Il Papa, anche durante l’Angelus di Santo Stefano, il primo martire, ha rivolto lo sguardo ai “nostri martiri d’oggi” che soffrono in tante parti del mondo per il solo fatto di essere cristiani. Lo aveva già fatto il giorno prima, nel tradizionale Messaggio natalizio che precede la solenne benedizione Urbi et orbi.
L’ATTACCO NELLE FILIPPINE
Parole che, come nota La Stampa, sono “di stretta attualità” per i cattolici filippini di Mindanao, dove le feste natalizie sono state funestate da un attacco condotto da un gruppo di ribelli islamisti a un villaggio cristiano. Il bilancio è di quattordici vittime, nove tra i cristiani e cinque tra i terroristi. Il massacro non ha avuto un epilogo più cruento solo perché le autorità – prevedendo una escalation a ridosso del Natale – avevano raccomandato ai cattolici di non uscire di casa in questi giorni. La situazione sul terreno è di complessa lettura anche perché, nota sempre il quotidiano di Torino, “il governo di Manila ha sempre negato” che sul suo territorio siano presenti campi di addestramento dell’Isis e che decine di filippini siano andati a combattere tra le file degli adepti di Abu Bakr al Baghdadi.
“PERSEGUITATI NEL SILENZIO VERGOGNOSO DI TANTI”
E’ anche per queste notizie provenienti dall’altra parte del mondo che l’account Twitter ufficiale del Papa, @Pontifex, ha pubblicato un messaggio che non ha necessità di spiegazioni: “Preghiamo per i cristiani perseguitati, spesso con il silenzio vergognoso di tanti”. Il giorno prima aveva già affrontato il punto: “Il mio pensiero va a pure a quanti sono stati colpiti da efferate azioni terroristiche, particolarmente dalle recenti stragi avvenute nei cieli d’Egitto, a Beirut, a Parigi, Bamako e Tunisi”. E, ancora, aveva rivolto un pensiero “ai nostri fratelli perseguitati in tante parti del mondo a causa della fede, i nostri martiri d’oggi”.
I RIPETUTI APPELLI DEL PAPA
Luigi Accattoli, dalle colonne del Corriere della Sera, scrive che “Francesco è instancabile nel ricordare che i cristiani sono oggi la componente della popolazione mondiale più perseguitata, che ci sono più martiri nel nostro tempo rispetto a ogni altro, che questo martirio è ignorato dal mondo. Lo ha detto un anno addietro al Parlamento europeo, l’ha ripetuto all’Onu lo scorso settembre”. Due – aggiunge Accattoli – sono gli aspetti del “dramma” cristiano che colpiscono di più Papa Bergoglio, e cioè “il fatto che l’aggressione ai cristiani viene crescendo ogni anno e la difficoltà che le chiese incontrano nel segnalarlo all’opinione pubblica”. Vi è un’altra questione aperta: “Francesco in più occasioni ha segnalato la sua volontà di vicinanza anche fisica ai perseguitati: dell’idea di volare nel Kurdistan iracheno una volta ha parlato pubblicamente. Ma sa che una sua presenza sul terreno metterebbe a rischio di morte quanti andrebe a incontrare e fornirebbe argomenti alla propaganda islamista che addita il Papa come guida dei crociati”.
IL QUADRO DELLE PERSECUZIONI NEL MONDO
Il rapporto presentato recentemente da “Aiuto alla Chiesa che soffre” presenta un quadro che più drammatico non potrebbe essere. Si guardi all’Iraq, dove dal milione di credenti presenti sul territorio prima dell’ultima Guerra del Golfo si è passati ai 275 mila di oggi. In Turchia la situazione è pressoché analoga, benché qui le condizioni politiche e storiche siano diverse: “La presenza dei cristiani qui è quasi scomparsa. I fedeli sono 120 mila su una popolazione di quasi 80 milioni di musulmani, cioè lo 0,2 per cento”, nota Marco Ansaldo su Repubblica. Numeri che a ragione fanno parlare di una “emorragia devastante”, al punto che “le violenze spingono i cristiani a emigrare”. In 17 dei 22 paesi esaminati tra il 2013 e il 2015, la loro condizione continua a peggiorare. Il numero di stati classificati come di “estrema persecuzione” è salito da sei a dieci nel giro di un anno. Così a Cina, Eritrea, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Corea del nord si sono aggiunti Iraq, Nigeria, Sudan e Siria. E ad alimentare la persecuzione è, salvo rare eccezioni (come il regime di Pyongyang), sempre l’estremismo islamico. Proprio l’Africa, meta dell’ultimo viaggio intercontinentale di Papa Francesco, non è risparmiata dall’ondata di violenza, come dimostrato dall’avanzata dei gruppi jihadisti in Kenya e Tanzania.
A BAGHDAD NON SI FESTEGGIA IL NATALE
Meritano d’essere sottolineate, in questo contesto, le parole del patriarca caldeo di Baghdad, mar Louis Raphael I Sako, che a Radio Vaticana ha detto: “Noi abbiamo deciso di non fare celebrazioni sociali né decorazioni particolari, celebriamo il Natale con silenzio e lacrime per dire ai musulmani: ‘Non è giusto, noi siamo cittadini come loro, non siamo cittadini di seconda classe”.
IL RAPPORTO COMPLETO SULLE PERSECUZIONI DEI CRISTIANI NEL MONDO