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Vatileaks 2, tutto sui libri di Fittipaldi e Nuzzi

Usciranno dopodomani i due libri che danno vita in queste ore a un nuovo caso VatileaksA scriverli i giornalisti Gianluigi Nuzzi (autore di “Via Crucis”, Chiarelettere) ed Emiliano Fittipaldi (nelle librerie con “Avarizia”, Feltrinelli).

Entrambi si basano su dati che, secondo i cronisti, arriverebbero direttamente dalle carte riservate della Cosea, la Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economiche e amministrative istituita nel luglio 2013 su impulso di Papa Francesco per vagliare i conti di tutti i dicasteri e migliorare la gestione complessiva. Sulla vicenda indaga la Gendarmeria della Santa Sede, che nell’ambito dell’inchiesta ha arrestato monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui (rilasciata per la sua collaborazione alle indagini), in passato rispettivamente segretario e membro dello speciale organismo, sciolto dopo il compimento del suo mandato. E di entrambi i libri la stampa riporta oggi alcune anticipazioni.

LE PAROLE DI NUZZI

In un’intervista al Fatto Quotidiano, è lo stesso Nuzzi a spiegare perché, a suo avviso, i fatti raccontati nel libro faranno infuriare il Vaticano. “Il libro svela la situazione drammatica che Jorge Mario Bergoglio eredita da Joseph Ratzinger, fatta di affari opachi, privilegi, angherie. Il suo lavoro, evidenzierebbe tutta la solitudine di questo Papa e farebbe “conoscere quelle realtà che testimoniano i continui ostacoli che frappongono questo pontefice dal raggiungimento degli obiettivi che annuncia”. Secondo l’autore, le relazioni segrete sui bilanci e la finanza vaticana che emergono dal libro preoccupano, perché dimostrano “che i cardinali hanno lasciato le berline in garage, ma continuano a vivere in appartamenti di 500 metri quadri, mentre l’unico che vuole cambiare davvero, Bergoglio appunto, vive in soli 50 metri quadri”. “Il solo fatto”, aggiunge, che un pontefice debba occuparsi – e controllare – persino i lavori edili e gli acquisti, indica quale sia la reale situazione Oltretevere”. Nuzzi offre un suo commento anche sugli arresti delle scorse ore. “Sfogliando il libro… trovo tante risposte a questi arresti, a chi ha paura che gli scandali emergano, che si sappia quanti soldi dati per la beneficenza vengano invece sottratti alle opere di bene previste dall’Obolo di San Pietro o la storia dei 400 conti correnti bloccati nottetempo allo Ior per tutte le pratiche che riguardavano le santificazioni e le beatificazioni”.

BISOGNO DI CHIAREZZA

Se i documenti pubblicati nel libro di Nuzzi (classe ’69, milanese, già autore di “Sua Santità” e “Vaticano SpA”) fossero veri, scrive sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella, “emerge un ostracismo calloso di una parte delle burocrazie vaticane alla scelta di Francesco di trasparenza, chiarezza, pulizia“.
A darne contezza alcuni episodi. Su tutti, racconta il quotidiano di Via Solferino, “una registrazione clandestina di Francesco. È il 3 luglio 2013 e il Santo Padre è stato messo in allarme da una lettera ricevuta dai revisori contabili della Prefettura. Lettera che segnalava la «quasi totale assenza di trasparenza nei bilanci sia della Santa Sede sia del Governatorato». Conseguenza: «È impossibile fornire una stima eloquente della reale posizione finanziaria». Di più: «I costi sono fuori controllo». Di più ancora: viene lasciato «troppo spazio alla discrezione degli amministratori».
Per 16 minuti, in quella riunione a porte chiuse convocata per discutere il bilancio, Francesco dice la sua: «Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa Sede e renderle più trasparenti». Ricorda che «si è allargato troppo il numero dei dipendenti» con un aumento in 5 anni «del 30%», contesta la disinvoltura con cui si paga pronta cassa: «Uno dei responsabili mi diceva: “Ma vengono con la fattura e allora dobbiamo pagare…”. No, non si paga. Se una cosa è stata fatta senza un preventivo, senza autorizzazione, non si paga. (…) C-h-i-a-r-e-z-z-a. Questo si fa nella ditta più umile e dobbiamo farlo anche noi». Insomma, «prima di ogni acquisto o di lavori strutturali si devono chiedere almeno tre preventivi che siano diversi per poter scegliere il più conveniente. Farò un esempio, quello della biblioteca. Il preventivo diceva 100 e poi sono stati pagati 200. Cosa è successo? Un po’ di più? Va bene, ma era nel preventivo o no? Ma dobbiamo pagarlo… Invece non si paga!».
La situazione, sospira Francesco, è pesante: «Senza esagerare possiamo dire che buona parte dei costi sono fuori controllo». I contratti vanno studiati perché si sa, «hanno tante trappole, no?». E vanno scelti bene i fornitori: «I nostri devono essere sempre aziende che garantiscono onestà e che propongono il giusto prezzo di mercato, sia per i prodotti sia per i servizi. E alcuni non garantiscono questo»”.

