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Anas, tutti i dribbling di Armani

Anas prova a dribblare Dama Nera e docce fredde da parte del governo. Per l’azienda controllata dal Tesoro non è certo un momento facile, stretta com’è tra il terremoto giudiziario di queste settimane e le mancate promesse di Palazzo Chigi. Il presidente Gianni Armani, alla testa dell’azienda da pochi mesi, ieri è tornato alla Camera per ribadire le sue intenzioni di risanamento e rilancio dell’azienda, tentando di rassicurare i deputati della commissione Ambiente. Ecco come.

COSI’ E’ SFUMATA (PER ORA) LA TARIFFA-ACCISA

All’Anas sono un po’ preoccupati. Pochi giorni fa è infatti saltato il meccanismo della tariffa accisa, con cui il governo puntava a superare il tradizionale trasferimento annuale di fondi pubblici all’Anas per finanziarne l’attività. In pratica si trattava di aumentare le accise sulla benzina e destinare il gettito extra all’azienda del Tesoro, rendendo così Anas finalmente indipendente dal governo. Una misura peraltro sollecitata più volte dallo stesso Armani, ansioso di utilizzare un sistema più dinamico per il risanamento di Anas, invece che sperare ogni anno nella bontà dell’esecutivo. Peccato che però la misura, nonostante lo sponsor del ministro per le Infrastrtture Graziano Delrio, non abbia convinto più di tanto Matteo Renzi e alla fine sia stata stralciata dalla manovra. Difficile d’altronde spiegare agli italiani un aumento delle accise quando si bolla una manovra come taglia-tasse. Da Anas però non demordono e, anzi, promettono di continuare a combattere per un cambio del meccanismo di finanziamento, tanto da lasciare trapelare l’idea che il tutto possa rientrare dalla finestra, magari quando la manovra sarà all’esame della Camera. Sibilline in questo senso le parole di Armani. “Il tema dell’autonomia finanziaria non è stato assolutamente abbandonato”. Chissà.

MOSSE (E CONTROMOSSE) ANTISCANDALO

L’altro fronte è quello giudiziario, con Anas messa sottosopra dalle intercettazioni della cosiddetta Dama Nera. In questo senso Armani ha voluto giocare d’anticipo, varando misure ad hoc per impedire un ripetersi dello scandalo. Tra questi un massiccio turn-over dei dirigenti, cioè “far uscire 50 dirigenti in 3 anni, di cui 25 già quest’anno” su un totale di 196 “. Un robusto ricambio che però potrebbe non bastare senza un allontanamento di quei dirigenti in odore di corruzione. In tal senso Armani ha spiegato che in base alle recenti inchieste “sono già state licenziate 3 persone e altre 5 sospese e penso che i licenziati saranno di più“.

IL NODO DEI CONTENZIOSI

Un’ultima questione è quella relativa ai contenziosi che periodicamente ingolfano l’azienda e che oggi, come si legge nei documenti diffusi dall’Anas, pesano sull’azienda per 8,6 miliardi di euro. Necessario quindi alleggerire i conti da tale macigno, magari eliminandone il grosso entro la fine del prossimo anno, come auspicato da Armani. Una speranza che, se avverata, potrà fruttare all’azienda fino 1 miliardo di euro. Soldi benedetti per un gruppo alle prese con meccanismi di finanziamento ancora troppo incerti.


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