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Perché Matteo Renzi va in Africa

Matteo Renzi e Muhammadu Buhari

Matteo Renzi vola in Africa. Ci rimarrà da oggi fino a mercoledì, per incontrare nell’ordine i capi di Stato e di governo di Nigeria, Ghana e Senegal. Obiettivo: rafforzare la cooperazione economica e politica con un’area del mondo considerata strategica da Palazzo Chigi.

LA TERZA VOLTA

Dal suo insediamento, è la terza volta che il presidente del Consiglio si reca in quel continente. Nel 2014 fu la volta di Angola, Mozambico e Congo-Brazzaville. L’anno scorso di Kenya ed Etiopia. Una missione spiegata dallo stesso premier attraverso la consueta E-News: “Occorre uno sforzo diplomatico forte, continuo. Ma è cruciale anche investire con la cooperazione allo sviluppo e con gli investimenti. In questo senso l’Africa è decisiva: un continente ricco di opportunità che per troppo tempo la nostra politica ha fatto finta di non vedere. Per la terza volta in meno di due anni una delegazione di Palazzo Chigi scende sotto il Sahara (non era mai accaduto nei 70 anni precedenti), allo scopo di rafforzare il ruolo, l’amicizia, gli interessi, i valori dell’Italia…”. Roma, ha detto, “può giocare un ruolo se ha il coraggio di avere una strategia politica di ampio respiro. Non due battute buone per fare un po’ di demagogia in tv. Noi investiamo sull’Africa perché pensiamo che sia doveroso per il nostro posizionamento geografico e geopolitico. Se vogliamo combattere la povertà, sradicare il terrorismo, affermare valori condivisi l’Africa oggi è la priorità. E dopo anni di assenza, l’Italia ci deve essere”.

IL VIAGGIO

La missione di Renzi, spiega oggi La Stampa, “inizierà da Abuja, capitale della Nigeria, dove incontrerà il presidente Muhammadu Buhari. Una visita di quattro ore in cui si parlerà di lotta al terrorismo, ma anche di politica economica”. Il premier “volerà quindi ad Accra, dove incontrerà il presidente del Ghana”. Infine, scrive il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, “Renzi volerà a Dakar, in Senegal, per incontrare il primo ministro Mohammed Dionne, il presidente della Repubblica del Senegal, Macky Sall” (nella foto con Renzi) e partecipare a un seminario finanziato dalla Cooperazione italiana e a un incontro all’università. Cooperazione e cultura – si rileva – sono gli assi su cui costruire la nuova politica di rapporti con Africa e Medio Oriente”. Ma anche (e forse soprattutto) di rapporti economici.

LE AZIENDE PRESENTI

A confermarlo, raccontava ieri Marco Galluzzo del Corriere della Sera, c’è la folta delegazione che accompagnerà Renzi. “Insieme al premier – si legge – dovrebbero arrivare rappresentanti di Confindustria, Ice, Cassa depositi e prestiti, Sace, Simest e una quindicina di grandi aziende italiane come Anas International, Cnh Industrial, Trevi, Ge Nuovo Pignone, Enel GreenPower, Italferr, Maire Technimont e Telecom e una delegazione di imprenditori e uomini d’affari aventi interessi in Africa subsahariana”.”Carlo Calenda, alcune settimane fa, nelle veste di viceministro allo Sviluppo economico” (oggi è rappresentante della nostra diplomazia a Bruxelles, ndr) – prosegue Via Solferino -, ha spiegato che gli sforzi economici e commerciali italiani andranno soprattutto verso quattro direttrici: produzione e distribuzione di energia, petrolio, gas e ferrovie”.

