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Lo Stato islamico uccide un Marine in Iraq e si scopre un altro pezzo di strategia americana

Sabato due colpi di mortaio sono caduti nei pressi di una base americana del nord dell’Iraq e hanno ucciso un Marines, ferendone diversi altri (non sono noti numero e condizioni). È un fatto importante non solo perché segna il secondo KIA americano nella lotta all’Isis, ma perché svela un altro pezzo di strategia americane, e forse apre il sipario su qualcosa che per ora doveva rimanere segreto.

Il militare, Louis F. Cardin, di Temecula, in California, faceva parte della 26th Marines Expeditionary Unit (26MEU), una task force da combattimento anfibio assegnata all’area della Quinta Flotta (che per la Marina americana si occupa del Persico).

FUOCO DIRETTO

Inizialmente si era parlato di “fuoco indiretto”, ma appare chiaro che quello avvenuto a Makhmour è stato un attacco condotto dai baghdadisti direttamente contro gli americani. I due razzi sarebbero stati lanciati da una quindicina di chilometri di distanza secondo le ricostruzioni disponibili: uno è andato fuori mira, l’altro è caduto dentro alla base mietendo vittime.

LA FIREBASE

Le fonti dei media statunitensi parlano di “Firebase”, termine che nel linguaggio militare indica un accampamento temporaneo disposto in aree calde per permettere il supporto di artiglieria alle truppe sul campo. Cardin è morto alle 9:30 del mattino (ora locale), e si scopre che si trovava all’interno della prima di queste strutture americane (famose ai tempi del Vietnam) predisposta in Iraq per dare sostegno all’esercito e ai peshmerga curdi.

COLPO POLITICO

Due giorni dopo l’uccisione, alcuni commenti usciti dal Pentagono hanno praticamente annunciato il dispiegamento di soldati della 26MEU sul suolo iracheno, solo che i militari erano già sul posto operativi in segreto, ma sono stati osservati dagli uomini del Califfato che li hanno attaccati, creando un caso politico. Il giorno precedente al tredicesimo anniversario dell’invasione americana dell’Iraq (20 marzo 2003), in piena campagna elettorale per le presidenziali, è arrivato il secondo morto statunitense sul suolo iracheno, dopo che il sergente della Delta Force Joshua L. Wheeler era rimasto ucciso ad ottobre durante il blitz di terra diretto contro l’emiro del Petrolio dell’Isis.

SILENZIO E SPIN

La Casa Bianca non ha dichiarato il posizionamento dell’unità dei Marines perché avrebbe segnato un ulteriore passaggio verso l’uso di boots on the ground? È noto che il “no” agli stivali a terra è uno dei mantra del presidente Barack Obama e uno dei paletti chiari dell’impegno contro lo Stato islamico, ma un funzionario della Difesa ha riferito alla corrispondente dal Pentagono della CNN che in realtà l’annuncio era previsto per questa settimana. Solo che i soldati del Califfato sono arrivati prima.

PRENDERE MOSUL

La “Firebase Bell” di Makhmour, così la chiamano le fonti americane di cui scrive Barbara Starr sulla CNN, farà da retrovia per le operazioni che l’esercito iracheno e curdo condurranno verso Mosul, la roccaforte irachena di Abu Bakr al Baghdadi, da cui dista un centinaio di chilometri. Nella base si trova il Niniveh Operations Center, dove gli advisor militari americani stanno allenando cinquemila soldati iracheni per lanciarli a nord contro Mosul.

I RINFORZI

È probabile che altri uomini della 26MEU arrivino sul posto, visto che la Firebase Bell è diventata un obiettivo appetibile per i baghdadisti, facile da colpire mentre i miliziani sono nascosti a distanza. I rinforzi della 26MEU si trovano attualmente nel Golfo a bordo di tre unità navali, la USS Kearsarge, la nave da trasporto anfibia USS Arlington e la nave da sbarco USS Oak Hill.

I (BRUTTI) RICORDI

A fine febbraio, parlando dalla base della 101th Divisione aviotrasportata in Kentucky, il segretario alla Difesa americano Ash Carter aveva annunciato anche il dispiegamento di 200 elementi delle “Screaming Eagles” nel nord dell’Iraq: l’unità che sotto il comando del generale David Petraeus prese Mosul ai tempi della guerra d’Iraq. Più si avvicina la campagna per Mosul più la vicenda si infittisce di richiami a quei giorni che Obama voleva cancellare anche come spin politico, e che invece tornano a galla per memorie, moniti, ed esperienze.


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