C’è un parola in inglese che è difficilmente traducibile in italiano: tricky. Furbo, scaltro, infido, ma nessuna traduzione rende bene l’idea. Un comportamento tricky è un modo di fare consapevolmente ingannevole, fraudolento, mendace. Ecco, quello della Volkswagen è stato un comportamento tricky e – come affermato anche dall’esperto del settore Ernst Ferrari a Formiche.net – “ci saranno forti conseguenze sul lungo periodo per l’azienda tedesca”. Ma chi ha scoperto l’inganno? E, soprattutto, come? Il tutto nasce da un tedesco che lavora per un think thank americano nel corso di un roadtrip in giro per gli Stati Uniti.
IL THINK THANK CHE STANA
Si chiama ICCT (International Council on Clean Transportation) ed è un’organizzazione no profit nata 12 anni fa con l’obiettivo di fornire analisi tecnico-scientifiche alle autorità ambientali, quali, per esempio, la statunitense Epa (Enviromental Protection Agency). Viene considerata un’organizzazione di media-piccola grandezza, eppure il suo comitato direttivo vanta di personalità altamente qualificate, insignite con svariati premi e presenti ai tavoli di consigli d’amministrazione di aziende più o meno importanti. Il Presidente dell’Icct, Dan Greenbaum, da trent’anni porta avanti esperienze e collaborazioni in ambito governativo e non, nell’ambito della sicurezza e della salute ambientale. Greenbaum è stato membro dell’U.S. National Research Council Board of Environmental Studies and Toxicology e vice presidente del Air Quality Management degli United States. Charlotte Pera, specializzata nel settore dei “vehicle pollution“, oltre che essere Ceo della Icct, ricopre la stessa carica anche alla ClimateWorks Foundation e quella di vice presidente e direttore del U.S. Programs presso l’Energy Foundation. L’Executive Director, Drew Kodjak, anche lui ha collaborato con enti annessi e connessi con il governo degli Stati Uniti prima di sbarcare del board director della Icct.
IL TEDESCO CHE SMASCHERA LA TEDESCA
Peter Mock, responsabile europeo dell’Icct, è tedesco, ha studiato in Germania per diventare un chimico, da sempre ha lavorato nel settore delle indagini sulle emissioni degli autoveicoli. La strategia per smascherare la “conterranea” Volkswagen voleva essere quella della deterrenza, ma poi è finita nel vero e proprio attacco. Nell’ottobre dello scorso anno, aveva pubblicato un dossier sulle emissioni dei diesel di ultima generazione, che riguardano principalmente gli NOx. Ossia le sostanze inquinanti prodotte dagli autoveicoli che si formano in virtù della temperatura raggiunta dalla combustione interna alle vetture. Tutto è nato da una discrepanza tra quanto testato su banco e quanto registrato nei test su strada. Mock ha voluto fare la prova del 9, chiamando il suo omologo negli Stati Uniti (dove i parametri sono più severi) che casualmente di nome fa John German, ex Chrysler, ex affari istituzionali Epa, ex Honda, ex organizzatore dei più importanti eventi di autoveicoli degli Stati Uniti. Il Signor German ha testato le emissioni effettuando un road trip cost to coast con tre modelli diversi. Il risultato: la Volkswagen ha usato strumenti volutamente truccati per superare i parametri. Very tricky.