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Che cosa sta succedendo in Moldavia

Uno dei leader del Partito democratico (pro europeo) e primo ministro incaricato Pavel Filip (nella foto) ha ottenuto il 20 gennaio il voto di fiducia del Parlamento moldavo, con 57 deputati a favore su 101 membri. Il voto si è svolto in tempo utile per evitare lo scioglimento della Camera, che sarebbe dovuto scattare il 29 gennaio, e che avrebbe condotto a elezioni in un contesto geopolitico fortemente instabile, con i media controllati dagli oligarchi, forti pressione dei partiti pro russi (di cui uno fondato da poco) e una spaccatura in ambito pro europeo, tra partiti tradizionali e gruppi anti corruzione.

FORTI TENSIONI

Il difficile passaggio è stato risolto tra forti tensioni, che hanno seguito il fallito tentativo di Ion Sturza, pro-europeo e anti corruzione, di ottenere la fiducia in un parlamento in cui era mancato il numero legale il 4 gennaio scorso. Il presidente della Moldavia, Nicolae Timofti, aveva successivamente rifiutato la proposta formulata dai partiti di nominare Vladimir Plahotniuc, ricchissimo e potente uomo di punta dello stesso Partito democratico, e aveva dovuto prendere atto dell’impossibilità di sostenere Ion Paduraru, membro dello staff presidenziale, che a sua volta ha dovuto rinunciare all’incarico. Il nuovo primo ministro, Pavel Filip, è considerato un uomo di compromesso nell’area pro europea, tra il gruppo tradizionale degli oligarchi e il gruppo di rinnovamento.

I MANIFESTANTI IN PIAZZA

In piazza, già dopo la nomina di Pavel Filip del 16 gennaio e prima del voto del 20, si erano riuniti per chiedere elezioni anticipate migliaia di manifestanti, in due gruppi pro russi e in un gruppo anticorruzione, “Dignità e Verità”. Si tratta di un movimento pro europeo nato dopo lo scandalo del miliardo di euro sottratto alle banche pubbliche (l’8% del Pil moldavo) con triangolazioni bancarie e un effetto di destabilizzazione che ha avvantaggiato il campo pro russo. Nel pomeriggio del 20 gennaio da una nuova manifestazione dinanzi al parlamento si è staccato un gruppo che è riuscito a entrare nell’edificio, ma a voto avvenuto, con riflessi politici e materiali quindi limitati, e con un effetto interno di insicurezza.

LA MINACCIA DEL COLPO DI STATO

Resta infatti la minaccia pendente del colpo di stato pro russo, paventata dalle televisioni controllate dall’oligarca Plahotniuc nei giorni precedenti al voto e smentita da Renato Usatîi, leader del pro russo “Il Nostro Partito” e sindaco di Balţi, seconda città del Paese. Tuttavia proprio a Balţi, il 26 novembre scorso, la polizia moldava aveva annunciato l’arresto 13 persone intenzionate ad attaccare edifici statali con obiettivi separatisti, come nel Donbass ucraino, come aveva già raccontato Formiche.net.


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