I NUMERI DI SACE

L’Africa sub sahariana, spiega in un recente report il gruppo assicurativo Sace, “è tra le regioni più dinamiche al mondo. Le opportunità di export e di investimento per le aziende italiane si concentrano nelle tre principali economie: Nigeria, Sudafrica e Angola. Ma spazi altrettanto interessanti si aprono anche in altri paesi, in particolare nella regione orientale, come nel caso di Kenya ed Etiopia”. Tutti terreni battuti da Palazzo Chigi. “L’export italiano verso questi Paesi – rimarca la società presieduta dall’ambasciatore Giovanni Castellaneta – ha mostrato un tasso di crescita medio del 8,4% dal 2010 al 2014, raggiungendo circa 3,7 miliardi di euro complessivi. Le previsioni Sace indicano una crescita media annua del 5,4% nei prossimi anni, per un export aggiuntivo pari a un miliardo entro il 2018″. Buone opportunità, sottolinea ancora, “attendono i nostri beni di investimento, dati i gap infrastrutturali da colmare nel settore dei trasporti e delle costruzioni. Le carenze nella produzione, trasmissione e distribuzione di energia saranno inoltre un traino per l’export di apparecchiature elettriche”. Proprio ieri, ha dato notizia l’Agi, Sace ha firmato con GE Oil&Gas un protocollo d’intesa: il gruppo assicurativo “supporterà le esportazioni di GE Oil&Gas per un ammontare che si stima possa raggiungere i 6 miliardi di dollari per il triennio 2016-2018 per progetti in vari continenti”, tra i quali l’Africa.

GLI ACCORDI

Nel solco di questo dinamismo economico, scrive Il Sole 24 Ore, “ad Accra, capitale del Ghana, Renzi dovrebbe concludere un accordo per la riattivazione della ferrovia occidentale, che il governo ghanese considera strategica per aumentare i commerci con i Paesi vicini. Il Ghana, dove a dicembre Carlo Calenda è stato per una missione preparatoria, è uno tra paesi più aperti dell’Africa agli investimenti esteri: nei primi otto mesi del 2015 l’export italiano è salito del 30%”. In Senegal, Renzi incontrerà, come detto, anche “il presidente della repubblica Sall, già incontrato a Palazzo Chigi nel novembre 2014. In quell’occasione si parlò, tra l’altro, del modo migliore per sfruttare il primo giacimento petrolifero off shore del Paese”. Mentre la Nigeria (dove ieri Boko Haram ha colpito nuovamente), rimarca ancora il quotidiano confindustriale, “non è solo un fronte di lotta al terrorismo e, anzi, rappresenta oggi il vero perno dell’espansione economica africana, con un Pil di 530 miliardi di dollari (superiore a quello del Sud Africa) pari a circa il 30 per cento dell’intera economia subsahariana”.

LA PRESENZA DI ENI

A fare la parte del leone nella presenza italiana in Africa è forse oggi il settore energetico, guidato dal colosso degli idrocarburi Eni. Da Expo a Milano, a ottobre scorso Paquale Salzano, Executive Vice President Direzione Affari Istituzionali del Cane a sei zampe, riassunse impegno e investimenti del gruppo nel continente. “Eni – disse – ha iniziato le sue attività internazionali in Africa più di 60 anni fa e opera oggi in 14 Paesi africani e impiega 11.500 persone, la maggior parte delle quali locali. È diventato il primo produttore di idrocarburi del continente, tra le compagnie internazionali, e rappresenta il 7% della produzione di idrocarburi in Africa”. La presenza del gruppo guidato da Claudio Descalzi in Africa, aggiunse Salzano, “continuerà anche in futuro” grazie a nuove scoperte, come “gli imponenti giacimenti di gas ritrovati in Mozambico” e “a Zohr”, in Egitto. Di particolare importanza “sono anche le attività locali e gli investimenti realizzati in particolare in Angola, Congo, Gabon, Mozambico e Ghana”, meta del premier, dove nel gennaio del 2015 “Eni e i suoi partner hanno raggiunto un accordo con il governo del Paese per sviluppare un progetto integrato oil&gas, che tra l’altro fornirà a partire dal 2018 gas competitivo al mercato domestico, alimentando centrali elettriche per più di 15 anni”.

IL SETTORE AGRICOLO

A generare attese è però anche un settore che gode di meno risalto, quello dell’agricoltura. Quest’anno, ha raccontato il 29 gennaio sempre il Corriere della Sera, nella 112esima Fieragricola in programma dal 3 al 6 febbraio a Verona si parlerà anche d’Africa, “a cui è dedicata la giornata del 5 febbraio prossimo, con workshop, seminari e incontri fra aziende italiane e buyer africani selezionati”. “Quel continente – ha spiegato il presidente di Veronafiere Maurizio Danese – ha un enorme capitale in termine di terre non ancora coltivate e arabili, e potrebbe sviluppare nel prossimo decennio uno dei sistemi agricoli più importanti”.

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