro ore più tardi.
L’ANALISI DEL SEGRETARIO DI STATO, PIETRO PAROLIN
Un’analisi di quel che accadrà sull’isola l’ha fornita il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, in un’intervista al Centro Televisivo Vaticano. Innanzitutto, il porporato ha riaffermato “la ben nota posizione della Santa Sede” circa l’embargo: “Una posizione contraria”, visto che “al di là di quelle che possono essere le motivazioni, esiste un dato di fatto, e cioè che l’embargo, questo tipo di sanzione, provoca disagi, sofferenze nella popolazione che lo subisce”. Ecco perché la Santa Sede “ha sempre appoggiato le mozioni che chiedono una revoca dell’embargo a Cuba”. Probabile, dunque, che il Pontefice torni sul tema nei suoi interventi tra L’Avana, Holguín e Santiago. Ma c’è un altro tema caratterizzante la visita (anche la seconda tappa negli Stati Uniti), ed è quello relativo al fenomeno della migrazione. A giudizio di Parolin, “il Papa tratterà come uno dei temi più importanti della sua visita proprio quello della migrazione”. L’auspicio, anche in riferimento al dibattito intenso che da anni dura negli Stati Uniti, è che si possano “affrontare le sfide odierne della migrazione e risolvere i casi che sono dolorosamente aperti”.
LE PAROLE DEL CARDINALE DELL’AVANA
Il cardinale arcivescovo dell’Avana, Jaime Ortega y Alamino, ha scritto sull’Osservatore Romano che il “Papa viene a dirci qualcosa di nuovo in un momento nuovo della nostra storia”. Il porporato ha anche rivelato che l’idea di fare tappa a Cuba era venuta in mente a Francesco già lo scorso febbraio, durante il concistoro: “Dopo il mio saluto al Papa e prima dell’inizio della sessione d’apertura, il Pontefice mi ha detto: ‘Mi sta venendo un’idea: venire a Cuba. Vedremo’”. Ma già il giorno dopo, stando a quanto raccontato da Ortega y Alamino, Bergoglio era in grado di sciogliere la riserva. “Un Papa missionario, che viene nel nostro piccolo Paese, come a Sarajevo, come in Sri Lanka, come in Albania; che viene in un Paese che ha superato isolamenti e distanziamenti, grazie anche al dialogo che la Chiesa e i papi del ventesimo secolo hanno promosso”.
“IL PONTEFICE PARLERA’ DELLA REVOCA DELL’EMBARGO”
In un’intervista concessa al telegiornale di Tv2000, mons. Angelo Becciu, già nunzio a Cuba e sostituito della Segreteria di Stato, ha sottolineato che “il Papa spenderà alcune parole in favore della revoca dell’embargo e continuerà a incoraggiarli”. Becciu ha anche ricordato che “i rappresentanti del popolo cubano e americano sono concretamente venuti qui in Segreteria di Stato per porre le firme nei due rispettivi documenti davanti al Segretario di Stato quasi come garante della parola che si erano scambiati loro”. Mons. sostituto s’è anche detto convinto che “la visita di Papa Francesco consoliderà ancora di più questo nuovo clima che si è creato tra il governo cubano e la Chiesa. Sappiamo che con la visita di Giovanni Paolo II ci fu come atto concreto il riconoscimento del Natale come festa civile, riconosciuta dalla nazione. Con Benedetto XVI venne riconosciuto come festa civile addirittura il venerdì santo. Adesso con Papa Francesco possono accadere tante cose ma sarà una conferma del nuovo clima che si è instaurato nei rapporti tra Chiesa e Stato”.