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C’è stata una sparatoria in un centro di formazione militare in Giordania

Un ufficiale giordano ha ucciso a colpi di pistola sei persone in un centro di formazione della polizia ad Amman, la capitale della Giordania. I morti sono due contractor americani, un sudafricano e due giordani: l’aggressore è stato poi ucciso durante un conflitto a fuoco in cui sono rimasti feriti altri tre giordani (uno di loro è morto in ospedale) e un cittadino libanese. Il fatto è avvenuto ieri, ma non ha avuto troppo spazio nei media internazionali, e invece è una notizia da seguire.

LA VICENDA E I RETROSCENA

Attualmente non si sa perché Anwar Abu Zeid, l’autore della strage, abbia agito: i parenti dell’uomo che ha servito con la polizia giordana per undici anni fino a raggiungere il grado di capitano, lo descrivono ai media come un pio musulmano, ma lontano dalle posizioni radicali. Sono state diffuse soltanto alcune immagini, che riprendono la scena della sparatoria: sangue, tavoli spaccati e sedie in terra, in quella che dovrebbe essere la mensa della struttura di addestramento.

Il presidente americano Barack Obama ha fatto sapere alla stampa che sta trattando personalmente con molta attenzione l’evolversi delle indagini, ed è inutile aggiungere che si teme la pista terroristica. Ci sono due elementi che inclinano il piano dell’inchiesta verso questo aspetto: primo, ieri era il decimo anniversario degli attentati che colpirono il Grand Hyatt Hotel, il Radisson SAS Hotel e il Days Inn proprio di Amman. Il 9 novembre del 2005, tre gruppi coordinati di kamikaze di al Qaeda in Iraq (l’organizzazione combattente ai tempi guidata da Abu Musad al Zarqawi e prodromo formale ed ideologico dello Stato islamico), fecero una sessantina di morti e più di cento feriti.

Secondo, è noto che la Giordania ha fornito collaborazione in un piano di assistenza ai ribelli siriani del Free Syrian Army, promosso dalla Cia (un tempo si diceva anche che la capitale del regno hashemita ospitasse un centro di coordinamento di intelligence da dove operavano vari servizi alleati).

LA GIORDANIA È UN PAESE ESPOSTO AL TERRORISMO

«Questo incidente purtroppo non è una sorpresa: la minaccia del terrorismo islamista è aumentato nella regione negli ultimi anni in seguito [alla situazione di] Siria e Iraq. Per quanto siano state adottate misure preventive, è impossibile sradicare tutti i rischi» ha commentato un alto funzionario del governo giordano alla Reuters. La Giordania è alleata occidentale nella lotta al fondamentalismo islamico, ed è in prima linea contro il Califfato: circostanza che ha sensibilmente peggiorato l’esposizione del Paese a rivendicazioni terroristiche.

Amman ha avuto sulla Siria una posizione controversa ed ambivalente: se da un lato non ha voluto troppo distaccarsi dalla politica di supporto ai ribelli promossa dalle altre monarche sunnite del Golfo, dall’altro s’è sempre sentita sensibilmente vulnerabile davanti alla possibilità che a rovesciare il regime siriano potessero essere formazioni radicali islamiste.

In febbraio i media del Califfato diffusero le mostruose immagini di un pilota giordano precipitato con il suo aereo durante una missione di bombardamento contro l’Isis: il pilota fu poi poi catturato dai drappi neri e bruciato vivo in una gabbia; lo sdegno portò ad una reazione forte della Giordania, che per un breve periodo intensificò le operazioni contro lo Stato islamico.

Ma non solo l’Isis è il problema. A luglio è stato arrestato al nord del Paese un iraniano che aveva con sé 45 chili di esplosivo: secondo il quotidiano al Rai apparteneva al gruppo terroristico Iran-backed “Beit Al-Maqdis” (nonostante la somiglianza del nome, non c’entra niente con quello un tempo attivo sul Sinai e ora diventato una provincia dello Stato islamico). L’iraniano aveva intenzione di compiere attentati ad Amman come rappresaglia per il sostegno del regno alle forze che si oppongono a Bashar el Assad, di cui invece l’Iran è storico ed ideologico alleato.

IL CAMPUS

Sempre all’agenzia britannica, un funzionario dell’ambasciata americana in Giordania ha detto che per il momento è prematuro speculare sul movente che ha portato Zeid a sparare ieri. Lo stesso funzionario statunitense ha confermato che i due concittadini morti (un quarantaseienne di Cape Coral, mentre dell’altro non si conosce per il momento l’identità) erano dei contractor della DynCorp International, assunti dal dipartimento di Stato per fare training alla polizia palestinese nell’ottica del programma antidroga International Narcotics and Law Enforcement Affairs Bureau. Si stima che nel centro di addestramento, ci siano circa un centinaio di americani.

Inizialmente i media avevano diffuso la notizia che il luogo teatro dei fatti era il famosissimo KASOTC, acronimo di King Abdullah II Special Operations Training Center, il più grande centro di formazione militare dell’intero Medio Oriente, dove advisor americani (e di altri Paesi occidentali) forniscono consulenza alle forze di sicurezza regionali. Un campo per i «cowboy postmoderni» lo ha definito in un articolo di due anni fa il New York Times. In realtà, sembra invece che la sparatoria sia avvenuta in una struttura analoga che si chiama Jordan International Police Training Centre (JIPTC), che si trova a Muwaqqar, nell’otskirts orientale di Amman. Il centro è stato costruito nel 2003 attraverso fondi forniti da Washington ed è gestito dalla polizia giordana e da contractors americani. Il JIPTC aveva, come il KASOTC, il compito di formare le forze di polizia irachene, dopo la disintegrazione dell’apparato di sicurezza di Baghdad seguita all’invasione americana del 2003. I Giordani ottennero di poter dare consulenza anche ai poliziotti del West Bank: l’intento era di creare, attraverso gli istruttori del campo scuola, una struttura simile alla gendarmeria (una specie di Guardia nazionale). All’inizio di quest’anno è stato creato un corso di formazione anche per la polizia libica.

 

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