Bankitalia sollecita governo e Parlamento nel definire le norme per i salvataggi bancari, mentre i vertici dell’Istituto centrale devono affrontare una inchiesta giudiziaria relativa alla Banca Popolare di Spoleto. E ieri l’Abi ha chiesto di rinviare al 2019 le nuove norme sul trattamento riservato ai bond in caso di risoluzione. Ma andiamo con ordine sulle ultime vicende creditizie.
LE ATTESE DI BANKITALIA
C’è anche un inghippo normativo che complica il già delicato dossier dei salvataggi bancari per gli istituti di credito in amministrazione straordinario. Oltre al controverso via libera della Commissione europea, Bankitalia – secondo la ricostruzione di Formiche.net – sta sollecitando governo e Parlamento a condurre in porto tutti gli atti normativi necessari per introdurre in Italia la direttiva Brrd, detta anche del Bail In.
L’INDAGINE SU VISCO
E ciò mentre Palazzo Koch è scosso dalla notizia, data ieri dal Fatto Quotidiano, secondo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è indagato per la vicenda della Banca Popolare di Spoleto. Visco è stato infatti iscritto sul registro degli indagati della Procura di Spoleto come atto dovuto a seguito dell’esposto presentato da un socio della Banca Popolare di Spoleto. La notizia, anticipata dal quotidiano diretto da Marco Travaglio, è stata confermata all’Agi da fonti investigative. Il pubblico ministero Gennaro Iannarone procede per le ipotesi di truffa, abuso d’ufficio, corruzione.
IL CASO SPOLETO
Secondo quanto apprende l’Agi, al momento la Procura non ha delegato alcun atto d’indagine alla Guardia di finanza. Oltre a Visco, sono indagati sette tra amministratori e membri degli organi di controllo della Banca Popolare di Spoleto. L’esposto è stato presentato alla fine dell’estate ed è relativo al passaggio della popolare spoletina al Banco di Desio e della Brianza. Quando l’operazione fu perfezionata, la banca di Spoleto era sotto commissariamento da parte di Bankitalia.
I DOSSIER DEL FONDO INTERBANCARIO
Altre banche in amministrazione straordinaria sono ora al vaglio delle istituzioni, non solo finanziarie. E’ in azione, come raccontato negli ultimi giorni da Formiche.net, il Fondo interbancario per la tutela dei depositi (Fitd) in particolare su Cassa di Ferrara, Banca Marche e Popolare dell’Etruria e del Lazio.
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E’ già disposizione, come ha scritto il Sole 24 Ore,”una maxi-linea da oltre un miliardo e mezzo di euro concordata con le prime sette banche italiane, sufficiente a coprire gli aumenti di capitale necessari a evitare la risoluzione (e il potenziale bail-in) di Banca Marche, CrFerrara e Popolare dell’Etruria”. Ma quello che manca – come ha scritto in documenti riservati inviati dai vertici dell’Istituto di via Nazionale al governo – sono solo le regole, ovvero l’ultimo passaggio parlamentare e governativo dei decreti delegati della direttiva Brrd, “licenziati il 10 settembre scorso da Palazzo Chigi ma ancora in attesa di approvazione definitiva”, ricorda il Sole 24 Ore.
LE ATTESE DI PALAZZO KOCH
In mancanza di questi passaggi – scrive Marco Ferrando del Sole – la Banca d’Italia non può vestire formalmente i panni dell’autorità nazionale di risoluzione (pur avendo già istituito un’unità ad hoc, guidata da Stefano De Polis) e non si può mettere in moto il piano di salvataggio imbastito dal Fondo interbancario, che prevede la sottoscrizione integrale degli aumenti di capitale dei tre istituti di medie dimensioni attualmente a rischio-risoluzione: Carife, Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio.
LO STATO DELL’ARTE SUI TRE DOSSIER
Per Banca Marche la delibera del Fondo (1,2 miliardi di aumento) è stata assunta due settimane fa ma serve ancora un passaggio assembleare, oltre a un via libera che non è per nulla scontato, anzi, della Commissione di Bruxelles, mentre per quanto riguarda la Popolare dell’Etruria gli advisor di Kpmg stanno ultimando la due diligence che dovrà definire il fabbisogno, ha scritto il Sole. Mentre per l’acquisizione di Carife, che ha già approvando l’aumento in assemblea, manca solo il via libera della Bce.
LA RICHIESTA DELL’ABI
Ieri a Montecitorio, in Commissione Finanze, alle bozze del decreto legislativo che recepisce la direttiva Brrd (acronimo di Bad recovery and resolution directive) è stato dedicato un confronto che ha visto coinvolti parlamentari, Bankitalia, Consob e rappresentanti delle banche. L’Abi, l’associazione delle banche presieduta da Antonio Patuelli, ha chiesto per bocca del direttore generale, Giovanni Sabatini, di rinviare al 2019 le nuove norme sul trattamento riservato ai bond in caso di risoluzione: “Introdurre un periodo transitorio – ha detto Sabatini – per coniugare l’esigenza di garantire a regime una tutela rafforzata per i depositi non garantiti dai fondi di tutela e minimizzare l’impatto sui possessori di obbligazioni”.
(BAIL IN, ECCO IL PAPOCCHIO PREPARATO IN EUROPA. L’ANALISI DEL PROF. PAOLO SAVONA)