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Eni, ecco come Saipem ballerà da sola

Una Saipem in grado di camminare, finalmente, con le sue gambe. Ma soprattutto svincolata un po’ dalla presenza ingombrante dell’Eni. L’audizione alla Camera è cominciata da pochi minuti quando Stefano Cao, amministratore delegato di Saipem, traccia il futuro della società di infrastrutture energetiche una volta legata a doppio filo all’Eni. E che ora, dopo l’ingresso del Fondo strategico della Cdp con una quota del 12,5%, si prepara ad affrontare un po’ più da sola le sfide globali. Prima però bisogna sistemare i conti in casa, varando un aumento di capitale da 3,5 miliardi e, soprattutto, rimborsando a Eni 3,2 miliardi di crediti.

VOLTARE PAGINA (A COMINCIARE DAL LOGO)

E’ vero che, una volta perfezionata l’operazione Cdp Eni manterrà una quota di primo azionista, intorno al 30%, incassando nel complesso 6,5 miliardi tra crediti e cessione. Però la seconda vita di Saipem inizierà con un nuovo logo, da cui sparirà il Cane a sei zampe dell’Eni. Segno dei tempi che cambiano. Cao non ha nascosto l’ottimismo che si sta respirando in Saipem in questi giorni, sottolineando a più riprese come  “sì, non c’è più il Cane a sei zampe, ma nasce un nuovo logo e una nuova storia, speriamo di altrettanto successo”. La scommessa, insomma, è accettata. Ma per ballare davvero da sola e senza il bisogno di un cavaliera, non può bastare rimettere in sesto i conti e favorire l’ingresso di nuovi soci. Serve una congiuntura internazionale favorevole, ovvero, un prezzo del petrolio a livelli accettabili. In Saipem lo sanno fin troppo bene e per questo Cao prende con filosofia il momento no del prezzo del greggio. “Queste crisi ci sono già state. Ma è fondamentale non farsi condizionare dal pessimismo, ma lavorare al meglio per creare un nuovo ciclo di successi per l’azienda”.

CUORE (E CERVELLO) IN ITALIA

C’è però una paura di fondo che sta accompagnando l’intera ristrutturazione di Saipem. E cioè, considerato che Eni ha diluito la sua quota e che l’aumento di capitale porterà Saipem a una dimensione ancora più globale, è possibile che prima o poi Saipem delocalizzi alcune sue attività core? La risposta, a sentire il numero uno del gruppo, è no. Così come è fuori discussione la vendita di pezzi pregiati dell’azienda. “Ho sentito diverse voci nella logica di spartirsi il moribondo ma il piano è basato sul rilancio dell’azienda e delle attività core”, ha detto Cao, chiarendo come “il cuore e il cervello di Saipem sono in Italia e non bisogna aspettarsi grandi cambiamenti della struttura in Italia“. C’è poi una ragione più tecnica che giustifica tale sicurezza. E cioè che, come si legge nei documenti dell’audizione, le quote di Eni (30%) e Cdp (12,5%) andranno a costituire una sorta di patto parasociale, al fine di prevenire scalate ostili, prevedendo la presentazione di un’unica lista per la nomina del consiglio di amministrazione.

I PRIMI PASSI DA FARE

Saipem tra qualche anno non sarà più la stessa, questo è fuori discussione. Meglio però iniziare con il piede giusto, partendo da un bilancio se non altro in ordine. In questo senso Saipem attingerà dal sistema bancario finanziamenti per 4,7 miliardi di euro. Di questi, 3,2 miliardi serviranno a rimborsare come detto i crediti residui verso Eni, mentre restanti 1,5 miliardi garantiranno la liquidità necessaria per le proprie esigenze finanziarie. Se tutto filerà liscio allora sì che, per dirla con le parole del presidente Paolo Andrea Colombo (ex Enel),  “rafforzarci patrimonialmente ci potrebbe consentire di giocare un ruolo da protagonista in questo processo”.

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