Come volevasi dimostrare. Ieri Formiche.net, dando conto di indiscrezioni su conti finali di Expo 2015 e in particolare sugli oneri finali di smantellamento delle opere realizzate, aveva auspicato un accordo “multipartisan” e istituzionale per evitare “polemicuzze”. L’auspicio al momento non è stato seguito. Infatti divampano numeri, accuse, controaccuse. Facciamo il punto.
I CONTI 2015
Una perdita di 32,6 milioni di euro per la chiusura dell’esercizio 2015. E’ questa la stima fatta dalla società Expo come “pre consuntivo 2015”. Nel dettaglio si indicano ricavi per 736,1 milioni di euro e costi gestionali per 721,2 milioni di euro. La società comunque sottolinea che si prevede di chiudere l’esercizio 2015 con un patrimonio netto positivo di 14,2 milioni di euro.
LE PAROLE DI SALA
E su questo dato ha risposto anche l’ex commissario, ora candidato sindaco di Milano per il centrosinistra, Giuseppe Sala: “Ho sempre detto che l’unico numero che conta è il patrimonio netto. Dopodiché si può discutere del risultato dei vari anni”, ha spiegato ieri Sala a margine della presentazione dello Human Technopole al Piccolo Teatro.
VERSO LA LIQUIDAZIONE
Le indicazioni dei soci di Expo 2015 ai liquidatori sono comunque inequivocabili: si auspica, infatti, “il compimento di una attività di rivitalizzazione di parti del sito Expo 2015 nella fase transitoria dello smantellamento del sito stesso, attuato preservando i valori del sito medesimo, secondo principi di sinergia fra le società Expo 2015 S.p.A. e Arexpo S.p.A., nel rispetto delle funzioni proprie di ciascuna delle due società”, come rivelato dal Fatto.
TRA EXPO E AREXPO
I liquidatori, quindi, sono invitati ad individuare, tra i principali criteri in base ai quali deve svolgersi la liquidazione, quelli preordinati alla realizzazione “di eventuali sinergie e collaborazioni tra Expo e Arexpo S.p.A; anche con riferimento alla fase convenzionalmente denominata Fast Post Expo“. Cioè l’evento previsto in concomitanza con la ventunesima Triennale Internazionale di Milano, tra aprile e settembre, che dovrebbe utilizzare l’area del Cardo.
GLI ONERI DI SMANTELLAMENTO
Secondo i calcoli del vecchio cda di Expo, infatti, per il 2016 la società ha bisogno di 58,3 milioni di euro: 39,6 per lo smantellamento e 18,7 per la chiusura dell’azienda. La somma andrebbe chiesta pro quota ai soci (pubblici) di Expo. Ma grazie al Fast Post Expo può essere ridotta di 19,5 milioni con il “ribaltamento dei costi sostenuti ad Arexpo”. E così agli azionisti di Expo toccherebbe sborsare in tutto 38,8 milioni: al ministero dell’Economia toccherebbero 15,5 milioni, alla Regione e al Comune 7,8 a testa, mentre la Provincia e alla Camera di Commercio ne dovrebbero versare 3,9 ciascuna. Sta di fatto, come scritto ieri da Formiche.net, che alcuni soci hanno avuto informazioni, anche cartacei, secondo cui gli oneri per lo smantellamento sarebbero 48,3 milioni. Resta da capire, inoltre, quanto costerà l’operazione sul lato Arexpo i cui soci, dopo l’ingresso del Tesoro, saranno ancora una volta lo Stato, la Regione e il Comune, oltre alla Fondazione Fiera Milano pur destinata a diluirsi fortemente.
DOMANDA-AUSPICIO
Ripetiamo: cosa aspettano soci, milanesi e romani, enti locali e Regione a dire e a dare una parola fine sulla transizione, anche economica, di Expo? Si vuole parlare solo di questo nella campagna elettorale a Milano?