L’esercito cinese ha schierato batterie missilistiche terra-aria in una delle isole contese del Mar Cinese Meridionale. Ne parla Fox News, che pubblica in esclusiva le immagini ottenute dal satellite civile ImageSat International (ISI).
Nella foto ottenuta dalla rete televisiva americana (che ultimamente deve avere buone font, perché arriva spesso per prima sulle notizie) si vedono otto batterie di sistemi di lancio, probabilmente SAM, e una postazione radar. Sono disposte sulla spiaggia di Woody Island, un isolotto minuscolo appartenete alla catena delle Paracel, isole contese tra Cina, Vietnam e Taiwan; la rivendicazione ha un interesse economico e geostrategico, in quanto in quelle acque si stima passino commerci per un valore di 5 miliardi di dollari all’anno.
Secondo le immagini, la spiaggia era vuota il 3 febbraio e dunque i missili sarebbero stati trasportati la scorsa settimana. Il sistema piazzato ha un raggio di azione di circa 200 chilometri, un deterrente di primo livello per i voli che passano sopra all’area.
I PRECEDENTI
Le tensioni nell’area stanno crescendo notevolmente negli ultimi tempi, con Washington che sta acuendo le accuse contro Pechino, reo di intraprendere una politica aggressiva, militarizzando alcuni isolotti (visione ripetutamente sostenuta da Harry B. Harris Jr, ammiraglio capo dell’USPACOM, il Comando del Pacifico, che da tempo cerca di convincere la Casa Bianca a giocare un ruolo più centrale sulla situazione). Qualche settimana fa il cacciatorpediniere “Curtis Wilbur” aveva navigato a dodici miglia nautiche da Triton Island, sempre del gruppo delle Paracel, mentre ad ottobre dello scorso anno un altro destroyer, il Lassen, aveva compiuto una manovra analoga tra le isole Spatrly, anch’esse contese (nell’infografica di Fox News). Ai primi di gennaio, la Cina ha testato una delle piste da sbarco costruita sul Fiery Croce Reef nella catena di isole Spratly con due aerei di linea. I funzionari del Pentagono pensano che però l’interesse cinese è di farci atterrare aerei militari.
LE REAZIONI CINESI
La Cina ufficialmente ha bollato la notizia dei missili antiaerei come una costruzione dei media occidentali (il plurale perché anche Reuters ha pubblicato notizie dirette da funzionari americani e di Taiwan). È stato il ministro degli Esteri Wang Yi a dichiararlo in una conferenza stampa, durante la quale ha però ammesso che ci sono delle strutture militari necessarie per l’auto difesa. Pechino aveva già condannato i pattugliamenti marittimi dei due cacciatorpediniere americani, definendoli una violazione dei propri confini e un’aperta provocazione, ed esortando Washington a restare fuori dalla contesa regionale.
UN OCEANO TUTT’ALTRO CHE PACIFICO
La notizia riportata da Fox e da Reuters, esce all’indomani del vertice Usa-Asia, con cui Barack Obama ha ospitato a Palm Springs, in California, i rappresentati di Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Myanmar e Cambogia. Alcuni di questi paesi sono coinvolti nelle dispute del Mar Cinese, sia meridionale che orientale: lo stesso giorno la Casa Bianca ha annunciato una storica visita in Vietnam, anche questa nell’ottica di dare sostegno ad un nuovo alleato contro le pretese cinesi.
Alla crescente assertività di Pechino, che sta creando tensione con altri stati della regione e indirettamente con l’America in quanto alleata di alcuni di questi (come Giappone, Corea del Sud e Filippine), si aggiunge un altro problema di carattere regionale, la Corea del Nord, dove si intrecciano di nuovo le questioni sino-americane. Pyongyang è in una fase di surriscaldamento: in pochi giorni ha effettuato un test atomico e un altro di un vettore balistico a lungo raggio (uno schema che riproduce quello del 2012), Washington è innervosito e chiede a Pechino di controllare Kim Jong Un, visto che la Cina mette il veto a possibili sanzioni internazionali proposte dal Consiglio di sicurezza dell’Onu; ma Kim in realtà pare un leader incontrollabile forse anche per i cinesi, mentre la Corea del Sud e il Giappone sono sul piede di guerra e guardano alla sponda alleata americana per contrastare le provocazioni (e i pericoli) nordcoreani.
Dieci giorni fa, dopo il lancio del missile balistico (che secondo Pyongyang era un vettore per trasportare un satellite ma secondo Seul e Washington si è trattato di un test missilistico proibito), Stati Uniti e Corea del Sud hanno stretto ancora sul dispiegamento del sistema di intercettazione THAAD. La Cina non gradisce il dispiegamento a pochi chilometri dai sui confini di un equipaggiamento del genere, che porterebbe la Corea del Sud su un livello superiore di tecnologia militare. Nel frattempo, mercoledì, quattro F22 Raptor, caccia stealth di ultima generazione (l’avanguardia dell’aviazione americana), hanno sorvolato i cieli nordcoreani e sono atterrati a Seul: uno sfoggio di muscoli (un mese stesso viaggio era stato compiuto da due Fortezze Volanti B52), se si considera oltretutto che resteranno in Corea del Sud per un po’ di tempo. Una reazione a Kim, simile a quella di inizio febbraio, quando Washington aveva annunciato l’invio per esercitazioni congiunte in Corea dei Rangers del 75th Reggimento, corpo d’élite specializzato nell’infiltrazione e distruzione di armamenti. Doveva essere un deterrente per fermare l’annunciato test balistico, ma alla fine non è servito granché.