Nella serata di mercoledì una grossa esplosione ha colpito il centro di Ankara, nei pressi di Merasim Street. È stato distrutto un autobus che trasportava dei soldati mentre arrivava nei pressi di un alloggio per militari che si trova a soli 300 metri dal quartier generale delle forze armate e dal parlamento. Altri due bus sono stati danneggiati insieme a diverse altri veicoli che si trovavano nell’area (moto trafficata).
#Ankara explosion may have been caused by a car bomb, says governor according to state media https://t.co/DQWiRY73V4 pic.twitter.com/lDGUM8Q08I
— CNN International (@cnni) 17 febbraio 2016
Il numero dei morti, è di circa venti (stime parlano di 21 altre di 28), tra questi anche qualche civile, mentre una sessantina sono le persone rimaste feriti. A parte le primissime immagini, le notizie sono ancora frammentarie e confuse, perché il governo turco ha isolato l’area (per ragioni di ordine pubblico, dicono): è stato anche oscurato l’accesso a Twitter e Facebook. Una telecamera di sicurezza ha ripreso il momento dell’esplosione: si vede il pullman affiancato da un’auto e poi il botto che fa perdere l’immagine.
Patlama anı pic.twitter.com/fSSdOjRqlu
— Laik LİDER (@favrizki) 17 Febbraio 2016
ABC ha citato da subito fonti locali che ritengono si sia trattato di un’autobomba. Anche l’ufficio del governatore ha dichiarato che certamente a colpire il bus è stato un veicolo imbottito di esplosivo. Ahmet Davutoglu, il primo ministro turco che ha rimandato un viaggio a Bruxelles per seguire di persona l’evolversi della vicenda, ha detto che le autorità stavano esaminando i dettagli: “Abbiamo ricevuto le informazioni e stiamo cercando”. Al momento non ci sono rivendicazioni e sospetti dichiarati dalle autorità, ma il vice primo ministro Bekir Bozdag lo ha definito “un atto terroristico”.
#BREAKING Ankara Governor: 5 dead 10 injured in #Ankara explosion. pic.twitter.com/6vLkM6vups
— CNN Türk ENG (@CNNTURK_ENG) 17 febbraio 2016
Le piste possibili sono due, lo Stato islamico o il Pkk, e presuppongono in entrambi i casi una reazione violenta del governo turco; già annunciato dal presidente Recep Tayyp Erdogan un innalzamento del livello di autodifesa.
Negli ultimi mesi la Turchia è stata colpita da azioni terroristiche anche di grande dimensione (per esempio l’attentato di ottobre, avvenuto sempre ad Ankara, che ha provocato un centinaio di morti). Di questi attacchi è sempre stato incolpato l’Isis, anche se non ci sono mai stati dei messaggi di rivendicazione ufficiale (differentemente dalla normale prassi del gruppo). Se si tratta di un autobomba lanciata da un kamikaze contro i bus, allora, per modus operandi, si può pensare ad un’iniziativa jihadista.
Contemporaneamente, le forze di sicurezza turche sono state colpite diverse volte per rappresaglia nel sud del paese, dove stanno conducendo una campagna militare di rastrellamento contro i milizia curdi del Pkk con l’eradicazione del gruppo separatiste come fine ultimo. In realtà queste attività colpiscono anche attivisti e comuni cittadini, in una sorta di guerra civile che interessa l’area del Kurdistan turco, che da anni chiede maggiore autonomia: il braccio lungo di queste operazioni militari, arriva fino in Siria, dove Ankara ha bersagliato più volte le postazioni dell”Ypg, la milizia curda-siriana, considerata nemica perché alleata del Pkk, e che sta avanzando sui territori controllati dai ribelli amici della Turchia nell’area a nord di Aleppo.
Nella mattinata di giovedì, la componente politica dello Ypg, il Pyd, ha fatto sapere di non essere coinvolta assolutamente con l’attentato di Ankara: il leader Saleh Muslim ha detto che non è sua intenzione interferire con gli affari interni della Turchia.
Più tardi, sempre mercoledì, in uno sviluppo parallelo, a Fittja, un sobborgo della capitale svedese Stoccolma, c’è stata un’altra esplosione che ha danneggiato un centro culturale turco. Non ci sono state vittime e non è noto se i due fatti siano collegati. In Svezia ci sono molti rifugiati siriani e anche diversi curdi scappati dalla Turchia. E ancora, sempre giovedì, nel sud del paese, un mezzo dell’esercito è saltato una mina ad attivazione remota. La detonazione ha ucciso sette soldati: è possibile che dietro ci sia la responsabilità del Pkk.
PT: Bomb seems to have targeted military barracks in central #Ankara. Police say car exploded. Multiple casualties: pic.twitter.com/85FiN7YoKQ
— Charles Lister (@Charles_Lister) 17 febbraio 2016
Il boato dell’esplosione odierna è stato avvertito in tutta la città. Su Youtube è stato pubblicato anche un video di un’altra telecamera di sicurezza che ha ripreso il momento dell’esplosione da lontano e che rende chiara la grossa dimensione della detonazione.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=D4oFr_qYTxQ[/youtube]
GLI SPETTRI CUPI
In diversi su media e social network hanno subito segnalato la strana coincidenza temporale dell’attentato di mercoledì. In questo momento Ankara vuole intervenire in Siria per creare una zona cuscinetto che le permetta contemporaneamente di gestire la crisi dei profughi che scappano da Aleppo fuori dai propri confini, ma soprattutto mantenere il contatto con i ribelli amici (attualmente tagliato) e bloccare l’avanzata dei curdi siriani. Un attentato così grande che colpisce il centro della capitale turca, potrebbe rappresentare l’escamotage per l’avanzata, e per questo in molti hanno ripreso le teorie del “terrorismo di stato”: le stesse cospirazioni erano state avanzate mesi fa, quando una serie di attentati colpì il paese nei periodi precedenti le elezioni politiche. Al di là della lettura cupa, l’immediata circolazione di certi pensieri, è uno specchio del clima teso e avvelenato che si respira nel paese.
(L’articolo è in aggiornamento)