LA VICENDA IMMOBILI

Sempre nel testo di “Via Crucis”, rimarca Stella, ci sono altri dettagli delicati riguardanti ad esempio immobili dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) o il discusso Istituto per le opere di religione. “Se come scrive Nuzzi valgono 2,7 miliardi ma sono a bilancio per una somma sette volte più bassa e se su «5.050 unità tra appartamenti, uffici, negozi e terreni» solo a Roma, per oltre la metà non c’è la metratura quindi non si può «valutare la congruità della pigione». O sui soldi raccolti dai postulatori delle cause di beatificazione e canonizzazione, che possono costare fino a 750 mila euro. O sulle «perdite dovute a differenze d’inventario» con «un buco da 700 mila euro al supermercato, mezzo milione nei depositi di abbigliamento, 300 mila euro in farmacia…». O sui conti correnti allo Ior, disinvoltamente utilizzati secondo lo stesso Ernst von Freyberg, presidente fino al 9 luglio 2014, anche «per operazioni illegittime, riciclaggio in tutti i sensi»… A farla corta, un caos. Tanto che tra i correntisti figurano ancora papa Luciani (saldo 110.864 euro) e addirittura Paolo VI (125.310 euro su un conto, 296.151 dollari su un altro) che è morto da 37 anni“.

LE RICCHEZZE DEL VATICANO

Repubblica, invece, riporta alcuni stralci di “Avarizia”, il lavoro di Fittipaldi (41 anni, napoletano), che cura inchieste per il settimanale L’Espresso. “Ricchezze sterminate, proprietà immobiliari per quattro miliardi di euro, offerte per la beneficenza che non vengono spese per i più poveri ma ammucchiate in conti e investimenti, o per esigenze dei monsignori di curia. E ancora: fondazioni vaticane dedicate ai bambini malati che investono centinaia di migliaia di euro per ristrutturare la casa di cardinali importanti, imprenditori indagati in Italia che — nonostante l’annunciata pulizia della banca vaticana — ancora nascondono i loro soldi allo Ior, investimenti milionari (da parte del Bambin Gesù, ospedale finanziato dallo Stato italiano e che ha in cassaforte un fondo segreto da 427 milioni di euro) su aziende petrolifere e chimiche Usa come la Exxon e la Dow Chemical“. Di, questo, scrive il quotidiano diretto da Ezio Mauro, parla il libro edito da Feltrinelli.

LA FONDAZIONE

Nel caso del Bambin Gesù, scrive Fittipaldi, si fa riferimento a “una fondazione controllata, nata nel 2008 per raccogliere denaro per i piccoli pazienti. Gli investigatori della società di revisione PricewaterhouseCoopers (PwC) nella bozza del rapporto consegnata al Vaticano il 21 marzo 2014 dedicano alla onlus italiana con sede in Vaticano alcuni passaggi della loro due diligence. Nel focus si evidenzia l’affitto di un elicottero, nel febbraio 2012, per la bellezza di 23 mila e 800 euro. Pagati sull’unghia dalla fondazione Bambin Gesù «a una società di charter per trasportare monsignor Bertone dal Vaticano alla Basilicata per alcune attività di marketing svolte per conto dell’ospedale». Ma c’è un’altra spesa della fondazione non pubblicata sul rapporto PwC che rischia di imbarazzare il Papa e il Vaticano. Quella che riguarda il pagamento dei lavori della nuova casa di Bertone a palazzo San Carlo”.

GLI SPRECHI

Al centro del libro anche le analisi della Ernst & Young che, si legge nel libro, “evidenziano che vendendo benzina, sigarette e vestiti a costi ribassati rispetto all’Italia il Vaticano guadagna ogni anno 60 milioni (i clienti dei negozi dovrebbero essere circa 5mila, ossia residenti e dipendenti della Santa Sede, ma a Roma sono state distribuite ben 41mila tessere a vip, raccomandati e amici degli amici), leggendo le carte è evidente che i denari in Vaticano si trovano dappertutto. E, quando ce ne sono tanti, è facile che non manchino nemmeno gli sprechi. Un cruccio, per Francesco, che vorrebbe limitarli il più possibile, bloccando rigagnoli infruttuosi per deviarli su attività evangeliche”.

ANCORA CASE

Anche Fittipaldi si concentra sugli immobili. “Un documento della Commissione referente, scritto in inglese e in italiano e destinato a George Pell, capo della nuova segreteria per l’Economia voluta da Francesco, sintetizza per la prima volta il valore reale di tutti i beni immobiliari di proprietà di istituzioni vaticane. Leggiamolo: «Sulla base delle informazioni messe a disposizione di Cosea, ci sono 26 istituzioni relazionate alla Santa Sede che possiedono beni immobiliari per un valore contabile totale di un miliardo di euro al 31.12.2012. Una valutazione di mercato indicativa dimostra una stima del valore totale dei beni di quattro volte più grande rispetto al valore contabile, o quattro miliardi di euro». Già: quattro miliardi tondi tondi”. Mentre “in un altro report confidenziale della Cosea datato 7 gennaio 2014 si specifica che quasi sempre «gli immobili sono registrati o al costo di acquisizione o al costo di donazione, e molti edifici istituzionali sono valutati a 1 euro. Dunque c’è da aspettarsi che il valore di mercato del real estate vaticano sia molto più grande»”.


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