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Come fermare le montanti polemicuzze sui conti dell’Expo

Urge un bell’accordo multipartisan e istituzionale per evitare che la situazione si incancrenisca e dia adito a polemicuzze politiche di bassa lega. È quanto si bisbiglia, tra Roma e Milano, nelle sedi degli azionisti della società Expo, ovvero ministero dell’Economia, Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Milano e Camera di Commercio di Milano.

Anche perché il successo dell’Esposizione, al di là di chiacchiere e numeri ballerini, è messo in dubbio solo dai catastrofisti in servizio permanente effettivo.

I bisbiglii si basano su un fatto. Anzi su alcune carte che i soci stanno visionando. Dalla società Expo è giunta – di fatto – una richiesta di contributo finanziario per coprire gli oneri di dismantling, ovvero di smantellamento delle opere realizzate; oneri fisiologici in questi casi ma che forse non erano stati preventivati del tutto.

Le stime sono ancora da limare, ma alcuni soci hanno calcolato – sulle base delle informazioni ricevute dalla società – che i costi sarebbero nel complesso 48,3 milioni di euro. Oneri che dovrebbero essere ripartiti sulla base della partecipazione percentuale dei soci al capitale della società (i principali azionisti sono: ministero dell’Economia col 40%, Regione Lombardia col 20%, Comune di Milano 20%, Provincia di Milano 10%, Camera di commercio 5%). Una volta chiusi i conti 2015 e messa in liquidazione la società, la gestione degli spazi sarà appannaggio della società Arexpo, in cui il governo avrà il 40 per cento.

Tra i soci circolano alcune impressioni, diverse valutazioni e alcune domande. Ad esempio: perché prima di versare questo contributo non si incassano tutti i crediti, come nel caso anche quelli dei biglietti? E il patrimonio netto positivo indicato in una bozza di delibera del cda di Expo alla fine del 2015, ossia 14.2 milioni, non può essere messo in parte al servizio di quegli oneri? E ancora: visto che non era stata definita questa fase intermedia, dopo la chiusura dell’Esposizione universale, perché non addossare in tutto o parzialmente le spese alla società Arexpo che subentrerà?

Urge, appunto, accordo multipartisan e istituzionale per prevenire beghe e speculazioni politiche (pane quotidiano nelle campagne elettorali, di solito).

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