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Un “uomo di Putin” è stato trovato morto in un hotel di Washington

Giovedì mattina scorso un milionario russo con legami di alto livello con il Cremlino è strato trovato morto in un hotel di Washington. Non sono chiare le cause del decesso, secondo la Metropolitan Police che sta indagando.

L’uomo si chiama Mikhail Lesin: 57 anni, è stato ministro per l’Informazione dal 1999 al 2004 e poi dal 2013 ai primi del 2015 è stato il responsabile di Gazprom-Media Holdings, asset dedicato ai media del colosso energetico statale, considerato uno tra i più grandi gruppi editoriali del mondo: Hollywood Reporter sostiene che Lesin si sia dimesso da quest’ultimo incarico, perché frustrato dalle politiche di gestione del gruppo. Il suo corpo è stato trovato all’interno di una camera del The Dupont Circle Hotel, al centro della capitale americana, in cui era ospite.

Lesin è l’uomo che ha ideato Russia Today, la rete media nota come RT che «fornisce una prospettiva alternativa sui principali eventi mondiali, e fa conoscere al pubblico internazionale il punto di vista russo», per dirla secondo il suo sito web. Più fuori dai denti, RT è il più importante organo di propaganda governativa russa a livello globale: detto invece in modo più polite, è il braccio mediatico del soft power con cui il presidente Vladimir Putin sta cercando di esportare il “brand Russia”.

Lesin è, secondo gli osservatori, colui che ha orchestrato l’azione di censura con lo scorso anno il governo russo a messo il bavaglio a diverse fonti di informazioni indipendenti.

Proprietario a Los Angeles di un villa hollywoodiana da 28 milioni di dollari, su richiesta del senatore repubblicano del Mississippi Roger Wicker, nel 2014 l’Fbi aveva aperto un’inchiesta in cui si cercava di verificare se gli investimenti immobiliari non fossero frutto di riciclaggio di capitali illegali.

Per lungo tempo Lesin è stato considerato la figura più potente nel panorama dei media russi, un uomo che lavorava a stretto contatto con il presidente russo, un assiduo frequentatore dei corridoi del potere. La sua è una morte misteriosa e sospetta, perché a scomparire è un uomo informato su molti dei più importanti retroscena del potere di Mosca. Da alcune fonti vicine al Cremlino, viene lasciato intendere che dietro al decesso ci siano “questioni personali”: le stesse, ricordano ai media che l’hotel era un luogo di incontri e ritrovo di omosessuali. Altri sostengono addirittura che Lesin era là per incontrare dei funzionari di intelligence americani (a cui avrebbe spifferato qualche segreto?).

BONUS: UN ALTRO MISTERO

Abdulvakhid Edilgeriev, militante ceceno, è stato ucciso il primo di novembre nel quartiere Kayasehir di Istanbul: l’omicidio è avvenuto in pieno giorno, mentre l’uomo stava scendendo dalla sua macchina sotto casa, appena rientrato dalla preghiera in moschea insieme alla nipotina di quattro anni. I colpi che i due sicari gli hanno sparato, lo hanno raggiunto attraverso il parabrezza del suo Suv con targhe straniere. Edilgierev si era rifugiato in Turchia dopo aver occupato un ruolo centrale nell’Emirato del Caucaso (entità quasi scomparsa sotto i colpi militari di Mosca e davanti alla nascente affiliazione dello Stato islamico nel Caucaso nel Nord). Arrivato in Turchia aveva cambiato il proprio nome in Georgy Kamaev, e secondo media vicini alla questione dei ribelli ceceni, temeva di essere su una lista nera dei servizi segreti pro-russi ceceni.

Secondo il quotidiano turco Sabah, Edilgeriev era tornato dalla Siria, dove aveva combattuto il regime di Bashar el Assad tra i ribelli del gruppo guidato da Salaudin Shishani (Faizulla Margoshvili). Al suo funerale erano presenti, secondo quanto riportato in un’analisi della Jamestown Foundation, anche i vertici della Imkander, (discussa) organizzazione turca che assiste rifugiati e immigrati(la Russia ha fatto aggiungere alle liste terroristiche dell’Onu la Imkander, perché ritiene che sostenga la causa dei ribelli ceceni); diverse migliaia di ceceni scappati dalla guerra, ora vivono in Turchia.

Un certo numero di uccisioni/esecuzioni di questo genere si sono verificate in Turchia tra individui connessi alla resistenza armata nel Caucaso del Nord. Altri omicidi mirati includono Ali Osaev nel 2003, Gazi Edisultanov nel 2009, Berg-Haj Musaev, Rustam Altemirov e Zaurbek Amriev nel settembre 2011, e Medet Onlu maggio 2013. Inoltre, personaggi di spicco con legami con l’Emirato del Caucaso, come l’ex presidente del Supremo Tribunale della Sharia di Ichkeria, Shamsudin Batukaev (ottobre 2011), sono stati assassinati in Turchia. Si pensa anche che alcuni degli omicidi siano stati tenuti segreti, sia dai parenti delle vittime sia dalle autorità, fatti passare come misteriose sparizioni.

 

 

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