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Banda larga, cosa prevede l’accordo Stato-Regioni

Via libera delle Regioni verso la realizzazione delle infrastrutture della Rete nazionale in fibra ottica di proprietà pubblica. La conferenza Stato-Regioni di oggi ha dato il via libera al piano di investimento per lo sviluppo della Banda ultra larga approvato in Consiglio dei ministri il 3 marzo 2015. Il piano si propone di raggiungere il duplice obiettivo fissato dall’Europa nell’Agenda 2020: la copertura dell’85% della territorio con connessioni oltre i 100Mbps e del 100% con connessioni ad almeno 30Mbps.

COSA PREVEDE L’ACCORDO

L’accordo quadro stabilisce che i 2,2 miliardi assegnati dalla delibera Cipe di agosto 2015 saranno utilizzati “secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei Cluster C e D” e “tenendo conto delle altre risorse disponibili per il finanziamento del piano Banda Ultra in ciascuna Regione”. Dei 2,2 miliardi saranno inizialmente ripartiti 1.6 miliardi che si aggiungono a 1,187 di fondi FESR e FEASR e a 233 milioni di PON imprese e competitività per un totale di circa 3 miliardi.
Per rispettare l’equilibrio complessivo 80/20 nella distribuzione delle risorse FSC, già previsto dalla delibera CIPE di agosto, un’ulteriore delibera Cipe “da approvare entro il 30 aprile 2016”, assegnerà alle sole regioni del Mezzogiorno 1.184.022.398 utilizzabili anche per altre opere infrastrutturali.
Infratel spa, società in house del Mise, agirà in qualità di soggetto attuatore degli interventi previsti dall’accordo.

COME SI INTERVERRÀ NELLE AREE BIANCHE

Per gli interventi nelle “aree bianche” (a fallimento di mercato) si procederà con un intervento diretto, cioè non più con contributi a fondo perduto ma con la costruzione di una rete che rimarrà pubblica (Stato-Regioni) e che coprirà 7300 Comuni in tutto il territorio nazionale. Nel cluster C l’obiettivo del piano Bul (Banda ultra larga) prevede una copertura di almeno il 70% delle unità abitative con connessioni oltre i 100Mbps realizzando infrastrutture di tipo FTTB/H e del 30 per cento delle unità abitative ad almeno 30Mbps. Nel cluster D è prevista una copertura a 30Mbps.

L’INTERVENTO NELLE AREE GRIGIE

Oltre agli interventi nelle “aree bianche”, che partiranno nel 2016 e saranno realizzati nell’arco temporale 2016-2020, il piano BUL prevede l’intervento dello Stato anche nelle aree “grigie” (a mercato) utilizzando ulteriori risorse individuate dalla Delibera CIPE e gli ulteriori strumenti finanziari previsti dal Piano BUL quali il credito d’imposta, il fondo di garanzia e i voucher alla domanda. La fase due del piano sarà programmata e realizzata solo dopo il via libera della Commissione europea sul regime di aiuto.

L’INCONTRO DELLA COMMISSIONE

L’intesa tra il Ministero per lo sviluppo economico e le Regioni è stata raggiunta ieri sera nell’incontro della Commissione Agenda Digitale, fondamentale in vista dell’appuntamento di oggi della Conferenza Stato-Regioni. “L’accordo è stato messo nero su bianco nella Commissione, presenti anche esponenti del ministero dello Sviluppo economico”, ha detto a Repubblica. it Paolo Panontin, presidente della Commissione.

LO SLITTAMENTO

La firma dell’intesa era in programma la settimana scorsa. A a far “saltare” l’accordo sono state in particolar modo Puglia, insieme a Campania e Valle D’Aosta. Le Regioni del sud hanno rivendicato in quell’occasione i diritti del Fondo Sviluppo e Coesione, che prevede che al Sud vada l’80 per cento delle risorse.

“La soluzione trovata è che il Sud anticipa queste risorse al Centro-Nord, nell’immediato, per fare la banda ultra larga. Ma il Governo si impegna a restituirle più avanti nell’ambito del più ampio Fondo sviluppo e coesione da 34 miliardi di euro (dove la banda larga è solo uno dei tanti settori)”, ha spiegato Panontin.

LE PAROLE DI GIACOMELLI

“Ringrazio le Regioni per l’accordo raggiunto oggi, un passo decisivo per la realizzazione del Piano banda ultralarga. In passato ci si limitava ad assemblare piani regionali e si procedeva in ordine sparso. Oggi, per la prima volta, non solo tutte le Regioni condividono un piano nazionale, i suoi obiettivi e la decisione di una rete pubblica in tutte le aree bianche, ma sono d’accordo sull’utilizzo congiunto delle risorse regionali e nazionali e sul criterio di ripartizione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione sulla base dei diversi fabbisogni territoriali”, ha detto Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, commentando la firma dell’accordo raggiunto con le Regioni.

I prossimi passi, dopo la formalizzazione dell’accordo, saranno la notifica del piano alla Commissione europea e l’avvio dei lavori nelle zone interessate.


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