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Preti sposati? I no di Parolin e Ouellet, i sì dall’America Latina

Il tema del celibato sacerdotale non è all’ordine del giorno e anche relativamente alla questione dei viri probati (uomini sposati cui è concessa la facoltà di celebrare i sacramenti “soluzioni immediate non ce ne sono”. E’ importante quanto il cardinale segretario di stato, Pietro Parolin, ha detto nel corso dell’intervento tenuto alla Pontificia Università Gregoriana sul celibato: “Il mio punto di vista è soprattutto quello che ho chiamato emergenza sacramentale, il fatto cioè che oggi ci sono tante comunità che rimangono prive dei sacramenti, perché non c’è la presenza di un sacerdote, e questo è caratterizzante della Chiesa cattolica, la sacramentalità della celebrazione eucaristica”, ha osservato Parolin, aggiungendo che è lecito discutere su come “superare questa emergenza”, ma bisogna tener conto “di tutta la dottrina e di tutta la tradizione della Chiesa”.

“IL CELIBATO OBBLIGATORIO E’ FONDATO”

Giovedì era toccato al cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, esprimersi a riguardo. Pur precisando che “la Chiesa non ha mai legato sacerdozio e celibato sul piano dogmatico”, è altrettanto vero che per quanto riguarda il sacerdote si tratta “di una scelta innanzitutto sponsale” e dal valore pastorale. Si può, osservava Ouellet, “concepire che un’altra forma di vita, il matrimonio, sia associata al ministero pastorale, ma il discernimento finale su questa possibilità spetta all’autorità suprema della Chiesa che ha preferito sino a ora, per serie ragioni, mantenere la fondatezza della legge del celibato ecclesiastico obbligatorio”.

IL CASO DELL’AMAZZONIA

Periodicamente il tema dei viri probati torna d’attualità. Sul finire del 2014 fu il vescovo di origine austriaca Erwin Kraütler a portare direttamente al Papa la richiesta dei sacerdoti della prematura di Xingu, la più estesa del Brasile, che a fronte di 700 mila fedeli può contare solo su 27 preti: “Con una triste conseguenza. Che le comunità religiose possono celebrare l’eucaristia solamente due o tre volte l’anno e amministrare i sacramenti fondamentali del cammino cristiano solo in occasione di quelle visite”, si leggeva sul sito del giornalista Alver Metalli, profondo conoscitore della realtà ecclesiastica latinoamericana.

IL RUOLO DEL CARDINALE HUMMES

Dal colloquio di Kraütler con Francesco erano emerse diverse possibilità, tra cui appunto quella dei viri provati, sponsorizzata pure dal cardinale Claudio Hummes, già prefetto per il Clero e tra i “grandi elettori” di Bergoglio al papato. I viri provati sarebbero “uomini di fede e virtù comprovata, autorevoli e rispettati all’interno di una determinata comunità. Vedovi o sposati con figli adulti”. Non sarebbe una sorta di cavallo di Troia per l’abolizione del celibato, però.

UNA COINCIDENZA CHIAMATA CHIAPAS

L’argomento è poi tornato d’attualità in concomitanza con il viaggio ormai prossimo del Pontefice in Chiapas (Messico) dove da lungo tempo le aperture per un clero sposato sono di routine. Ha scritto Sandro Magister, vaticanista dell’Espresso, che “qui la pressione verso il clero sposato si è concretizzata nei decenni scorsi nell’ordinare una quantità esorbitante di diaconi indigeni, parecchie centinaia, in una diocesi estesissima come quella di San Cristóbal de Las Casas, in cui i preti sono poche decine e quasi tutti anziani”.

LA POSIZIONE DEL PAPA

Sul tema, il Papa aveva parlato a braccio in occasione della conferenza stampa tenuta a bordo dell’aereo che lo riportava in Italia dal viaggio in Terrasanta, nel maggio del 2014. A precisa domanda, Francesco aveva risposto che “il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, sempre c’è la porta aperta: in questo momento non abbiamo parlato (con Bartolomeo I di Costantinopoli, ndr) di questo”.

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