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Passepartout Cisco

Cisco ai più potrebbe non dire moltissimo come marchio. Non ha la visibilità ‘consumer’ di Apple o Samsung o Microsoft. Lavora dietro le quinte. Chi ha confidenza con il sistema digitale, invece, sa che Cisco è colonna portante del sistema. A molti livelli. A cominciare dalla leadership visionaria negli scenari di internet di tutte le cose, e cioè della relazione fra persone e macchine. Un’angolatura di visuale che ha ha già cambiato gli stili di vita e perciò di consumo. E via di questo passo.

Se Cisco si muove, dunque, qualcosa è accaduto o sta per accadere. Comunque è una notizia che conta, moltissimo anche a livello internazionale. Ecco perché è importante l’annuncio a Renzi sull’investimento di 100 milioni di dollari in Italia: per quello che significa in quanto tale dal punto di vista delle risorse utili a migliorare le nostre performance digitali; per l’effetto adrenalinico che avrà sul sistema industriale legato al mondo internet.

Se Cisco si muove vuol dire che ce n’é. Non ha tirato la monetina in aria, vuol dire che siamo interessanti e affidabili. Che piaccia o no, anche dal punto di vista politico e istituzionale. Forse su questo ha pesato anche l’eco positiva di Expo 2015 dove Cisco ha speso molto in denaro e tecnologie.

E’ vero, l’investimento della multinazionale americana è caratterizzato da una politica di sviluppo delle competenze digitali, da un lato, e di sostegno all’ecosistema delle startup italiane, dall’altro, quindi di tipo assistenziale più che di accelerazione del business vero e proprio. Un punto di partenza dagli imprevedibili sviluppi, soprattutto sul secondo fronte, un vero e proprio passpartout.
Molti altri Paesi avrebbero potuto aspirare a queste attenzioni ma la scelta è caduta sull’Italia e sull’ad Agostino Santoni che adesso avrà il suo bel da fare. Una pacca sulla spalla che ci voleva per rinfrancare le velleità digitale di un Paese che può dire la sua. Una medaglia che possiamo esibire.


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