Sale il polverone intorno all’assemblea degli azionisti di Telecom Italia che si riunirà il 15 dicembre a Rozzano, alle porte di Milano, per prendere due importanti decisioni. Innanzi tutto, dovrà esaminare la proposta di conversione delle azioni risparmio in ordinarie, che secondo le indiscrezioni di stampa è stata portata nel consiglio di amministrazione che l’ha approvata con un “blitz” del presidente Giuseppe Recchi. Mentre l’amministratore delegato Marco Patuano, che pure stava studiando da mesi l’operazione, non sarebbe stato al corrente del suo approdo in cda.
L’OK DEL CONSULENTE DEI SOCI RISPARMIO
La conversione agita i sonni degli azionisti risparmio, il cui rappresentante comune, Dario Trevisan, nei giorni scorsi aveva deciso di rivolgersi a un consulente esterno per verificare che il prezzo di concambio proposto da Telecom fosse giusto, o, come si dice in gergo finanziario, “fair”. Da ricordare che la società guidata da Patuano e Recchi ha deciso di scambiare una azione ordinaria per ciascun titolo risparmio, con pagamento di un conguaglio di 9,5 centesimi ad azione. Al termine del periodo per la conversione facoltativa, scatterà poi quella obbligatoria, sulla base di un rapporto di 0,87 azioni ordinarie per ciascun titolo risparmio. Ebbene, il parere del consulente esterno è appena arrivato: si tratta di Kpmg, secondo cui il rapporto di concambio sarebbe “fair”.
IL NODO DEI CONSIGLIERI VIVENDI
Ma la conversione delle azioni risparmio in ordinarie non è l’unico tema al centro dell’assemblea del 15 dicembre. I soci di Telecom dovranno anche decidere se innalzare da 13 a 17 il numero dei consiglieri di amministrazione facendo posto ai rappresentanti della Vivendi di Vincent Bollorè, di recente salita al 20% della società telefonica ex monopolista. Un’ipotesi che non entusiasma i fondi comuni, molto presenti in Telecom, che nei giorni scorsi hanno fatto quadrato intorno ad Assogestioni. Ecco perché l’associazione italiana di categoria raccomanda di opporsi, in assemblea, all’ingresso in cda dei quattro consiglieri di Vivendi. A sostenere Assogestioni sono anche alcune società di proxy advisor, che orientano cioè i voti degli investitori in vista delle decisioni importanti. Anche Frontis, Iss e Glass Lewis, non a caso, raccomandano ai fondi di votare contro Vivendi nell’assemblea del 15 dicembre.
L’ALTERNATIVA
A schierarsi, in un certo senso, al fianco dei francesi è stata nei giorni scorsi la Bluebell Partners di Giuseppe Bivona e Marco Taricco, società di consulenza che ha azioni Telecom in portafoglio e dà consigli di governance a un buon numero di investitori istituzionali. Secondo quanto riferito da Giovanni Pons su Repubblica del 2 dicembre, le possibili soluzioni all’impasse in Telecom per Bluebell sono due. O si dimette tutto il cda e si procede a un rinnovo integrale includendo Vivendi ma senza innalzare il numero dei consiglieri. “Oppure – aggiunge Pons – si dimettono i sei consiglieri entrati senza il voto di fiducia dell’assemblea (Gallo, Ben Ammar, Cioli, Valerio, Fitoussi, Marzotto) e si sostituiscono con i quattro consiglieri indicati da Vivendi (De Puyfontane, Roussel, Philippe, Herzog) riducendo il numero totale a 11. Così si aumenterebbe anche il peso dei tre consiglieri espressi dai fondi, riallineando la rappresentanza nel board”.