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Chaouqui e Balda, le mire su finanza e comunicazione del Vaticano

“Francesca è furiosa. Non so i fatti perché non vuole, ma so che ieri ha visto i suoi amici del governo senza dirmi niente”, scriveva Corrado Lanino – marito della giovane Francesca Immacolata Chaouqui – al monsignor Lucio Vallejo Balda. Lanino è chiarissimo nel far capire a Vallejo Balda quel che significa quella “furia” malcelata dalla moglie: “Mettere così alla porta e trattare una persona male, umiliarla quando ha questi contatti e tutte quelle informazioni non solo di Cosea (la commissione per la riforma delle finanze d’oltretevere, ndr) è pericoloso”. Ma cosa si nasconde dietro la rabbia della pierre che sarebbe stata segnalata (dice ancora il monsignore spagnolo) niente di meno che dal cardinale Jean-Louis Tauran?

LE MIRE DELLA PIERRE

Riavvolgiamo il nastro. Chaouqui sarebbe stata furiosa per la sua estromissione da ogni incarico vaticano, annunciato o presunto, cui ambiva. In primo luogo, l’esclusione dai nuovi organismi finanziari, dove il Papa ha preferito inserire altra gente (forse più qualificata rispetto alle competenze da lei possedute per trattare di Ior, Apsa e forzieri d’Oltretevere, dicono i critici della comunicatrice). Ma sarebbe stata la mancata nomina in ruoli di peso nel nuovo megadicastero per la Comunicazione a far rimanere di stucco Chaouqui. Vediamo le date: Francesco scioglie la commissione Cosea il 22 maggio 2014, quando si considera entrata a regime sia la Segreteria per l’Economia affidata al cardinale Pell (con la delusione di Vallejo Balda per non esserne stato nominato segretario, cioè numero due), sia il Consiglio per l’Economia riformato e rivisto nei suoi componenti. E i due unici membri della Cosea rimasti a spasso sono proprio Vallejo Balda e Chaouqui.

COSA REPLICA LA CHAOUQUI

Su Facebook, la pierre – dopo l’articolo di Repubblica con lo sfogo di Lanino presente nelle carte processuali – scrive: “Mio marito riteneva che, ormai a limite, potessi fare qualcosa che poi mi si sarebbe ritorto contro. All’epoca meditavo di dimettermi prima della fine di COSEA denunziando le irregolarità che avevo visto. Mio marito pensava che un nuovo incarico mi avrebbe placato ma non era una questione di incarichi ma di giustizia anche in quel caso”. Conclusione: “Quindi i timori di mio marito non trovano riscontro nella realtà, avrei potuto agire male e non l’ho fatto”.

CHE SI DICE OLTRETEVERE

Torniamo alla Cosea. In Vaticano tutti sanno che è questione di mesi l’avvio della delicatissima riforma delle strutture comunicative: c’è chi vaticina accorpamenti, soppressioni, creazioni ex novo. Su una cosa, però, sono tutti d’accordo: ci sarà qualche “poltrona” da smistare. Chaouqui lo sapeva meglio di ogni altro e sperava che il Papa si ricordasse di lei quando si trattò di inserirla nella commissione incaricata di studiare la faccenda. Niente da fare, il suo nome non compariva. A diversi giornalisti, come riportava settimane fa il Quotidiano Nazionale, dava per certo che sarebbe stata lei – e anche “presto” – a sostituire addirittura Padre Federico Lombardi, il direttore della Sala stampa vaticana, nonché unico portavoce ufficiale. L’antifona era chiara: Chaouqui avrebbe tenuto in mano la comunicazione della Santa Sede, prima donna della storia.

LE DECISIONI DEL PAPA

Tutto vero o tutto falso? Tant’è che una volta terminati i lavori della commissione istituita ad hoc, Francesco avrebbe nominato, il 27 giugno scorso, a Prefetto della Segreteria per la comunicazione mons. Dario Edoardo Viganò, un presbitero (non ordinato vescovo, però) che già era ben addentro il settore, visto che dirigeva il CTV, il centro televisivo vaticano. Nonostante la creazione del nuovo dicastero, Lombardi veniva lasciato al suo posto (benché da settimane si parli insistentemente di un prossimo avvicendamento e il vaticanista Robert Mickens abbia anche ipotizzato una sfida tra Antonio Spadaro e Thomas Rosica per l’ambita carica) ed egli stesso faceva intendere che ci sarebbero voluti anni prima che la riforma entrasse a pieno regime.

QUESTIONI IRRISOLTE

Anche perché rimangono diverse questioni da risolvere riguardo la Segreteria per l’Economia, a cominciare dalla strana coabitazione tra il prefetto (mons. Viganò) e il presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, l’arcivescovo Celli. Proprio quest’ultimo non avrebbe fatto mancare di segnalare a qualche confratello l’imbarazzo per essere stato scavalcato da un semplice prete. Tutto è destinato a risolversi presto, dicono fonti ben informate in Vaticano, e cioè quando Celli (già ultrasettantacinquenne) verrà pensionato.


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