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Ecco come far risorgere il centrodestra

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Si fanno sempre molteplici gli appelli ad una riunificazione dei moderati anche alla luce della poco fruttuosa alleanza a destra voluta da Forza Italia con la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, un’alleanza che non riesce a decollare nonostante le attuali difficoltà del governo Renzi, difficoltà che stanno favorendo il M5s.

Più volte è stato scritto che tale unificazione deve avvenire dal basso, che deve essere un movimento del popolo. Niente da obiettare ma, a cosa serve riunirsi in incontri e seminari sulla riunificazione del centrodestra parlando tra esperti e non, se poi, chi deve muovere le leve della riunificazione fa orecchie da mercante? Io stesso da queste pagine ho dapprima invitato Forza Italia, il partito fulcro del centrodestra, ad essere più democratico, per poi rivolgermi a figure politiche come Antonio Tajani, Paolo Romani, Corrado Passera, Mara Carfagna, Raffaele Fitto, Gaetano Quagliariello invitandoli a trovare una quadra sulle loro posizioni (qui).

Seppur qualcosa si stia muovendo, trovo necessario fare un passo ulteriore proponendo umilmente una possibile via all’unificazione, una via che terrebbe conto delle diverse anime del centrodestra e dei diversi regionalismi, facendo dunque la felicità di molti e dando una reale possibilità a tutti i diversi componenti. Sono del parere che soprattutto in una fase iniziale sia essenziale rispettare e rappresentare tutte le correnti di pensiero.

In questo il Pd può esserci da esempio. In esso convivono anime molto distanti tra loro ma che, per rispetto e convenienza, rimangono insieme. Il Partito democratico è stato retto da post-comunisti, da cattolici e ora, finalmente, da socialisti riformisti. Bisogna inoltre considerare che la nuova legge elettorale premierà il partito maggioritario e che con la modifica ai finanziamenti partitici è conveniente per tutti unirsi e fare economie di scala. In soldoni, perché quello che ha funzionato e funziona nel Pd non può funzionare anche nel centrodestra?

Perché quei partiti che si riconoscono nell’area popolare, liberale e riformista non riescono a stare insieme? Dobbiamo credere che Silvio Berlusconi non è in grado di avere quella visione lungimirante di unificazione avuta ai suoi tempi da Walter Veltroni e prima di lui da Romano Prodi? In fondo proprio lui creò d’impeto il Pdl.

Bisogna resettare il campo, ignorare le percentuali che al momento hanno i diversi partiti o movimenti personali. Si crei una piattaforma per un “Partito Nuovo” (mantenendo in un primo momento i diversi gruppi parlamentari, per non far cadere l’Italia nel caos) in cui far confluire o sciogliere le diverse anime del centrodestra. Si apra una fase di iscrizione e di candidatura circoscrizionale, senza inutili raccolte firme, ma lasciando libero spazio a chi abbia un progetto per il “Partito Nuovo”. Vincerà semplicemente, sia localmente che a livello nazionale, chi avrà più voti. Vincerà, molto banalmente, la personalità che avrà saputo convincere gli iscritti con il proprio progetto, indipendentemente se prima fosse un membro di Forza Italia, Italia Unica o Area Popolare. Volutamente non parlo di “Primarie di coalizione” perché bisogna andare oltre alla coalizione, è giunto il momento di fare un “Punto e a capo”. Una piattaforma molto semplice dunque e se vogliamo anche antiquata ma, al momento, l’unica via realizzabile per superare l’attuale stallo.

Se poi il tutto suona troppo grillino, mi chiedo quando dare la parola agli iscritti e sancire in modo democratico chi ha la maggioranza sia diventato di proprietà di Beppe Grillo.

Per chi vuole approfondire rinvio al racconto dettagliato, con esempi e simulazioni, su come si possa creare e regolare questa piattaforma per un “Partito Nuovo” di centrodestra sul mio blog personale.

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