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Ecco come Chaouqui perdona Balda

Oggi ho assistito alla scena peggiore. Balda in aula. Un uomo che non riconosco più. Non parlo del sacerdote. Parlo dell’essere umano.

Ho conosciuto questa persona che aveva la lucidità e il coraggio di sfidare la curia accanto a Francesco. Uno che non si fermava davanti a niente, a nessuno. Uno che leggeva un bilancio in tre ore, che prendeva decisioni.

Con lui ho condiviso un pezzo di strada, la più difficile professionalmente ma la più grande sfida che a trent’anni potessi pensare di vivere. COSEA è stata un massacro, umanamente e professionalmente. La mia vita ha smesso di appartenermi. La strada che vedevo tracciata era svanita: la mia carriera, la famiglia, gli amici. Tutto era in secondo piano.

Ed io in Vaticano non percepivo uno stipendio, non ho mai preso un centesimo. Mi dimisi da EY dove lavoravo quando EY ricevette l’incarico di effettuare la due diligence al Vaticano. Mi dimisi mentre l’attuale presidente dello IOR Jean Baptiste de Franssu all’epoca membro della commissione come me presentava suo figlio alla società Promontory l’istante dopo che COSEA aveva affidato alla ditta americana la revisione dello IOR. Un incarico in cambio di un posto per il figlio.

Poi accadde l’incredibile, eravamo soli contro il mondo, io e Balda in primis. Francesco fu il primo ad essere informato dello scempio, poi tutte le gerarchie. Ognuno sapeva. Ora sapranno anche in tribunale e capiranno cosa era davvero quello che gli inquirenti hanno scambiato per associazione a delinquere. Balda ha combattuto con coraggio, con forza per mesi. Per Francesco. Ed io con lui. Siamo diventati amici, lui affascinato dal mio mondo, dalla vita che intanto era tornata a riprendermi.

Balda frequentava la mia famiglia, i miei e anche mio marito che oggi ha declassato a copertura. Si confidava con me, mi raccontò gli anni della scelta sacerdotale, le ragioni profonde, non solo la fede, il tormento di un uomo a cui Dio non è mai bastato. Una persona dilaniata da una promessa e dalla fatica di mantenerla. Figlio unico, terrorizzato dalla solitudine, desideroso di un figlio, di un amore libero che non escludesse Dio ma che non ne facesse più il centro. Diventammo amici, lui si confidava. Io di mio non troppo, ho pochi amici che possono dire di conoscermi. Era blasfemo per me anche solo pensare a quello che Balda ha inventato nel memoriale. Era un fratello per me e come tale lo vedevo.

Poi qualcosa ha smesso di funzionare, anzi quasi tutto. Balda conobbe un gruppo di senza coscienza con l’unico obiettivo di distruggere il nostro rapporto. E si sa, funzionano sempre gli amici che ti dicono che tutto va bene rispetto a quelli che dicono che tutto va male. Ero un grillo parlante e questo Balda di me lo ha sempre sofferto. Queste persone hanno distrutto il sacerdote e distrutto ll mio amico. Una persona a cui ho voluto un bene dell’anima. Uno che si sarebbe ammazzato prima di far male al Papa.

Oggi l’ho guardato negli occhi come non facevo da maggio scorso e non ho riconosciuto nessuno. Rideva di una risata isterica, mi guardava vergognandosi delle bugie che ha raccontato. Diceva che era felice e che dorme benissimo la notte in carcere. Che si diverte e che è contento. Nessuna vergogna, nessun dolore.

Dov’è Angel? Quello vero? Quello che doveva cambiare il Vaticano? Il mondo invece ha cambiato lui in un essere che non riconosco, che ha detto di amarmi e che ha cercato di distruggermi per non assumersi il coraggio delle sue azioni. Vederlo così mi ha fatto scendere le lacrime che mai avevo versato in questo giorni. In quel momento ho sentito dal profondo il perdono.

Lui non si è pentito ma io so che quel patetico manichino mascherato non è il mio amico Angel. L’ho perdonato. Ed è questo il mio Giubileo. Offro a Dio la conversione del cuore, la misericordia dell’amore che fa perdonare anche chi non lo chiederà mai. Fate lo stesso con chi vi ha fatto male, perdonate, qualsiasi cosa, la porta santa è nel cuore di ognuno di noi.

La mia si apre stasera, con il perdono di Don Angel, il prete che non aveva paura.

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