Uno degli aspetti più significativi del pontificato di Francesco è la comunicazione, ambito questo davvero rivoluzionato. Non è questione di mero approccio (la personalità del Papa conta, certo) ma anche di profonda riforma dei mezzi con cui la comunicazione viene espressa e veicolata. Uno degli uomini “forti” di questo processo in itinere è monsignor Dario Edoardo Viganò, dalla scorsa estate prefetto della Segreteria per la comunicazione, l’organismo chiamato a porre sotto un unico tetto l’ex Pontificio consiglio delle comunicazioni, la Sala stampa, il servizio internet della Santa Sede, l’account twitter, la Libreria Editrice Vaticana, la tipografia e l’Osservatore Romano. Senza dimenticare la Radio Vaticana.
(CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI MONSIGNOR VIGANÒ. FOTO DI PIZZI)
ACCORPAMENTI E SNELLIMENTI
Viganò – che ieri a Roma presso la Casa del Cinema di Villa Borghese, ha presentato il suo ultimo libro “Fedeltà è cambiamento. La svolta di Francesco raccontata da vicino” (Rai Eri) – qualche giorno fa al Corriere della Sera ha sottolineato gli aspetti cruciali e comunque più significativi della “svolta”: alla continuità di insegnamento con i predecessori, dice il prefetto, “fa da controcanto il suo stile comunicativo. Il Papa affida alla scrittura messaggi fondamentali, ma quando si trova davanti a un gruppo di persone spesso non ama leggere i testi che ha preparato. Quasi sempre lo abbiamo visto mettere da parte i fogli e parlare a braccio”. In riferimento alla riforma dei media, Viganò ha chiarito che “il modello che nasce è ‘top-down’, il che significa cercare di aprire le finestre del nostro sistema comunicativo e di capire chi sono i nostri interlocutori, dove vivono, come fruiscono i media oggi. Non è possibile vivere di immaginazione o di presunti interlocutori: il fatto che il sistema comunicativo dei media vaticani abbia una specificità apostolica, infatti, non autorizza sprechi di denaro”.
(AGNES, DI BELLA, SORGI ALLA CASA DEL CINEMA PER MONSIGNOR VIGANÒ. FOTO DI PIZZI)
LA TEMPISTICA DELLA RIFORMA
Ieri sera, nell’ambito dell’evento organizzato dalla Fondazione Biagio Agnes, mons. Viganò ha delineato anche una sorta di tempistica relativa ai passi della riforma: “Già dal prossimo anno si avrà l’accorpamento della Libreria Editrice Vaticana, la tipografia e l’Osservatore Romano. Andremo a sviluppare il settimanale e il portale, ma il cartaceo non smetterà di esistere”. Novità anche per quanto attiene a Radio Vaticana, dove “sarà centrale il suo ripensamento con notiziari in lingua. Bisogna ripensare a un modello di radio più di flusso. Tutto questo non lo faremo da soli, ma ci faremo aiutare dall’esterno”. Quanto alla prospettiva di tagli – nelle settimane scorse erano stati esclusi licenziamenti – il prefetto spiega che “l’idea non è di tagliare ma di passare dai costi agli investimenti”. Andando più nel dettaglio, nell’intervista al Corriere della Sera aveva osservato che “viene mantenuto il grande valore del multilinguismo e del multiculturalismo proprio di quella che era la radio e che oggi di fatto è un insieme di portali. Il multilinguismo è proprio del Vaticano”, visto che già oggi “l’Osservatore Romano e il sito vatican.va escono in otto lingue”.
(MONSIGNOR VIGANÒ PRESENTA IL SUO LIBRO ALLA CASA DEL CINEMA. FOTO DI PIZZI)
“NON E’ UN RESTYLING”
Quel che è importante rimarcare, è che “non è un restyling. La piattaforma digitale richiede di ripensare tutto: cerchiamo di capire chi sono i nostri interlocutori e avviare tutto un processo che farà confluire in un unico grande portale video e audio”, ha aggiunto Viganò. Quanto al pericolo che alla fine, a forza di accorpamenti, venga impoverita l’offerta informativa, il prefetto è chiaro: “Si comprende la nostalgia, ma basta guardare al sistema comunicativo europeo e internazionale. Radio come la Bbc o la Deutsche Welle, conosciute per la loro forza internazionale e multilinguistica, si muovono oggi in diffusione satellitare o piattaforma internet. l’idea che accorpamento sia necessariamente sinonimo di impoverimento tradisce la resistenza al cambiamento che in tutte le aziende fisiologicamente si presenta dinanzi a modelli nuovi”.