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Banca Marche, Etruria e Cari Chieti. Attese e sbuffi dei soci

La ferita è ricucita. O quasi. Quattro banche in amministrazione straordinaria sono state appena salvate dal governo, che ieri ha approvato in fretta e furia un decreto per metter in sicurezza Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Ferrara, CariChieti e Popolare dell’Etruria. Un salvataggio da 3,6 miliardi di euro interamente a carico del sistema bancario nazionale, aggirando così l’ostacolo dell’aiuto di Stato: l’operazione sistemica prevede lo scorporo delle attività sane da quelle malate, che finiranno in una bad bank. Le attività bancarie “buone” finiranno invece in quattro istituti “ponte” che funzioneranno fino a che le banche non verranno ricapitalizzate e quindi vendute al miglior offerente. In pratica, quattro banche buone e ripulite dalla sofferenze e una bad bank comune dove scaricare i crediti deteriorati, circa 8,5 miliardi, ma svalutati a 1,5 miliardi. Il tutto sotto la regia di Roberto Nicastro, ex dg di Unicredit (nella foto). Ma quali saranno le conseguenze per i piccoli azionisti e per le loro azioni?

BANCA ETRURIA DIVENTA SPA (A SUA INSAPUTA)

Formiche.net, che nei giorni scorsi ha dato conto in più puntate delle manovre dei soci in vista del salvataggioha potuto visionare il testo del decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Ebbene, nel giro di 24 ore la popolare aretina ha cambiato veste, diventando una spa. Niente più cda ad hoc e niente più assemblea. Nel documento, infatti, fin da subito si parla di “Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio spa” che avrà un capitale sociale di “442 milioni di euro, ripartito tra 10 milioni di azioni“. Una bella accelerazione se si considera che l’assemblea che avrebbe dovuto trasformare l’Etruria in spa era in programma a dicembre. Quanto alle altre banche, la ripartizione delle azioni risulta paritetica, mentre cambia il capitale iniziale. 191 milioni per Carife, 1 miliardo per Banca delle Marche e 141 milioni per CariChieti.

AZIONISTI FUORI DALLA BANCA

Ma c’è un’altra questione che in queste ore sta facendo sbuffare molti soci dell’ormai ex Etruria. Quella della sottoscrizione delle azioni che saranno emesse in seguito alla nascita dei quattro istituti sani e che, come recita il testo del decreto “saranno interamente sottoscritte dal Fondo nazionale di risoluzione“, nato in seno alla Banca d’Italia. In pratica, tutte le azioni fino a ieri detenute dagli azionisti delle “vecchie” banche non esistono più. “Siamo molto amareggiati, non sappiamo più dove siano finite le nostre azioni”, commenta con Formiche.net Vincenzo Lacroce, socio storico dell’Etruria e presidente dell’associazione Amici Banca Etruria. “L’unica cosa positiva è che i dipendenti della banca non sono stati licenziati, ma come si può buttare fuori dall’istittuto 62.000 soci dell’Etruria?”, si chiede ancora Lacroce, che aggiunge: “Siamo stati cancellati per decreto, e nel testo non c’è traccia di garanzie per noi, per esempio di warrant”.

LA PARTITA PER LA RAPPRESENTANZA

Ora che il governo ha preso in mano la questione e deciso, si apre però un altro match, quello vero. Una lunga e complessa transizione tra i nuovi padroni di Banca Etruria, ad oggi il Fondo, poi si vedrà, e il territorio, cioè i piccoli soci. “Incontreremo i nuovi vertici. Certo, vogliamo capire se c’è spazio per noi. E soprattutto che ne sarà delle nostre azioni”. Lacroce non lo dice, ma paventa lo spettro dei ricorsi a valanga da parte dei piccoli soci. Forse una class action. “Etruria è spa da nemmeno 24 ore e le nostre azioni si sono volatilizzate. Da questa mattina non faccio altro che ricevere telefonate di azionisti”.

TUTTI GLI ULTERIORI DETTAGLI SULL’OPERAZIONE IN QUESTO ARTICOLO DI FERNANDO PINEDA

(ECCO LA BOZZA DEL DECRETO)



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