L’anno che ci sta lasciando è ormai agli ultimi spiccioli di orologio. E’ tempo, come consuetudine, di bilanci e consuntivi. La politica si interroga sui risultati conseguiti e sulle tante attività di governo svolte o in cantiere. Il presidente del consiglio Renzi non si è sottratto alla scontata liturgia. Infatti, il 29 dicembre ha tenuto la conferenza stampa, fluviale e ottimistica, quasi profetica, per annunciare che il Paese ha vissuto nel 2015 momenti più fortunati che nell’anno precedente. La congiuntura internazionale indubbiamente ha portato qualche segno positivo alla nostra economia. Il calo del prezzo del petrolio, gli interventi della BCE in Europa e il basso costo del denaro, l’inflazione quasi a zero sono i fattori che hanno inciso sul non peggioramento della condizione socio-economica dell’Italia. Essa, nonostante tutto, vive ancora una realtà stagnante. Si aspetta l’anno prossimo per avere risultati più favorevoli sui progressi intervenuti nel nostro sistema economico-produttivo. Purtroppo, con tanto rammarico, si può affermare che tra i paesi fondatori dell’Europa unita l’Italia comunque è il paese che cresce meno. Il confronto per esempio con la Germania della Merkel e di Schäuble è seriamente negativo.
Renzi nell’appuntamento di fine anno, pur rilanciando la polemica con la Germania e con l’UE, è stato più accorto e più circostanziato nel ribadire i contenuti delle critiche dei giorni passati.
L’Europa non va vista come controparte, infatti, è la casa comune dove si assumono decisioni e atti di governo, soprattutto di carattere economico e finanziario, validi per noi e per gli altri paesi che ne fanno parte. Nelle sedi proprie vanno sollevate le questioni che più interessano, utilizzando tutti gli strumenti che si posseggono e che sono necessari per transazioni vantaggiose. Allestire, ostentare tramite i mezzi di informazione una polemica contro le istituzioni europee o contro altri partner storici dell’Italia è certamente disdicevole e non risolve i gravi problemi. Pare che Renzi se ne sia accorto. Altri temi affrontati sono stati: riforme già approvate o in via di definizione, la funzione dei mezzi di informazione e dei giornalisti. E’ venuto addirittura fuori il desiderio di cancellare l’ordine dei giornalisti, con evidente disappunto di coloro che erano presenti.
A parte i gufetti disegnati sulle slide mostrate, la partita che si giocherà nell’ottobre 2016 con il referendum sulle riforme costituzionali approvate dal parlamento è stata forse la questione centrale. Renzi ha spiegato che quell’occasione sarà per lui la cartina di tornasole per continuare o gettare la spugna.
Il capo del governo, immaginando che le sole riforme possano surrogare la crisi della politica punta tutto su di esse, dimenticando che il declino della politica ha risvolti molto più complessi, e va affrontato evitando semplificazioni pericolose. La crisi della politica è crisi di potere, di autorevolezza, di primato della politica stessa. La tecnica e l’economia oggi godono di una maggiore credibilità, rispetto alla politica e le cause sono diverse. La politica, i suoi strumenti, il suo potere fanno riferimento ad una condizione di carattere nazionale mentre la tecnica e l’economia sono proiettate già dentro una competizione che porta a transazioni di carattere internazionale. La storia politica non è solo la storia delle decisioni di governo o degli slogan di partito, è la storia di un’idea che si incarna, si confronta, combatte, è sconfitta, riprende il suo percorso, affrontando i tortuosi sentieri che la storia presenta. Questa è la grande idea sturziana della libertà. Oggi tutto questo manca alla politica, e per approssimazione si esaminano situazioni difficili e scabrose, senza avere strumenti idonei per risolverli. Renzi se vuole essere ricordato come innovatore nella storia dei governi italiani è auspicabile che faccia utili sforzi, per essere all’ora del Paese, senza immaginare sconfitte o rinunce. Fanfani, toscano come Renzi, diceva che per un cattolico la vita e la vita politica è fatta di quaresime e di risurrezioni.Se quindi a Renzi dovesse capitare di affrontare una quaresima stia tranquillo, dopo ci sarà comunque una risurrezione.
Renzi e il bilancio di fine anno
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