Skip to main content

Vi racconto il popolo del Family Day

A noi la battaglia, a Dio la vittoria”. E’ questo il saluto con cui Massimo Gandolfini congeda la folla del Circo Massimo, una marea immensa di persone riunitasi a Roma per urlare il suo no al ddl Cirinnà sulle unioni gay. Tante, tantissime le famiglie presenti a comporre un popolo variegato e variopinto nel quale il filo conduttore sono le carrozzine con bambini al seguito. Non mancano poi gli anziani, i giovani e giovanissimi, i nonni con nipoti, i semplici cittadini.

A tirare le fila dell’evento sono innanzitutto i Neocatecumenali. Non ci hanno messo soltanto i numeri per riempire la grande distesa, è loro pure la regia dell’evento, sono loro a gestire in massima parte il servizio d’ordine. Le bandiere di altre sigle e associazioni si sprecano, a un certo punto spunta pure uno striscione con scritto Comunione e Liberazione; chi l’ha portato fin lì, non aveva certo l’autorizzazione del leader don Julian Carròn che s’è guardato bene dal concedere il benestare alla manifestazione.

Al microfono si susseguono gli esponenti del Comitato organizzatore “Difendiamo i nostri figli”. Dovevano limitarsi a un breve saluto, ma non capita tutti i giorni di parlare davanti a una folla simile. E così c’è chi si dilunga nell’infuocare il pubblico, come l’avvocato Gianfranco Amato dei Giuristi per la vita, con il quale Gandolfini è costretto a insistere per indurlo a cedere il posto. I più applauditi sono il direttore de la Croce Mario Adinolfi e la giornalista Costanza Miriano.

La sfilata di interventi lascia spazio un po’ a tutti, tra chi si prende i suoi due minuti di gloria e chi argomenta il no al provvedimento in discussione al Senato. A controllare e coordinare tutto c’è sempre lui, Gandolfini; apre le danze spiegando di avere vissuto questo mese di preparazione della manifestazione “in una grandissima comunione con gli altri movimenti ecclesiali” e ricorda “ai credenti in Gesù che nostro Signore certamente non ci ha insegnato a fare violenza a nessuno, ma siamo qui per ribadire che la dignità umana deve essere rispettata. Questa – rimarca – è una piazza per la bellezza della famiglia e non contro le persone, ma soltanto contro le ideologie”.

Scorrono sullo schermo immagini che raccontano la pratica dell’utero in affitto, sfilano sul palco esponenti di associazioni e movimenti d’Italia e d’Europa che ripetono a non finire come “i bambini nascono da una mamma e da un papà, non possono essere comprati”. C’è spazio anche per diverse storie di famiglie adottive, a testimoniare come questo popolo comprenda anche chi pur non potendo procreare non ricorre alla fecondazione assistita.

Nel frattempo sotto al palco c’è la solita passerella di politici. Si fanno vedere tutti verso l’inizio dell’evento, poi quando la manifestazione entra nel vivo buona parte di loro lascia il campo, una volta assolto il compito di rilasciare interviste a destra e a manca.

L’intervento finale di Gandolfini non è solo un invito alla folla ad opporsi al ddl Cirinnà. E’ un manifesto politico, seppure declinato in un linguaggio prettamente cattolico, se non addirittura neocatecumenale. D’altronde, il Family Day è stata sì una manifestazione laica, ma fatta da cattolici, con continui riferimenti a Dio fatti dal palco. “Il movimento femminista dovrebbe vomitare davanti all’idea che esiste la mercificazione dell’utero”, tuona Gandolfini, “non si può trasformare il desiderio in diritto”. Alla classe politica manda un messaggio netto: “Il ddl Cirinnà è inaccettabile dalla prima all’ultima parola. Serve un’operazione radicale, non basta cambiare qualche passaggio. Deve essere totalmente respinto”. Inutile dire che ipotesi di mediazione come quella dell’affido rafforzato paventata dai cosiddetti cattodem, per il portavoce del Comitato organizzatore non devono nemmeno essere prese in considerazione. “L’amore richiede la complementarietà tra l’uomo e la donna, è solo dalla loro unione che scatta la scintilla della vita”. Quindi l’avvertimento ai politici: “Alle elezioni ci ricorderemo chi difende veramente la famiglia, chi tutela davvero i bambini. Parlamentari – incalza – valutate bene quale è la vostra coscienza, perché un giorno dovrete rispondere delle azioni compiute”.

La folla applaude, Gandolfini è ormai il leader di riferimento. Lo incitano (“Massimo, Massimo” scandiscono i cori), lo riconoscono come punto di riferimento. Lui conclude citando San Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta, quindi la sorpresa finale, quel “Nessun dorma” che riscalda i cuori del Circo Massimo al grido di “Vincerò”. Già, ma “vincerò!” dove? La piazza ormai non basta più a questo popolo, è evidente. C’è da aspettarsi qualche novità anche sul fronte politico.



×

Iscriviti alla newsletter