Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

C’è stato un attacco aereo israeliano all’aeroporto di Damasco (sembra)

Aggiornamento. A distanze di diverse ore dai presunti raid israeliani, la notizia non trova conferme da fonti ufficiali o indipendenti. Resta dunque il dubbio se le esplosioni registrate a Damasco siano state effettivamente dovute a un attacco aereo di Gerusalemme (circostanza chiaramente non impossibile) o a questioni di altro genere. Tra queste, il sito libanese Now, che ha curato una sorta di fact checking su tutto quello che è uscito dalla Siria proposito della vicenda, cita anche una rivendicazione di un gruppo ribelle poco noto al di fuori della capitale siriana. Lo Sham Liberation Army, questo il nome del gruppo, dice di aver colpito la zona dell’aeroporto con diversi razzi lanciati da appena fuori la città proprio nelle stesse ore in cui sarebbero avvenute le esplosioni dei presunti raid: anche in questo caso, c’è da prendere l’info con le molle, perché più i gruppi sono piccoli più cercano di intestarsi la paternità di azioni solo per gonfiarsi davanti ai media ed accrescere la propria popolarità (per spingere il proselitismo).

 

I media israeliani hanno riferito di un attacco aereo su obiettivi ufficialmente sconosciuti all’aeroporto di Damasco, avvenuto ieri intorno alle sei di mattina: i report sono confermati anche dagli attivisti siriani presenti sui social network. L’israeliano Ynet ha sottolineato che anche le pagine Facebook “amiche” del regime, hanno confermato l’attacco. Prima di andare oltre, un avviso: le tre righe precedenti, sono l’unico fatto (quasi) certo dell’intero pezzo, visto che per il momento mancano informazioni ufficiali, dato che sia l’esercito sia il governo di Gerusalemme finora hanno rifiutato di commentare la notizia. Questo è in linea con la propria policy su certe questioni. (Eventuali aggiornamenti saranno riportati successivamente).

OBIETTIVI E AZIONI

Non è la prima volta che Israele colpisce target in territorio siriano, e non è nemmeno la prima volta che la Israel Air Force (IAF) si spinge fino all’area della capitale: solo che adesso le condizioni sono un po’ cambiate, visto che la zone dell’aeroporto colpita è quella trafficatissima (insieme a quella di Latakia) anche dai voli che portano materiale militare in arrivo da Russia e Iran a sostegno delle forze lealiste.

Proprio questi potrebbero essere stati l’obiettivo dei raid: non che i caccia di Gerusalemme abbiano colpito unità russe o iraniane (in quel caso saremmo già davanti ad una vera e propria guerra mondiale), ma molto probabilmente al centro del mirino sono finiti convogli di armi che andavano a rinforzare Hezbollah, la milizia libanese filo-iraniana, che sta aiutando Bashar el Assad da diversi anni. Anche in questo caso, non si tratterebbe di un episodio troppo singolare, visto che più volte Israele ha colpito i convogli d’armamenti diretti ai libanesi, perché crede che l’Iran stia utilizzando il caos prodotto dal conflitto siriano per passare tecnologie militari aggiornate al partito/milizia di Beirut: quelle armi, secondo i più accurati report di intelligence israeliani e secondo l’idea di molti osservatori, potrebbero finire per essere usate non in Siria, ma contro Israele. In molti ritengono infatti che, una volta calmate le acque della crisi siriana, Hezbollah riaprirà il fronte contro Gerusalemme (l’ultimo conflitto s’è chiuso nel 2006).

Il Times of Israel, che ha cercato invano conferme tra le fonti governative sulla vicenda, ha forse qualche notizia in più, perché suppone che potrebbe esserci stato anche un altro possibile obiettivo d’interesse israeliano. Il giornale pensa infatti che i caccia IAF possano aver colpito l’unità palestinese delle forze d’élite estere iraniane “al Quds”. Anche in questo caso, non sarebbe la prima volta: qualche mese fa Israele colpì oltre il confine siriano in risposta al lancio di razzi sul proprio territorio. Quei razzi furono lanciati proprio dall’unità palestinese delle special force dei Pasdaran, che è guidata da Saeed Izadi, vecchia conoscenza israeliana, terrorista del gruppo Jihad islamico palestinese (gruppo islamista di Gaza che ha sede a Damasco).

SUPPOSIZIONI (ALTRE)

Ci sono due note importanti da sottolineare, ma, attenzione, restiamo nel campo delle supposizioni.

La prima: pochi giorni dopo l’inizio delle operazioni militari russe in Siria, circa un mese fa, alti funzionari governativi e militari di Mosca e Teheran si sono incontrati insieme ai leader politici dei rispettivi Paesi, con lo scopo di un chiarimento sulla strategia russa. In quell’occasione si era parlato di un accordo che avrebbe permesso da Israele di conservare i suoi interessi in Siria, e cioè poter colpire quelli che ritiene potenziali pericoli per la propria sicurezza nazionale, senza chiedere il permesso a nessuno (vedi convogli di armi per Hezbollah, o palestinesi delle Quds Force). L’attacco all’aeroporto di Damasco, controllato dai sistemi aerei russi, è una possibile conferma che questo accordo è in piedi.

Seconda nota: la Russia si trova in un asse con l’Iran a sostegno di Damasco. Sia che sia stato colpito un convoglio di armi per Hez, sia la fazione palestinese delle Quds, si tratta in entrambi i casi di operazioni “via Iran”, e dunque Mosca ha permesso, in virtù di quegli accordi con Israele, di colpire “interessi militari” di un proprio alleato. Teheran non ne sarà soddisfatto, ma d’altronde da tempo si parla di un irrigidimento dei rapporti tra russi e iraniani. I primi incolpano i secondi dell’inconsistenza dimostrata sul campo, dove a parte le foto dimostrative e propagandistiche dell’onnipresente generale Qassem Suleimani (ultimamente segnalato ad Aleppo, sul fronte caldo della Kweires Air Base), gli iraniani continuano a perdere ufficiali importanti e soldati, e soprattutto continuano a gestire male le sgangherate truppe siriane: nei video postati da Youtube si vedono spesso colonne di blindati siriani messi in fila tutti insieme, sembrano un tiro a segno per gli anticarro Tow che americani e sauditi stanno fornendo ai ribelli.

 

 

×

Iscriviti alla newsletter