Primo articolo di una serie di approfondimenti sul rischio professionale medico
Nell’immaginario collettivo il medico ha cambiato ruolo: da padrone indiscusso della vita sanitaria dei pazienti ad operaio qualificato (talora qualificatissimo) inserito in una sanità aziendalistica più attenta ai costi che alla persona, più concentrata su aspetti burocratico-amministrativi che sulla erogazione di atti medici qualificati, moderni e sicuri.
In tutto il mondo la crescente richiesta di salute è stata accompagnata da un crescente contenzioso, sia penale che civile, per presunti errori medici, subito amplificati dalla stampa scandalistica.
Le statistiche assicurative dimostrano che ogni medico, in 20 anni di attività, ha l’80% di probabilità di ricevere un avviso di garanzia e di entrare in un circuito infernale da cui uscirà cambiato, innocente o reo che sia.
Un sindacato, almeno un sindacato come il Nostro, non può evitare di affrontare questo problema, che è esploso negli ultimi 20 anni.
Un medico “anziano” ed un sindacalista medico, non può limitarsi ad agire di rimessa ed a consigliare al Collega “informato” un buon civilista, un buon penalista, un buon medico legale, un buon perito. Non puo’ giocare di rimessa, ma deve entrare nel cuore del problema e, proporre alcune concrete soluzioni.
L’ERRORE: definizione
“Errore” in medicina non significa inevitabilmente “colpa di quei medici, colpa di quell‘équipe, colpa di quella serie di équipes”.
L’errore è insito nella medicina, perché l’attività del medico si confronta con una realtà dinamica, il paziente, e con una realta’ strutturale-organizzativo spesso carente, in termini di vetusta’ delle strutture e di organici medico-sanitari.
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