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Tutti i dettagli sui due italiani uccisi in Libia

Due italiani potrebbero essere morti durante un’operazione delle forze di sicurezza libiche condotta contro un presunto covo di uomini dello Stato islamico a Sabrata, nell’ovest del paese. Nell’azione sarebbero rimaste uccise 12 persone tra cui due occidentali: si pensa, secondo le notizie diffuse dalla Sabratha Operation Room e confermate alla giornalista della BBC Rana Jawad dal sindaco della città, che gli occidentali possano essere due dei quatto tecnici italiani della ditta di costruzioni Bonatti rapiti il luglio scorso proprio in quelle zone.

GLI ITALIANI RAPITI

Il Copasir, il Comitato parlamentare che gestisce si servizi segreti, si è riunito oggi alle 14,30 per fare il punto sulla vicenda. In mattinata erano state diffuse online le foto dei cadaveri di due persone dai lineamenti occidentali: la Farnesina in una nota ha chiarito che stando alle immagini circolate, potrebbe effettivamente trattarsi dei due tecnici, ma, non avendo ancora la disponibilità dei corpi per sottoporli agli esami autoptici, non c’è niente di definitivo e le verifiche sono in corso tra le difficoltà di trovare appoggi locali. Sempre nella nota del ministero degli Esteri italiano si fa riferimento ai nomi di Fausto Piano e Salvatore Failla, le cui famiglie sono state già avvisate dai funzionari del governo. La situazione è al momento molto delicata soprattuto perché gli altri due rapiti, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, sono tutt’ora tenuti in ostaggio – è probabile che i quattro siano stati separati.

LA DINAMICA DEI FATTI

Un testimone libico sentito dall’Ansa (una volta rientrato a Tunisi, che dista pochi chilometri da Sabrata) ha confermato la morte dei due italiani, e aggiunge che sarebbero stati usati “come scudi umani” da uomini dello Stato islamico al momento di un blitz. Sull’accaduto però ci sono diverse versioni, perché si parla anche della possibilità che siano finiti coinvolti in uno scontro a fuoco tra baghdadisti o criminali in fuga e forze di polizia, e anche giustiziati in un’esecuzione per rappresaglia: questa è l’ultima versione fornita dal coordinatore del Consiglio di sicurezza cittadino di Sabrata.

IL RAPIMENTO

I quattro tecnici italiani erano stati sequestrati a Sabrata il 20 luglio 2015 mentre stavano rientrando da una breve vacanza in Italia. Il veicolo su cui viaggiavano era stato bloccato mentre dalla Tunisia si dirigeva verso l’impianto gasiero di Mellitah, 60 chilometri da Tripoli, controllato dall’Eni. L’autista che li accompagnava, lasciato libero, aveva raccontato che i rapitori non avevano mostrato atteggiamenti tipici di combattenti radicali: in quell’occasione il governo italiano aveva rimproverato l’Eni e la Bonatti di aver lasciato i propri dipendenti senza scorta in un’area troppo pericolosa.

C’ENTRA LO STATO ISLAMICO?

Ci sono informazioni confuse anche sul fatto che i due ostaggi fossero realmente in mano a uomini dello Stato islamico: per il momento le conferme non sono definitive e indipendenti. Per esempio, una donna arrestata nel covo in cui sarebbe avvenuto il blitz delle forze polizia libica, una tunisina presumibilmente collegata con l’IS, ha detto che i due uomini erano detenuti dalla cellula baghdadista a cui anche lei apparteneva. Tuttavia in base quanto finora conosciuto dai servizi italiani, i quattro tecnici sarebbero stati rapiti la scorsa estate da bande riconducibili alla criminalità comune libica. La notizia della presenza degli ostaggi in mano allo Stato islamico è per certi versi una novità di per sé, che confermerebbe come il territorio libico sia infestato da situazioni molto complicate, dove il rapporto tra criminali, briganti e rapitori, e baghdadisti diventa a tratti osmotico: è possibile che gli uomini di Baghdadi abbiano acquistato gli italiani da una gang per ottenere una carta di scambio di alto valore come.

A volte comunque la demarcazione tra criminali e jihadisti non è così netta, c’è una certa conpenetrazione legata soprattutto a questioni di interesse: possibile che, come visto in Siria, i rapitori iniziali abbiano ceduto gli ostaggi a gruppi più grossi in grado di giocare con più forza le carte sulle trattative per il rilascio e organizzare meglio la prigionia. Fonti locali non verificabili parlano di un riscatto milionario fissato per il rilascio dei quattro italiani.

Stando a quanto raccontato a Rai News 24 dal giornalista del Corriere delle Sera Lorenzo Cremonesi, a Tripoli da qualche giorno, i tecnici della Bonatti sarebbero in mano allo Stato islamico già da qualche tempo: alcune lo hanno raccontato al giornalista “appena arrivato nella capitale libica”.

LE CONFERME E LA MISSIONE ITALIANA

Ad occuparsi di ottenere le dovute conferme è la Farnesina in collaborazione con i servizi segreti esteri italiani, l’Aise. Un articolo ben informato firmato da Marco Galluzzo per il Corriere della Sera riporta che saranno proprio tre team dei servizi segreti, composti da 12 persone ognuno e già operativi in Libia, a coordinare le imminenti operazioni italiane in Libia, dove starebbe per essere inviato un contingente del 9° Reggimento paracadutisti incursori “Col Moschin”. Questi affiancherebbero le unità analoghe di altri paesi occidentali (Francia, Inghilterra e Stati Uniti) in missioni specifiche presumibilmente atte al recupero di informazioni per un’eventuale missione di più ampio spettro e all’azione specifica contro elementi di alto interesse dello Stato islamico. Secondo il Corsera a dare copertura giuridica e impunità operativa ai cinquanta elementi delle forze speciali italiane avrebbe provveduto un decreto erogato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri il 10 febbraio e subito secretato, stilato nell’ottica della possibilità di porre sotto la giurisdizione dei servizi gruppi di operatori di unità speciali da usare in specifiche missioni. Questo mette le truppe sotto il diretto controllo della presidenza del Consiglio, che è l’autorità finale sui servizi stessi.

GLI SCONTRI DI SABRATHA

A Sabrata l’IS ha mantenuto per lungo tempo un profilo basso coprendosi dietro a gruppi locali precedentemente legati ad Ansar al Sharia. Ma la cittadina dell’ovest libico è diventata teatro di un’offensiva del Califfato da diversi giorni, dopo che il 19 febbraio un raid aereo americano aveva ucciso circa 40 militanti nell’area – anche in quell’occasione rimasero uccisi due civili ostaggio dello Stato islamico, due cittadini serbi, impiegati del consolato. Le forze libiche tripolitane, dopo che per mesi avevano negato la presenza dello Stato islamico a Sabrata, proprio ieri avevano contrattaccato compiendo diversi blitz in edifici in cui si nascondevano gli uomini di Abu Bakr al Baghdadi. Nei giorni precedenti altre operazioni avevano portato all’arresto di vari elementi della catena di comando della cellula locale dell’IS.

 

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