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Come sarà la nuova Enel di Starace

Enel cambia pelle. Nel corso della presentazione del piano industriale lo scorso 18 novembre a Londra si è gettata luce nuova su quella che sarà la nuova compagnia elettrica italiana. Nuova perché nel 2050 Enel sarà carbon free (cioè genererà elettricità esclusivamente da fonti rinnovabili) e, anche molto prima di quella data, perché sulla sua rete non viaggerà più solo corrente elettrica, bensì dati e voce.

ENEL SVILUPPA LA BANDA LARGA

Si tratta di due capisaldi del nuovo modello di business che la nostra compagnia elettrica va abbracciando. Ed è una tendenza davvero europea: tutte le compagnie elettriche nazionali stanno diventando compagnie infrastrutturali utilizzando la rete capillarmente diffusa sul territorio in settori diversi da quello tradizionale. Le trattative di Enel con Vodafone, Metroweb, Wind e probabilmente la stessa Telecom Italia sono una pietra miliare di quello che sarà il futuro della rete elettrica italiana. E nel piano industriale è prevista la costituzione di una newco a cui potranno partecipare tutte queste società telecom per far passare sui fili della corrente la banda larga. “Il cda di Enel – ha scritto Repubblica Luca Pagni – ha appena approvato la costituzione di una nuova società per lo sviluppo della banda larga: come primo mercato l’Italia, ma secondo uno schema che potrà essere replicato in tutti i paesi nei quali Enel è presente e ha investito nelle reti locali, come la Spagna o il Sud America”. “Enel andrà a sostituire – continua Pagni – nei prossimi anni oltre 30 milioni di contatori nelle case degli italiani e ne approfitterà per portare nelle abitazioni nuovi cavidotti al cui interno saranno contenute le fibre ottiche. Per farlo, aprirà la nuova società delle tlc agli operatori ma anche a gruppi finanziari (a cominciare dalla Cdp)”.

… E SI RIPRENDE LE RINNOVABILI

Una rivoluzione che passa anche attraverso il reintegro delle rinnovabili di Enel Green Power, che aveva separato dal business principale e quotato esattamente cinque anni fa. Gli analisti non hanno esitato a definirlo un cambio epocale: dal pachiderma alla gazzella, questa sarà la Elen Carbon free del 2015, come annunciato dall’ad Francesco Starace, in un piano più aggressivo del primo che dalla Borsa forse non è stato preso molto bene visto l’andamento debole sia di Enel sia di Enel Green Power. “Gli scossoni in Borsa sull’annuncio del piano sono dovuti a smontaggio di arbitraggi – dice Massimo Gionso, consigliere delegato di Cfo – il titolo ora già è tornato a muoversi in maniera normale”. Riprendersi le rinnovabili è un’operazione che già era stata fatta in Spagna da Iberdrola e in Francia da Edf: l’Italia arriva solo in ritardo come in ritardo aveva quotato Egp.

CREAZIONE DI VALORE

Ma Egp viene riportata dentro a una valore di due euro, dopo un debutto a 1,60 a novembre del 2010. Una creazione di valore quindi, sia per l’azionista sia per la capogruppo. Per gli azionisti non cambia nulla sui dividendi, confermati a 16 centesimi nel 2015 e 18 nel 2016 con un payout del 65%. Il tesoro passa dal 25 al 23%. L’organico sarà ridotto di 4000 unità, ovvero del 14%, ma attraverso 6mila prepensionamenti e l’assunzione di 2mila nuove leve, i risparmi complessivi dell’integrazione sono quantificati in 1,8 miliardi e il target delle dismissioni residue di circa 6 miliardi, gran parte di destinati alla crescita, con gli investimenti che aumentano di 2,7 miliardi.
Resta da capire come verrà finanziata questa operazione, che prevede un concambio tra azioni con un rapporto di 0,486. Non sarà quasi sicuramente un finanziamento con cassa che andrebbe in contrasto con l’obiettivo di ridurre il debito. Escuso anche che Enel possa scendere dal 70% di Endesa e poco probabile che il finanziamento avvenga attraverso l’emissione di un dividendo straordinario dalla spagnola, che avrebbe un effetto negativo sulla leva finanziaria. L’opzione più probabile è l’emissione di nuove azioni con un effetto diluitivo nell’ordine del 2-3%.

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