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Giuseppe Sala, ecco progetti, fan e silenzi

Beppe Sala è l’uomo “della coda”. Tanti, gli organizzatori sostengono oltre mille persone, sono intervenuti il 16 gennaio al Piccolo Teatro Strehler di Milano dove Mister Expo ha presentato il programma di “Noi, Milano”, in vista delle primarie del centro sinistra che si terranno il prossimo 6 e 7 febbraio.

IL SOGNO DEI NAVIGLI

L’evento è iniziato con qualche minuto di ritardo e tra le note di David Bowie, i Modena City Rambles e i Doors. E’ stato Sala in persona a scegliere i brani che hanno fatto da colonna sonora. A sorpresa, a dare il benvenuto ai numerosi presenti è stata Camila Ratznovich, la conduttrice de “Il Kilimangiaro” su Raitre. Poi si sono avvicendati sul palco: il filosofo Salvatore Veca, Eleonora Valtolina (direttore de “La Repubblica degli Stagisti”), il marito Matthieu Mantanus (direttore d’orchestra), Pierfrancesco Maran (assessore alla mobilità e l’ambiente della giunta Pisapia) e infine lui, Sala. “Se dovessi diventare sindaco sogno la riapertura dei Navigli, lo so ci vorranno anni e bisognerà avere dei fondi e so anche che qualcuno dirà non si può… A queste persone ricordo che ho appena portato a termine una cosa che non si poteva fare secondo tanti” ha detto il manager dell’Esposizione Universale che non ha perso l’occasione per ricordare il successo di Expo: “Vi assicuro che sei anni fa non c’era la coda per prendersi Expo”.

IL PROGRAMMA

Sala vuole una Milano “giusta, forte e bella” ha detto. “Voglio una giunta dalle mani pulite”, ha aggiunto. Al centro del suo programma politico infatti c’è il lavorosarà la mia ossessione se dovessi diventare il Sindaco di questa città” ha precisato. Ai milanesi di tutte le età assicura benessere e miglioramento: “Gli anziani devono essere messi nelle condizioni di poter dare il loro contributo ma Milano deve essere costruita a misura di bambino, perché questo è un investimento per il futuro” ha spiegato. E’ un fiume in piena, parla di casa, donne e periferia a cui bisogna dedicare un’attenzione particolare. “Milano deve essere un ascensore sociale, aldilà delle razze, delle religioni, degli orientamenti sessuali”. Sostiene che Milano debba diventare più libera, “meno dipendente dai palazzi romani e dai suoi vincoli”. La chimera resta la realizzazione della “città metropolitana” di cui tutti parlano. Questa è la sua Milano, quella che vuole costruire. Ed è convinto di essere l’uomo giusto per il rilancio del capoluogo lombardo. Perché? “Sono l’unico che può mettere insieme l’opera del governo, dalla Cassa Depositi e Prestiti, alle fondazioni, dalle imprese, agli investimenti stranieri”, ha sottolineato. Nel corso di quello che è apparso il suo primo discorso da politico, non si è mostrato affatto emozionato, è stato sorridente e pronto a scherzare, come ha fatto quando è andata in tilt la lavagnetta multimediale che avrebbe dovuto fargli da supporto: “E meno male che avevamo fatto le prove”, ha detto ridendo. Ha ringraziato Giuliano Pisapia, non ha nominato il Partito Democratico neanche per sbaglio ma ha rivolto un pensiero agli avversari politici.

IN VISTA DELLE PRIMARIE

A Francesca Balzani, Antonio Iannetta e Pierfrancesco Majorino ha detto: “Li saluto. Sono lusingato di averli come avversari perché sono tutti seri e preparati”. Poi ha chiosato: “Io però sono la migliore garanzia per vincere contro il centrodestra”. In platea a sostenere il progetto politico di “Noi,Milano” ci sono tanti nomi eminenti, dal Ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina, Umberto Ambrosoli, sette assessori della giunta Pisapia. Maran in prima linea, ma anche Franco D’Alfonso e Cristina Tajani, solo per citarne alcuni. A sostegno di Sala arriva anche un videomessaggio di don Gino Rigoldi. Non mancano i supporters vip, da Veca che rompe il ghiaccio all’inizio sul palco allo chef Davide Oldani, la cantante Paola Turci, i papà di Zelig Gino & Michele, l’attore e regista Antonio Albanese e Davide Berton.

CONCLUSIONI

Dopo aver fatto sue le parole di Antonio Greppi e aver citato il cardinale Carlo Maria Martini, il manager ha chiuso con una citazione di Antonio Gramsci, destando così l’applauso più caloroso della platea, composta dalla Milano bene, dalle sciùre in pelliccia accompagnate dai loro mariti e dalle famiglie più influenti di Milano. Perché come diceva Giuseppe Turani pochi giorni fa: “Milano è la città di Verri e Beccaria, non di Salvini”.



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