L’oligarchia finanziaria dominante preferirà un Movimento 5 stelle con un programma ibrido ma dichiaratamente filo-atlantico, in cui sarà rottamato Beppe Grillo, al partito personale di Matteo Renzi? È la domanda che di fatto Paolo Becchi si pone alla fine di un lungo articolo che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista Mondo Operaio.
L’ex “ideologo del Movimento 5 stelle a giorni alterni”, come lo ha definito di certo non in maniera benevola il Corriere della Sera che ha dato conto in maniera eccentrica dell’addio del docente genovese al movimento fondato da Grillo, sulla storica rivista diretta da Luigi Covatta approfondisce temi e motivi della sua disillusione nei confronti delle evoluzioni recenti dei Pentastellati, sempre più – secondo Becchi – modellati da Gianroberto Casaleggio.
“Non essendovi formalmente un’organizzazione di partito “vecchia maniera” – scrive Becchi su Mondo Operaio che oggi ha pubblicato una sintesi del saggio – Casaleggio ha buon gioco nel continuare a ripetere di non “controllare” alcunché, in un movimento che “non ha leader” ed in cui si decide tutto “dal basso””. Ma questa – secondo Becchi – “è, in fondo, soltanto la rappresentazione che si vuol dare di una realtà diversa: i parlamentari sono disciplinati dal gruppo del Direttorio, la rete è ormai utilizzata non come strumento di liberazione, ma come mezzo per manipolare le coscienze”.
“Non ci si deve stupire – aggiunge il filosofo del diritto uscito dai Cinque stelle denunciando tra l’altro il patto col Pd sulla Consulta – se un domani la Casaleggio Associati potesse addirittura controllare dall’esterno l’intero governo. Casaleggio ha trovato, di fatto, il modo di prendere decisioni che impattano sulla vita di milioni di cittadini senza avere alcuna responsabilità formale, senza la necessità di candidarsi a qualsiasi ruolo e dover entrare nelle istituzioni, senza insomma metterci la faccia”.
Scrive Becchi: “Stiamo andando verso una nuova forma di democrazia: non quella diretta, bensì quella eterodiretta. Forse per l’oligarchia finanziaria dominante è ancora meglio della democrazia di facciata di Renzi. Del resto non è un caso che sin dall’inizio la diplomazia americana e le grandi banche d’affari abbiano avuto un occhio di riguardo per il Movimento, ed ora il Financial Times, parli in prima pagina in modo elogiativo della sua possibile ascesa a forza di governo”. L’ex ideologo dei Pentastellati rilancia così sulla rivista culturale diretta da Luigi Covatta le critiche verso il nuovo corso del Movimento grillino che sta abbandonando i temi anti euro e anti Nato che lo avevano caratterizzato in principio. Anche se, nelle note a pie’ di pagina, si ricordano articoli di ricostruzione datati 2013 in cui si rimarcavano le attenzioni dell’establishment, anche americano, per Beppe Grillo. Inoltre, in una recente analisi di Policy Sonar, società di consulenza guidata da Francesco Galietti, si mette in evidenza come sia “degno di nota che il Financial Times, giornali tedeschi e anche alcuni media italiani tradizionali abbiano cominciato a trattare il M5S come un elemento duraturo e plausibile” del mondo politico della Penisola.
Infine, lo scenario di Becchi: l’establishment mondiale favorevole a un governo a 5 stelle in Italia. “Forse un partito ibrido, con un programma ibrido ma dichiaratamente filo-atlantico e che ormai ha archiviato Grillo come un fenomeno da baraccone – scrive su Mondo Operaio – è ancora meglio del partito personale di Renzi”.
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