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Ecco come la destra corteggia i vertici del Family Day

Qualcosa di sicuro faranno, perché – dicono – “c’è un intero popolo che non si riconosce nell’attuale offerta politica e che chiede di essere ascoltato”. Più difficile, però, capire che cosa e con quali tempi. I promotori del Family Day non mollano ma, anzi, rilanciano in vista del voto alla Camera sul disegno di legge in materia di unioni civili. Il sì del Senato al testo – seppur senza la contestata norma sulla stepchild adoption – lo considerano una sconfitta, tanto più dopo la sentenza con cui il Tribunale di Roma ha riconosciuto l’adozione incrociata di due bambine da parte di una coppia di donne. E così, annunciano di essere pronti “a spostare più in alto l’asticella della loro sfida”.

UNA FAMIGLIA CHE GUARDA A DESTRA

Un primo assaggio di quello che potrebbe accadere da qui alle prossime settimane, si è avuto oggi a Roma dove il giornalista e saggista di destra Fabio Torriero – notista politico di alcuni settimanali diretti da Marcello Veneziani come Lo Stato – ha riunito per un dibattito i principali rappresentanti dei movimenti del Family Day. Ad intervenire sono stati Filippo Savarese di Generazione Famiglia, Simone Pillon e Toni Brandi di Pro Vita e la giornalista e blogger molto seguita Costanza Miriano. Presente anche la “politica tradizionale” con il deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano che ha aperto il dibattito. Non erano presenti, invece, i due volti più noti del Family Day, il direttore del quotidiano La Croce Mario Adinolfi e il portavoce del comitato “Difendiamo i nostri figli”, Massimo Gandolfini, ritenuto il vero leader del Family Day (qui un suo ritratto su Formiche.net). In compenso, ad ascoltare interessati in prima fila c’erano l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno e il responsabile del dipartimento famiglia di Fratelli d’Italia Federico Iadicicco. Destra e centrodestra, dunque, sono gli interlocutori privilegiati con i quali dialogheranno alcuni degli organizzatori della manifestazione del Circo Massimo del 30 gennaio. Nelle stesse ore Adinolfi e Gianfranco Amato dei Giuristi per la Vita hanno registrato il marchio di un nuovo soggetto politico denominato “Il Popolo della Famiglia”.

UNA CONVENTION PER IL “FAMILY PARTY”

Esemplificativo il titolo del convegno “Dal Family Day al Family Italia? Ddl Cirinnà, referendum, partito della famiglia: parlano i protagonisti”. La volontà di costruire un nuovo soggetto politico che parta dall’esperienza del Family Day, dunque, c’è tutta. “Ci stiamo pensando” ammette Pillon che arriva ad ipotizzare anche un primo appuntamento ufficiale. Una sorta di convention nella quale “offrire un’occasione di confronto per parlarsi e provare a costruire qualcosa dal basso”, forse da organizzare prima dell’estate, a Roma o ad Assisi. L’obiettivo di breve termine lo indica Savarese, secondo il quale quella che si sta andando ad aprire, è “una fase costituente. Dobbiamo creare un corpo sociale, in grado di incidere e di far sentire la propria voce”. In questo senso, i promotori del Family Day rivendicano il lavoro svolto finora e il loro essere radicati sul territorio.

Esistono già 64 comitati locali”, ha sottolineato Costanza Miriano. Una diffusione che non è escluso possa giocare qualche ruolo anche alle prossime amministrative in programma a giugno. L’idea di presentare una lista autonoma – almeno nella città simbolo di Roma – sembra da escludere, soprattutto per mancanza di tempo ma le strade da seguire potrebbero essere altre. Ad esempio, un forte endorsement a favore dei candidati che dichiarino di sposare apertamente i valori del Family Day e, perché no, la possibilità di proporre loro alcuni nomi da inserire nelle liste elettorali.

NO AL DDL CIRINNA’…E POI?

La parola “partito”, però, viene maneggiata con cautela se non direttamente evitata. “Un conto è riempire una piazza su un argomento come il ddl Cirinnà ed un altro, completamente diverso, è gestire la complessità dei temi di cui un partito per sua natura si deve occupare”, osserva il giornalista parlamentare del Tg1 Angelo Polimeno. Ed effettivamente – Cirinnà a parte – quello che nel dibattito è emerso come principale elemento di unione tra le diverse realtà, è soprattutto l’essere posizionati in modo antitetico a Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio è ormai considerato l’avversario numero uno da promotori del Family Day, pronti a costituire e a sostenere i comitati che si oppongono alla riforma della Costituzione. “E’ una questione politica” dice Savarese. “Anche se la riforma costituzionale fosse la migliore del mondo – e non lo è – noi voteremmo comunque no al referendum perché siamo contrari alla visione antropologica di cui Renzi è portatore”. “Ha dimostrato di non amare il gioco democratico” gli fa eco Pillon.

APPLAUSI PER ORBAN

Quanto alla politica estera, l’unico leader ad essere espressamente citato è il premier ultranazionalista ungherese Viktor Orban. La platea si scioglie in un caloroso applauso quando Toni Brandi nomina lui e la sua politica di sovranità monetaria. Lo stesso Orban che ha fatto costruire il muro anti migranti al confine tra il suo Paese e la Serbia. Un’operazione che ha scatenato fortissime polemiche, sulla quale è nota la posizione di ferma contrarietà di Papa Francesco. Quando Orban annunciò la sua decisione, il Pontefice invitò i fedeli “a pregare affinché le istituzioni che respingono i nostri fratelli, chiedano perdono”. Per non parlare della dura condanna del candidato repubblicano alle primarie USA, Donald Trump, formulata solo qualche giorno: “Chi costruisce muri, non è cristiano”.

Esempi che servono a sottolineare l’evidente contraddizione di un movimento che guarda naturalmente (e quasi esclusivamente) ai cattolici ma che su un tema fondamentale come l’immigrazione propone modelli criticati dal Papa.


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