Ancora morti: giovani, in un pub, mentre festeggiavano. C’è un Paese del mondo dove la barbarie sperimentata a Parigi si distribuisce su 365 giorni dell’anno. Nei bar, nei pub, nei mercati, sui bus. In questo Paese del mondo ogni giorno dell’anno un terrorista vigliacco esce di casa e accoltella o spara o investe per strada degli innocenti.
In questo Paese i mandanti di quei terroristi, in un Paese a quello confinante, esultano per strada, cantano, ballano, si danno a riti barbarici di gioia per gli omicidi. La Francia, gli Usa, la Russia hanno bombardato i mandanti dei terroristi di Parigi. E io e molti di voi abbiamo approvato la giusta, sacrosanta e appropriata risposta del mondo civile alla barbarie del terrorismo a Parigi.
C’è un Paese del mondo, però, dove rispondere al terrorismo con la stessa forza che usano la Francia, la Russia, gli Usa contro l’Isis non è consentito, C’è un Paese del mondo dove si pretende che i governanti non solo assistano inermi agli omicidi dei propri cittadini innocenti ma, anche, che assistano impotenti all’esultanza, nelle loro roccaforti, e ai riti barbarici e animaleschi dei capibranco. Che hanno nome e cognome: Hamas e terroristi palestinesi.
Solo in quel Paese, se il governo colpito dal terrorismo va a colpire gli assassini, come fanno la Francia e gli altri Paesi civili con l’Isis, viene insultato, chiamato aggressore, occupante, razzista. Solo per quel Paese si usa un metro ignobile: le vittime sono descritte come colpevoli. E la cosa singolare è che, per i cittadini di quel Paese, è stato sempre così nella storia: si è trovato sempre un modo, un alibi, una scusa per farne dei colpevoli laddove erano vittime.
Perdonateci ebrei. Perdonaci Israele. E auguri!