I piccoli risparmiatori rimasti con un pugno di mosche dopo il salvataggio di Carife, Carichieti, Etruria e Banca Marche trovano una sponda. A destra per la precisione. Da una parte Forza Italia, che ha annunciato la presentazione di un emendamento alla manovra per restituire agli azionisti e ai titolari di bond subordinati parte dei loro soldi, bruciati in solo colpo all’indomani del decreto salva banche del 22 novembre scorso. Un falò da 1,2 miliardi di euro tra azioni e obbligazioni subordinate, dissolte dal giorno alla notte in seguito alla nascita della quattro nuove banche ripulite dai crediti deteriorati. Dall’altra Fratelli d’Italia, che ha annunciato battaglia in Aula alla Camera per di rendere giustizia ai risparmiatori. E così, mentre le associazioni dei consumatori e degli azionisti sono sul piede di guerra e pronti a ricorsi a valanga, come anticipato da Formiche.net nei giorni scorsi, si profila un po’ a sorpresa sul fronte bancario l’asse Fi-Fdi.
FORZA ITALIA E LA VIA DELL’EMENDAMENTO
I primi a scendere in campo sono stati proprio gli azzurri, i cui esponenti si sono recati nei giorni scorsi ad Arezzo presso Banca Etruria, per rendersi conto di persona della situazione. Il risultato è un emendamento alla legge di Stabilità a firma Deborah Bergamini “per introdurre una salvaguardia a favore di azionisti e obbligazionisti subordinati”. Sì perché, come confermato questa mattina alla Camera dal presidente della commissione Finanze Francesco Boccia (Pd), il governo ha deciso travasare il decreto salva banche nella manovra. Forza Italia, che parla di “palese ingiustizia” ai danni dei risparmiatori, mira a questo punto a girare i proventi della vendita delle quattro banche buone agli azionisti e ai titolari di obbligazioni, anziché al Fondo di risoluzione. Il che manderebbe su tutte le furie le grandi banche accorse per salvare gli istituti commissariati, dal momento che parte del rimborso dei 4 miliardi messi sul piatto da Intesa, Unicredit e Ubi con un finanziamento, arriverebbe proprio dalla cessione al mercato delle attività sane, i cui proventi verrebbero girati dal Fondo agli istituti.
FDI VUOLE SCATENARE L’INFERNO (IN AULA)
A procurare battaglia però non sarà solo Forza Italia, ma anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che nei giorni scorsi l’ha giurata a Renzi e al Pd, ricorrendo a Twitter. “Renzi ha scippato vergonosamente i risparmiatori di Banca Etruria. Fratelli d’Italia farà l’inferno in aula contro questa rapina”, ha scritto la Meloni, anticipando un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. La componente aretina del partito ha addirittura chiesto l’intervento della Procura della Repubblica.
FUOCO INCROCIATO SUL SALVA-BANCHE
Ma non ci sono solo Forza Italia e Fratelli d’Italia a scagliarsi contro il decreto di Palazzo Chigi. Anche Lega Nord e Movimento 5 Stelle hanno tentato di smontare le ragioni del provvedimento, nell’ambito delle questioni pregiudiziali (respinte) al decreto. I grillini in particolare hanno attaccato la costituzionalità del decreto che “rappresenta indubbiamente una violazione del principio di ragionevolezza e uguaglianza” sancito dall’articolo 3 della Costituzione e “di capacità contributiva” tutelato dall’articolo 53, scrivono i deputati in una nota che ha accompagnato la pregiudiziale di costituzionalità presentata stamattina alla Camera. Non solo. “Le azioni di risoluzione introducono delle deroghe ai principi contabili con decorrenza retroattiva. L’effetto è quello di consentire agli enti creditizi e finanziari e alle imprese di assicurazione di dedurre integralmente le svalutazioni e le perdite su crediti nell’anno in cui si sono verificate, ovvero il periodo di imposta 2014″. Stessa lunghezza d’onda per la Lega. “L’intervento del governo” si legge nella pregiudiziale, “seppur celato dietro nobili intenti ha quale unica finalità quella di salvaguardare gli interessi delle banche che hanno, per giunta, operato attraverso sistemi di speculazione finanziaria aleatori mettendo a rischio i risparmi dei propri clienti”.
IL PD FA QUADRATO (E APRE A MODIFICHE)
E proprio mentre le opposizioni si preparano a dare battaglia in Aula ecco che il Pd corre ai ripari, alzando lo scudo da una parte e aprendo la porta a possibile modifiche al provvedimento dall’altra. “Il governo”, si legge in una nota, “ha fatto tutto quello che le norme italiane e europee consentivano di fare, riducendo nella massima misura possibile gli effetti negativi dell’insolvenza degli istituti bancari in questione”. Tuttavia “non è al governo che si può imputare il fatto che tanti risparmiatori hanno acquistato titoli oggettivamente rischiosi, in buona fede, convinti che rischiosi non fossero. Ciò doverosamente chiarito, crediamo che quella di un’azione giudiziaria, anche tramite le associazioni dei consumatori, sia una strada che deve essere percorsa. Siamo già al lavoro allo scopo di verificare se esistano, in sede di conversione parlamentare del decreto, margini giuridicamente sostenibili per fare dei cambiamenti positivi”.