Meglio il nuovo incerto (Roberto Giachetti) che l’usato sicuro (Roberto Morassut). È questo il responso delle primarie di centrosinistra tenute ieri, domenica 6 marzo, a Roma.
Meglio, dunque, un renziano doc dai sentimenti un po’ grillini sulla casta e dalla militanza radicale che un ex assessore della giunta Veltroni appoggiato di fatto da tutta la sinistra Pd.
Il succo politico della consultazione fra eletti e militanti di centrosinistra è tutto qui. Polemiche e polemichette sul numero dei partecipanti alle primarie (meno 50 per cento circa rispetto a quelle 2013 vinte da Ignazio Marino) sono superflue. Che cosa si poteva aspettare dopo tutte le disavventure pure giudiziarie che hanno funestato la vita del Pd romano e della giunta Marino? Davvero si pensava che iscritti e militanti del Pd affollassero i gazebo dopo che il vincente delle precedenti primarie è stato rottamato dai vertici del Pd e da Palazzo Chigi?
Di certo ora, con Giachetti, il Pd ha qualche possibilità in più di tracollare meno alle comunali. In attesa che si chiarisca il confuso quadro del centrodestra, e la reale solidità della candidatura di Alfio Marchini, il candidato che veleggia dei sondaggi è Virginia Raggi del Movimento 5 stelle. Raggi si può fregiare pure delle ironie dei vertici del Pd suii pochi click che le hanno consentito di vincere le cosiddette comunarie, ossia la consultazione on line dei grillini con cui è stato selezionato il candidato sindaco di M5s.
Ironie che arrivano da quegli stessi esponenti del vertice Pd nazionale e di Roma che, per giustificare la bassa partecipazione alle primarie di ieri, hanno detto: “L’ultima volta c’era il Pd delle truppe cammellate e le file dei rom. I dati veri di un partito sono questi”. Quindi le primarie precedenti – si può arguire – erano state “inquinate”. Insomma, il risultato era stato fasullo. La prossima volta il Pd preferirà comunarie democratiche?