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I Vigili del fuoco, la Polizia e le Forze Armate

Sinora, nonostante numerose assicurazioni, verbalizzate in riunioni, dichiarate e formalizzate in risposte al Sindacato ispettivo parlamentare, nessuna iniziativa concreta è stata avviata dal Governo per equiparare la normativa dei dirigenti e direttivi del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco a quella dei colleghi delle Forze Armate e di Polizia, che, da anni, beneficiano dello scorrimento economico, scaturente dall’applicazione della legge.

Con l’acquisizione da parte del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco delle competenze del Corpo Forestale dello Stato in materi di lotta attiva contro gli incendi boschivi e spegnimento con mezzi aerei, il relativo disegno di legge 1577, approvato dall’aula del senato il mese scorso (Delega al Governo in materia di riorganizzazione della pubblica amministrazione), prevede anche “l’ottimizzazione dell’efficacia delle funzioni del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, mediante modifiche al decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, in relazione alle funzioni e ai compiti del personale permanente e volontario del Corpo e conseguente revisione del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217.

Il richiesto nuovo trattamento economico per il personale direttivo e primo dirigente del Corpo deve trovare applicazione per tutta una serie di motivi:

– perché la legge c’è, la n. 183/2010 appunto, e non si possono più applicare “due pesi e due misure”, addirittura nell’ambito dello stesso Ministero dell’Interno, tra vice-dirigenti poliziotti e vice-dirigenti pompieri;

– perché “il progetto per il riordino delle strutture centrali e territoriali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco” ha introdotto il “posto funzione” di valenza dirigenziale riservato al personale direttivo, a cui dovrà necessariamente corrispondersi una appropriata indennità;

– perché con i posti dirigenziali sempre di più occupati da coetanei, diventa sempre più difficile che un vice dirigente diventi primo dirigente e che un primo dirigenti diventi dirigente superiore;

– perché con il sacrosanto diritto della progressione di carriera precluso ai più, rimane l’unico modo di riconoscere l’ininterrotto impegno di direttivi e primi dirigenti del Corpo, sempre a parole encomiati, ma nei fatti trascurati.

Per questi motivi ci si attende una seria iniziativa, che, ponendo fine ad una ingiustizia palese, restituisca dignità ad una categoria che è stanca di attendere oltre: per nostra serietà e fiduciosi non abbiamo ancora programmato uno stato di agitazione.


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