Ma davvero Marco Pannella è uscito sconfitto dal Congresso radicale? Se la logica ha un senso, è questo ciò che si ricava dal titolo proposto ai lettori in testa all’articolo dedicato dal “Quotidiano nazionale” all’assise conclusasi a Chianciano domenica 1° novembre: “Vince l’anti Pannella”. Ora, cucire addosso a Riccardo Magi, neo-eletto segretario di Radicali Italiani, i panni dell’anti-Pannella, appare, quanto meno, improprio. E ciò, se non altro, perché Magi non ha mai sfidato Pannella in modo frontale. E’ tuttavia indiscutibile che il peso dell’ala più esplicitamente pannellista dei radicali è risultato nettamente ridimensionato nell’appuntamento congressuale di quest’anno. E ciò sia per ciò che riguarda la formazione del gruppo dirigente centrale, sia per ciò che riguarda la definizione della linea politica.
Interpretare le vicende politiche interne all’area radicale, è cosa tutt’altro che facile per l’osservatore esterno. Ciò che rende difficoltoso comprenderle è, innanzitutto, l’assenza di posizioni dotate di connotati politici esplicitamente contrapposti. Infatti, tutti coloro che animano il dibattito interno a Radicali Italiani si rifanno al pensiero e all’azione del fondatore, cioè di Marco Pannella. Ciò nonostante, chi cerca di seguire tali vicende grazie all’ausilio di “Radio Radicale” ha potuto notare, negli anni più recenti, la formazione di un gruppo di fedelissimi propalatori del verbo pannelliano. Gruppo composto, fra gli altri, dalla segretaria uscente, Rita Bernardini, da altri ex-parlamentari, quali Marco Beltrandi e Maurizio Turco, e dal direttore di “Notizie Radicali”, Walter Vecellio.
Ebbene, tutti e tre i dirigenti che, al termine del Congresso, sono stati eletti a ricoprire, per il prossimo anno, i tre principali incarichi di Radicali Italiani, non hanno dato mostra di condividere tale sensibilità. Si tratta del neo-segretario, il già citato Riccardo Magi, ormai ex consigliere comunale a Roma, ma eletto, nel 2013, come indipendente nella lista Marino. Di Valerio Federico, rieletto adesso come tesoriere, un incarico di un certo peso nella tradizione politica radicale. E, infine, del nuovo presidente, Marco Cappato, noto per essere stato, in questi anni, tesoriere di una delle principali associazioni della cosiddetta galassia radicale, la “Luca Coscioni”, impegnata nella promozione della libertà della ricerca scientifica, e per essere tutt’ora consigliere comunale a Milano.
La vicenda congressuale ha assunto caratteri abbastanza netti anche per ciò che riguarda le scelte di linea. La mozione generale – approvata dal Congresso con 98 sì, 23 no e 15 astensioni – è stata proposta al dibattito e al voto dalla coppia politica formata da Magi e Federico, poi eletti, come si è appena visto, al vertice del partito. Beltrandi, nel suo intervento, ha detto di essere in totale disaccordo con la mozione, ma né lui, né nessun altro, ha avuto la forza di proporre un documento alternativo. Quanto a Pannella, ha dichiarato di essersi astenuto.
Qual è l’oggetto di questi reciproci dissensi? Per rispondere a questa domanda bisogna tenere presente la complessa struttura della cosiddetta “galassia radicale”, al cui centro sta, come sole immobile, ciò che lo stesso Pannella ha denominato come “Partito radicale nonviolento, transnazionale e transpartito”. In pratica, l’erede del vecchio Partito radicale, il cui compito è stato quello di spostare su un piano che, in un linguaggio comune, si direbbe internazionale, la battaglia per i diritti civili inizialmente combattuta in Italia su temi quali divorzio e aborto. Con forze minime, il partito ha così portato avanti nuove battaglie, come quelle contro la pena di morte o, quanto meno, per una moratoria nelle esecuzioni capitali, e contro le cosiddette mutilazioni genitali femminili. Su questo piano internazionale, grazie anche all’impegno di Emma Bonino, l’azione radicale ha ottenuto alcuni indubbi successi. Tuttavia, la formazione non è mai riuscita a trasformarsi in un vero partito politico transnazionale, anche a causa della scarsità di adesioni raccolte all’esterno del nostro paese. Si può quindi dire che l’iniziativa si è venuta a configurare non solo formalmente, ma sostanzialmente, come un’organizzazione non governativa, dedicata alla promozione dei diritti umani nel mondo, ma basata in Italia.
Parallelamente, e sempre sotto l’impulso di Pannella, in anni in cui al centro delle preoccupazioni dell’opinione pubblica italiana stavano i problemi proposti dalla crisi economica, l’azione della forza politica denominata “Radicali Italiani” si è concentrata sul tema del cattivo funzionamento della giustizia nel nostro Paese, ritenuto emblematico di un dissesto più generale. Finendo per occupare anche qui, e specie durante la segreteria di Rita Bernardini – che a Chianciano non ha peraltro riproposto la propria candidatura a guidare i Radicali Italiani -, spazi simili a quelli propri di una ong dedicata all’intreccio fra malfunzionamento della giustizia e questione carceraria.
Orbene, due organizzazioni non governative possono fare ottime cose, ma non fanno un partito politico. Ed è probabilmente qui che sta la vera radice delle contrapposizioni oggi esistenti nel mondo radicale. Da questo punto di vista, non è un caso che tra le figure di maggior spicco dell’area meno sensibile alle indicazioni provenienti negli ultimi tempi da Marco Pannella stiano uomini come Magi e Cappato, e come il medico torinese Silvio Viale, che sono accomunati dal fatto di aver assunto il ruolo di Consiglieri comunali nelle proprie rispettive città. Si tratta cioè di figure che si sono impegnate in un campo concretamente politico, come quello delle amministrazione locali.
Le differenze di linea politica, più che essere relative all’orientamento generale, che rimane per tutti di origine liberale, sono quindi relative alle priorità. Pannella e i suoi sostenitori vorrebbero porre al centro dell’iniziativa radicale un’immaginata battaglia per l’affermazione del “diritto umano alla conoscenza”, qualsiasi cosa ciò possa voler dire. Battaglia, va specificato, da combattere innanzitutto in sede Onu. Nella loro mozione, invece, Magi e Federico propongono di avviare un’iniziativa politica sul terreno degli assetti istituzionali attorno a cui, oggi, si organizza la democrazia tra Italia ed Europa. Un’iniziativa volta a privilegiare, da un lato, il ruolo dell’Unione Europea e, all’estremo opposto, quello dei Comuni. Puntando, contemporaneamente, al ridimensionamento dei “livelli istituzionali intermedi”, e cioè di Stati nazionali e Regioni.
La preoccupazione, probabilmente, condivisa da Magi e Federico, Cappato e Viale, e dagli altri congressisti che hanno approvato la mozione firmata dai primi due, è che Radicali Italiani, ovvero un partito ormai ridotto ai suoi minimi termini come forza organizzata, non riesca più a dialogare con la società italiana. Da questo punto di vista, per il nuovo gruppo dirigente radicale, le elezioni comunali del 2016 dovranno probabilmente costituire l’occasione non di conseguire improbabili successi, ma quanto meno di tornare a misurarsi con temi politici percepibili e proposte condivisibili da parte degli abitanti delle grandi aree urbane. Ovvero da parte di quei settori sociali in cui più vasta è stata l’eco dell’iniziativa radicale fra gli anni 70 e gli anni 80 del secolo scorso.
@Fernando_Liuzzi