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Perché Virginia Raggi a Roma può pescare nella base di centrodestra

Di Paolo Becchi e Cesare Sacchetti

L’ultima puntata della telenovela del centrodestra sul sindaco a Roma si arricchisce di un nuovo capitolo. Giorgia Meloni dopo aver più volte nicchiato sull’ipotesi di una sua candidatura, questa volta sembra decisa a fare il grande passo.

La coalizione del centrodestra non esiste più probabilmente dal momento in cui Matteo Salvini, a pochi giorni dall’intesa raggiunta sul nome di Guido Bertolaso, ha iniziato a smarcarsi progressivamente dall’appoggio all’”uomo del fare”. La prima gaffe comunicativa di Guido Bertolaso sulla penalizzazione dell’etnia rom e sulla critica ai modi salviniani su questa questione, ha aperto le prime crepe nel muro del centrodestra. Ieri, Bertolaso all’ipotesi di una candidatura di Giorgia Meloni l’ha invitata a starsene a casa per fare la mamma e accudire il futuro nascituro. Chapeau, e tanti saluti all’elettorato femminista.

Povero Bertolaso, non sembra azzeccarne una, peraltro a sua scusante va pur detto che la stessa Meloni pochi giorni prima  aveva dichiarato di non potersi candidare a causa della gravidanza. Come che sia, uomo del fare, ma non certo del parlare. A questo punto della partita, le probabilità che il centrodestra si presenti in ordine sparso sono sempre più alte, dal momento che Silvio Berlusconi non ha intenzione di fare retromarcia sul suo candidato, né Bertolaso stesso sembra pensare all’ipotesi di un ritiro. C’è un braccio di ferro tra Berlusconi e Salvini e nessuno dei due intende cedere. Solo un passo indietro di Bertolaso potrebbe ricompattare il centrodestra. Non era stato proprio lui a dire che la sua candidatura era legata all’unità della coalizione sul suo nome?

Quella del centrodestra è la cronaca di un declino e di una manifesta inadeguatezza dei suoi leader ad organizzare una qualsivoglia strategia politica. La prima idea di Berlusconi di dare sostegno ad Alfio Marchini sembrava quella giusta. I sondaggi, ancora oggi, nell’ipotesi di un ballottaggio danno in vantaggio Marchini contro Virginia Raggi. Sul perché non si sia arrivati al nome di Marchini, la storia è nota e nasce dal veto di Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia ha sempre opposto una strenua resistenza su questo nome, minacciando persino di correre da sola. Di fronte all’opzione di scendere in campo lei stessa, la Meloni si era sempre smarcata.

Dopo la proposta improbabile di candidare Rita Dalla Chiesa, alla fine si era decisa ad accettare il nome dell’ex Capo della Protezione Civile, e per ribadire il suo completo sostegno a Bertolaso ha pensato bene di immortalare questa sua posizione con un selfie che li ritrae entrambi sorridenti e felici,  pubblicato su Twitter. Ora, l’uomo del fare non va più bene, e la Meloni sembra decisa a scendere in campo. Caos completo, e coalizione in frantumi. Sembra che la destra  sia ormai da tempo in stato confusionale, persa la capacità di fare politica,  incapace di leggere i cambiamenti di questi ultimi anni, e di concepire un’offerta politica nuova in grado di interpretare le richieste di un elettorato deluso che alla fine non farà altro che incrementare l’astensionismo.

Proprio il M5S si candida ad essere un rifugio per quella parte di opinione pubblica smarrita che non sa più a che santo votarsi per cambiare le cose. Troppo facile prevedere una sua vittoria a Roma in queste condizioni, anche perché dalle parti del PD non se la passano meglio. La vecchia classe dirigente capitanata da Bersani e da D’Alema ha mandato giù molte umiliazioni, per permettere a Renzi di conquistare la poltrona di premier ed e difficile pensare che appoggerà Roberto Giachetti.

Dunque il destino sarà a cinque stelle? Molto probabile, e non solo perché la stampa estera, quella finanziaria in particolare, ha espresso il suo gradimento per i pentastellati, ma soprattutto perché c’è un vuoto politico, una vera e propria voragine che sarà riempita dall’unico soggetto attualmente  in grado di approfittare di questa situazione: il M5s. Fino a questo momento le esperienze a livello amministrativo del Movimento sono state disastrose, un perfetto esempio di incompetenza e di pressappochismo politico. E in questo caso, si parla di piccoli comuni.

Roma è ben altra cosa e Casaleggio lo ha capito perfettamente, per questo sarà lui con il suo staff a guidare da Milano la Capitale e se il risultato sarà buono potrà aspirare a governare il Paese intero.

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