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Sinodo, ecco cosa cambia sulla comunione per i divorziati

Con la messa di questa mattina in San Pietro si conclude il Sinodo ordinario sulla famiglia. Ieri sera i padri hanno approvato la Relazione finale, che è stata consegnata al Papa e immediatamente divulgata all’esterno. Tutti i 94 paragrafi che compongono il testo hanno ottenuto la maggioranza richiesta dei due terzi, compreso il paragrafo 85 che apre alla possibilità di riaccostare (pur tra diversi paletti e condizioni) i divorziati risposati all’eucaristia. Il documento, a ogni modo, non si ferma qui, perché su altri temi “delicati”, quale è ad esempio la questione dell’omosessualità, chiude in modo netto.

IL DISCORSO DI FRANCESCO

Rilevante – anche per i toni usati – è il discorso che Francesco ha tenuto al termine della votazione. “Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di chiamare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezza”. Il Pontefice ha usato parole forti per ricordare che “l’esperienza del Sinodo ci ha fatto capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono”. Un ammonimento, poi, a non “giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite”.

LA STRADA DEL “DISCERNIMENTO”

Quanto al tema della comunione ai divorziati risposati (comunione non compare in nessuno dei tre paragrafi citati, come ha fatto notare qualche padre sinodale, ieri in serata), la via che ha prevalso è quella emersa qualche giorno fa dalla relazione del circolo minore in lingua tedesca, moderato dall’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schoenborn. “La parola chiave è ‘discernimento’”, aveva detto nel briefing quotidiano in Sala stampa. Nessuna soluzione generalizzata, ma valutare caso per caso nel foro interno (cioè in confessione) sotto la responsabilità del sacerdote e “secondo l’insegnamento della Chiesa e l’orientamento del vescovo”. Si parla esplicitamente dell’utilità di un “esame di coscienza” che andrà compiuto “tramite momenti di riflessione e di pentimento”.

IL BILANCIO DEL SINODO

Scrive Luigi Accattoli sul Corriere della Sera che “forse Francesco non ha ottenuto tutto quello che si riprometteva sul fronte della famiglia, ma sul Sinodo come strumento del governo collegiale della Chiesa ha ottenuto anche di più di quello che immaginava quando invitò i padri, un anno addietro, a parlare con libertà e ad ascoltare con umiltà”. Accattoli osserva poi che “gli oppositori dichiarati delle riforme auspicate dal cardinal Kasper sono stati pochi ma combattivi. Pochi sono stati anche i sostenitori totali di quelle riforme, principalmente tedeschi e latino-americani. Una buona maggioranza dei padri è apparsa su posizioni centriste e possibiliste”. Un’area dove si trovano, aggiunge il vaticanista, “quasi tutti gli italiani presenti nel Sinodo e la maggioranza dei curiali”.

LA SODDISFAZIONE DI MONS. BRUNO FORTE

Soddisfattissimo, dalle colonne di Repubblica – che oggi lancia la candidatura del cardinale Schoenborn a prossimo Papa –, è Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e segretario speciale del Sinodo. A giudizio del presule, la Chiesa si mostra oggi “aperta, capace di accoglienza, un luogo in cui nessuno deve sentirsi escluso. Tutti sono accolti, rispettati e amati”. Il cardinale Schoenborn spiega che nel documento “non si troverà nessun riferimento diretto ai divorziati risposati, ma la questione viene affrontata in modo laterale. Questo è voluto. Perché si forniscono i criteri fondamentali del discernimento, a seconda della situazione che ci si trova davanti. E ognuna è diversa una dall’altra”. Schoenborn si richiama anche alla Familiaris Consortio, quando ricorda che già nell’esortazione di Giovanni Paolo II era elencata la serie di criteri per il discernimento.

IL BLOCCO RIGORISTA

Sulla Stampa, Andrea Tornielli scrive che il via libera al paragrafo più controverso per un solo voto “ha mostrato ancora una volta una presenza di un significativo blocco che non intende mutare assolutamente nulla nell’atteggiamento. Tutti i padri sinodali avevano l’altro ieri elogiato lo sforzo della commissione di produrre un testo condiviso, e gli elogi universali avevano lasciato intendere che alla fine quasi tutti avrebbero detto sì”.



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